Il piano di pace italiano in quattro tappe presentato all’Onu prova a smuovere le acque della trattativa tra Russia e Ucraina, mentre tra Mosca e Washington si intensificano i contatti tra i vertici militari – scrive Repubblica. «Per il momento, purtroppo, non conosciamo i dettagli del piano di pace italiano, non abbiamo ricevuto informazioni attraverso canali diplomatici, lo abbiamo appreso dai media, in ogni caso gli onesti mediatori sono sempre benvenuti», ha detto Dmitrij Peskov, portavoce di Vladimir Putin.
Nelle stesse ore, i capi di stato maggiore di Russia e Stati Uniti, il generale Valerij Gerasimov e il suo omologo americano Mark Milley, si sono sentiti al telefono. È la prima volta dall’inizio della guerra. I due capi militari «hanno discusso diverse questioni di sicurezza che destano preoccupazione e hanno concordato di mantenere aperte le linee di comunicazione», fa sapere il Pentagono.
La conversazione segue di cinque giorni quella tra i ministri della Difesa delle due superpotenze nucleari, Sergej Shoigu e Lloyd Austin. «Spero che ci avvicineremo di un passo a una soluzione diplomatica in Ucraina», ha commentato il generale Tod Daniel Wolters, comandante supremo delle forze della Nato in Europa.
Un piccolo passo, in attesa del grande balzo dei leader russo e americano. «Siamo pronti a riprendere i colloqui con l’Ucraina, quando anche Kiev si dichiarerà pronta», dice il viceministro degli Esteri russo Andrej Rudenko. «Non siamo stati noi ad abbandonare il negoziato. Non appena loro saranno pronti a parlare, torneremo a discutere». Tre giorni fa Mosca ha accusato l’Ucraina di avere «abbandonato» la trattativa e di fare «di tutto affinché non riprenda». La Russia accusa gli ucraini di intransigenza, sostenendo che a fine marzo un accordo era vicino dopo gli incontri avvenuti in Turchia fra le due parti e che poi Kiev ha fatto marcia indietro.
Sulla sincerità dell’impegno russo nel negoziato ci sono stati molti dubbi. Adesso però ci sono tre fattori che potrebbero offrire nuove opportunità.
Il primo è lo stallo nel conflitto: l’Ucraina non perde, la Russia non vince. Il secondo elemento è l’avvio di un pur incerto negoziato per il rilascio degli uomini del battaglione Azov che si sono arresi a Mariupol: sebbene inizialmente il Parlamento russo abbia minacciato di processarli o condannarli a morte (e i soldati siano rinchiusi in un campo penale), la stampa di Mosca commenta che la loro sorte dovrà diventare parte di una più ampia trattativa. E il terzo fattore è economico: le Nazioni Unite esortano la Russia a riaprire i porti ucraini sul mar Nero bloccati dalla sua flotta per scongiurare una crisi alimentare mondiale, il ministero degli Esteri russo replica che «i porti verranno riaperti se viene considerata la questione delle sanzioni imposte a Mosca, che interferiscono con il libero commercio», riporta l’agenzia Interfax .
Sulla carta sono circostanze propizie per il piano di pace illustrato da Di Maio: cessate il fuoco immediato, rinuncia dell’Ucraina alla Nato ma inizio del processo per entrare nell’Unione europea, un tavolo per discutere lo status futuro dei territori contesi di Donbass e Crimea, negoziato onnicomprensivo sulla sicurezza europea. Senza interrompere nel frattempo gli aiuti occidentali a Kiev e tenendo presente quello che il premier Mario Draghi ha già sottolineato più volte: nessuna imposizione all’Ucraina.
Intanto, Mario Draghi prepara il suo viaggio in Turchia: il 5 luglio volerà ad Ankara da Erdogan. Ben sapendo che proprio la Turchia è decisiva nel risiko energetico ed è tra i principali sostenitori di una road map per uscire fuori dalla crisi.