Scrive il quotidiano Domani che il 1 marzo Matteo Salvini ha incontrato in gran segreto l’ambasciatore russo in Italia, Sergej Razov, insieme ad Antonio Capuano, ex parlamentare di Forza Italia diventato ora superconsulente per gli affari esteri del leader leghista.
Ma non sarebbe stato l’unico incontro prima dell’annuncio del suo fantomatico viaggio di pace a Mosca. Da Palazzo Chigi fanno sapere di non essere a conoscenza di alcun incontro riservato tra Salvini e l’ambasciatore Razov e che se «fosse vera la notizia, sarebbe gravissimo». E la portavoce dell’ambasciata russa Valentina Sokolova conferma l’incontro tra Salvini e Razov, senza rivelare il contenuto della conversazione.
Resta il fatto che le interviste che Antonio Capuano ha rilasciato ai giornali italiani hanno destato sconcerto nel governo, ma anche dentro al Vaticano tirato in ballo dalle parole del superconsulente.
Tant’è che, come riporta il Corriere, il Comitato per la sicurezza della Repubblica (Copasir) sta valutando l’apertura di un dossier che avrebbe al centro la figura di Antonio Capuano. E così le dichiarazioni dell’avvocato ed ex deputato di Forza Italia potrebbero finire sul tavolo di Franco Gabrielli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi segreti.
Elio Vito, che del Copasir fa parte, ha presentato un’interrogazione a Draghi e a Di Maio per sapere se fossero informati degli incontri di Salvini e Capuano con ambasciate straniere, che per il deputato di Forza Italia «possono compromettere la nostra sicurezza nazionale». Il Copasir, che nel 2019 si era occupato del caso Moscopoli, non acquisirà documenti e informazioni sul segretario della Lega, non avendo titolo per valutare l’attività politica di un parlamentare che non abbia violato un segreto di Stato o messo a rischio la sicurezza del Paese. Ma Capuano parlamentare non lo è più ed è su di lui che potrebbero accendersi le luci del Copasir.
Dal Pd Enrico Borghi e Lia Quartapelle chiedono a Salvini di chiarire a Draghi le ragioni di una «iniziativa ambigua e sbagliata sotto il profilo diplomatico, istituzionale e politico». I Radicali italiani vogliono invece che sia il premier a convocare con urgenza Salvini perché la sua iniziativa «rappresenta la prova che l’Italia è il ventre molle della Ue, in cui gli uomini di Putin possono trovare complicità, connivenze, alleanze».
Se c’è irritazione al Vaticano, a Palazzo Chigi c’è sconcerto. Il premier, come ha detto Giorgetti, ne ha «le scatole piene» di cercare la sintesi tra i partiti. Per quanto l’iniziativa di Salvini possa essere ritenuta grave e inopportuna, Draghi non lo ha ancora convocato per un chiarimento. «Con la guerra che infuria e i soldi del Pnrr da prendere, la priorità del premier è tenere in piedi il governo e saldo un Paese fragile come l’Italia», spiega un ministro di cui il Corriere non rivela il nome. «E la Lega, quando si è votato sulla politica estera, ha mostrato totale adesione alla linea del premier».
Adesso quel che più conta per Draghi, impegnato in una difficile mediazione tra Mosca e Kiev, è che il governo non finisca azzoppato. Anche perché il 21 giugno, prima del Consiglio Ue del 23 e in vista del G7 e del vertice Nato, la risoluzione parlamentare sarà una conta ad alto rischio. Il Movimento Cinque Stelle di Conte non vuole più inviare armi all’Ucraina e cerca la sponda della Lega.