Tutti prosciolti Il caso plusvalenze era una boiata pazzesca (e lo si sapeva)

Attendevano la sentenza 59 dirigenti, tra cui il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, e il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis accusati dalla procura federale. Il Tribunale della Federcalcio ha stabilito che sono tutti innocenti. Per le motivazioni bisognerà attendere

Il caso plusvalenze si è vaporizzato alla prova dei fatti, almeno in primo grado: le accuse non stavano in piedi. Tutti prosciolti. Il giudice non ha stabilito un singolo giorno di squalifica ai dirigenti, nemmeno un euro di multa alle società.

Il procuratore federale Giuseppe Chinè aveva chiesto 12 mesi di inibizione per il presidente della Juventus Andrea Agnelli e 11 mesi e 5 giorni per il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis. Erano coinvolti in tutti 59 dirigenti 11 club. Nessuno è stato sanzionato.

Per le motivazioni bisognerà attendere, ma è evidente che quanto ha stabilito il Tribunale demolisca l’impianto accusatorio, basato su una presunta “valutazione corretta” dei giocatori – quindi dei loro cartellini. Si parlava di valori gonfiati e di plusvalenze fittizie. Ma si tratta di un sistema di valutazione aleatorio, inventato dalla procura stessa.

Tuttavia, per ora quel che sappiamo con certezza – ma lo si sapeva anche prima – è che le tesi della Procura Figc sono state respinte e spazzate via perché non convincono i metodi adottati dagli inquirenti per individuare parametri economici, e perché non è stato possibile identificare i prezzi esatti dei giocatori.

Dopotutto era scontato che questa storia finisse così. Non esiste un listino prezzi dei calciatori, esistono delle valutazioni, che però sono sempre, inevitabilmente, soggettive. Forse anche manipolabili, ma come lo si può dimostrare?

La Procura aveva definito queste operazioni «salva bilanci», cioè trasferimenti a cifre volutamente gonfiate in grado di generare ricavi fittizi così da camuffare le perdite: sarebbero stati 39 milioni anziché 171 milioni nel 2019, 89 milioni anziché 209 milioni nel 2000, 209 milioni anziché 240 milioni nel 2021. Almeno secondo l’accusa. Solo che le plusvalenze, di per sé, non sono illecite. Le plusvalenze sono il guadagno che una società trae dalla cessione di un giocatore a un’altra società. Somme che per tutti i club sono tra le principali fonti di entrate. Inevitabilmente le plusvalenze sono, come per definizione, delle operazioni che un club fa per il proprio bilancio. Ma non per questo rappresentano un illecito.

Lo scorso autunno, quando si iniziò a parlare con insistenza dell’indagine della Procura, Leandro Cantamessa, legale del Milan quando il club rossonero finì sotto indagine per un caso di plusvalenze false nel 2008, aveva ricordato che «la plusvalenza di per sé è un concetto benefico per una società di calcio. Devi combatterlo quando diventa un fenomeno tossico. Ma il problema è sempre lo stesso: è molto difficile provare che le parti abbiano scientemente voluto concludere un affare fittizio. Non dimentichiamo che la storia del calcio è disseminata, in un senso o nell’altro, di errori incredibili di mercato: campioni comprati a poco o flop stravalutati».

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