Il vaccino contro l’influenza è prodotto per lo più con un metodo molto arcaico: facendo replicare il virus in uova embrionate dalle quali viene poi raccolto, inattivato e somministrato come vaccino.
Ora disponiamo anche di altri sistemi per produrlo, ma la sostanza non cambia: ci vuole tempo. Il vaccino contro l’influenza è necessario in ottobre (in modo che i vaccinati siano protetti a dicembre-gennaio), ma come si fa a sapere quale virus circolerà nei mesi a venire? Semplice: si tira a indovinare. Però, come disse il premio Nobel per la fisica Niels Bohr, fare previsioni è molto difficile, soprattutto sul futuro. E infatti gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che a febbraio scelgono i virus (tipicamente quattro ceppi) da inserire nel vaccino da somministrare a ottobre a volte indovinano, altre no. Quando si indovina, l’efficacia è intorno al 50-60%, ma quando si sbaglia è un disastro. Per esempio, nella stagione influenzale 2004-05 l’efficacia è stata solo del 10%, e nel 2014 del 19%. Insomma un grosso problema, considerato che a questa variabile efficacia si somma il fatto che il vaccino funziona particolarmente male negli anziani, che sono quelli che più hanno bisogno – essendo più vulnerabili – di una solida protezione.
Ovviamente, la messa a punto di un vaccino a mRNA potrebbe cambiare in maniera radicale le carte in tavola: come abbiamo visto, per disegnare e produrre questo tipo di vaccino non ci vogliono mesi, ma settimane, per cui le previsioni potrebbero essere molto più accurate. Oltre a questo, nel caso di COVID-19, la protezione è stata ottima anche nelle persone anziane. Insomma, c’è da sperare che ben presto si possa somministrare a ottobre (magari insieme a quello contro COVID-19, che potrebbe avere una stagionalità non troppo differente da quella dell’influenza) un nuovo vaccino estremamente più efficace, che è in via di sperimentazione proprio mentre questo libro va in stampa.
Il vaccino contro l’influenza non è un granché, ma almeno esiste: per molte malattie infettive il vaccino proprio non c’è, e questo è un guaio.
Lasciando da parte l’HIV, il virus che causa l’AIDS e che sicuramente conoscete (a fine gennaio 2022 è iniziata la fase 1 di un vaccino a mRNA contro l’HIV), ci sono tanti virus che sono un problema notevole dal punto di vista medico e contro i quali non esiste vaccinazione.
Il virus respiratorio sinciziale (RSV), del quale abbiamo già parlato, è un terribile killer dei bambini (è, a livello globale, la seconda causa di mortalità dopo la malaria per i bambini sotto l’anno di età). Oltre a spedirne, in tutto il mondo, 3.400.000 all’anno in ospedale, riempiendo i reparti di pediatria, costituisce un pericolo gravissimo per i neonati che hanno problemi congeniti, perché in questi piccoli pazienti le conseguenze dell’infezione da RSV possono essere gravissime. Come si è detto, negli anni Sessanta è stato messo a punto un vaccino con risultati catastrofici: i vaccinati si ammalavano in maniera più grave rispetto ai non vaccinati. La speranza che un vaccino a mRNA possa essere in grado di fornire una protezione efficace a questi piccoli particolarmente vulnerabili è concreta e, anche in questo caso, sperimentazioni sono in corso.
Altri virus insidiosi sono quelli erpetici. Prendono il nome dal verbo greco hérpein, che significa «strisciare». Infatti la loro caratteristica è quella di infettare il paziente e rimanere per tutta la vita latenti nel suo organismo. Di tanto in tanto si risvegliano, senza che il paziente se ne accorga, e lo rendono infettivo. Avete capito bene: ognuno di noi, in questo momento e in perfetta salute, potrebbe essere un veicolo di contagio per uno di quei virus.
In questa famiglia, per esempio, annoveriamo il citomegalovirus, che non è particolarmente pericoloso per la maggior parte delle persone, ma può avere conseguenze gravissime se colpisce una donna gravida o un paziente immunodepresso. Nel primo caso l’infezione può danneggiare anche in maniera molto seria il feto: se la potenziale sorgente del contagio è ogni persona in buona salute che la donna incinta può incontrare, diventa molto difficile difendersi da un’infezione. Nel caso dell’immunodepresso la conseguenza può essere ancora peggiore e, non di rado, il quadro clinico causato dall’infezione costituisce un problema gravissimo per questi pazienti. Insomma, il citomegalovirus ci piacerebbe molto togliercelo dai piedi: peccato che tutti i tentativi di produrre un vaccino siano miseramente naufragati. Ma anche in questo caso si stanno sperimentando vaccini a mRNA, per cui incrociamo le dita.
La stessa cosa vale per il virus di Epstein-Barr, che è la causa della mononucleosi infettiva. Il paziente si infetta (tipicamente da ragazzo, è la «malattia del bacio» perché si trasmette molto bene con la saliva), guarisce ma il virus rimane latente all’interno dell’organismo. Poi – senza che il paziente se ne accorga – si risveglia e rende il soggetto nel quale il virus si è riattivato in grado di infettare. Questo virus è stato finora considerato tutto sommato poco pericoloso, ma recentissimi studi sembrano indicare con dati decisamente solidi che l’infezione da virus di Epstein-Barr è una condizione non sufficiente, ma necessaria, per l’insorgenza di una malattia gravissima e molto invalidante, la sclerosi multipla. Sembrerebbe una relazione simile a quella tra il papillomavirus e il cancro del collo dell’utero (e più raramente di altri organi): non tutti quelli che si infettano con il papilloma sviluppano il cancro (per fortuna), ma quelli che non si infettano non lo sviluppano mai.
Se confermata, la scoperta che riguarda la sclerosi multipla è importantissima. Considerando, però, che questo virus infetta più del 50% dei bambini entro gli 8 anni (e la percentuale sale a più dell’80% entro i 19 anni e supera il 90% negli adulti), e che si riattiva e rende contagiosi individui asintomatici, conoscerne soltanto la potenziale pericolosità di per sé non ci aiuterebbe: sarebbe praticamente impossibile difendersi dall’infezione, a meno di trasferirsi sulla Luna.
Naturalmente il discorso sarebbe ben diverso se ci fosse un vaccino efficace, ma questo vaccino al momento non c’è. Però – anche in questo caso – sono in corso di sperimentazione vaccini a mRNA contro il virus di Epstein-Barr, e se funzionassero potrebbero far fare alla sclerosi multipla la fine che hanno fatto i tumori del collo dell’utero nei Paesi dove la vaccinazione contro il virus del papilloma è stata particolarmente estesa (non in Italia, purtroppo): questo tipo di cancro sta
letteralmente scomparendo. Con un vaccino potrebbe scomparire anche la sclerosi multipla.
L’elenco di virus (e di batteri) contro i quali non abbiamo un vaccino potrebbe continuare per centinaia di pagine, ma penso che già questi esempi siano sufficienti a farvi capire quale rivoluzione può essere quella dei vaccini a mRNA
da “La formidabile impresa. La medicina dopo la rivoluzione mRNA”, di Roberto Burioni, Rizzoli, 2022, pagine 208, euro 17,50