Evidentemente svedesi e finlandesi non leggono la stampa italiana, non guardano la tv italiana, non ascoltano le complesse analisi di filosofi, storici, sociologi, politologi e geopolitologi italiani. Evidentemente le loro opinioni pubbliche, storicamente pacifiste e neutraliste, negli ultimi tempi sono state sottoposte a una dieta informativa molto diversa dalla nostra, se a larghissima maggioranza adesso, tutto d’un tratto, invocano l’adesione dei loro paesi alla Nato.
L’annuncio ha indignato la filosofa Donatella Di Cesare, che in un tweet ha parlato ieri di «annessione alla Nato», forse confondendosi con la Crimea annessa dalla Russia, o magari solo per mantenersi competitiva, come personaggio televisivo, rispetto alla concorrenza di Alessandro Orsini. Ma per quanto possa essere sgradevole dirlo, si deve riconoscere che buona volontà, impegno e determinazione non possono eguagliare il dono innato, il talento puro, la superiore naturalezza con cui già il 29 aprile il biondo Maradona dei nostri talk show scoccava un insuperabile: «Ogni volta che sento che un paese vuole entrare nella Nato, soprattutto se vicino ai confini con la Russia, io piango».
Evidentemente svedesi e finlandesi non conoscono o non capiscono le preoccupazioni della filosofa Di Cesare («Prima delle paure di svedesi e finlandesi c’è l’esigenza di una coabitazione dei popoli europei», li aveva ammoniti) e non si curano nemmeno di far piangere Orsini.
Evidentemente non hanno seguito le complesse argomentazioni con cui da mesi agli italiani viene spiegato, a ogni ora del giorno e della notte, come e perché quella in corso sia una guerra per procura, e come sia stata la Nato a provocarla, e proprio per il fatto di avere semplicemente lasciato che si parlasse di un suo eventuale allargamento fino ai confini russi, con l’adesione dell’Ucraina.
Altrimenti certo oggi un paese come la Finlandia, che confina con la Russia e che dalla Russia è stato già invaso in passato, mai e poi mai penserebbe di chiedere, proprio ora, l’adesione all’alleanza atlantica, andandosi a cacciare in un simile pericolo. Evidentemente finlandesi e svedesi non hanno capito che è Joe Biden il bellicista, che se non fosse per gli Stati Uniti e la Nato la guerra sarebbe finita da un pezzo, che il problema non è mica Vladimir Putin, il quale al contrario ultimamente «fa il moderato» (giuro che un giornale italiano lo ha scritto davvero, mentre il moderato in questione continuava a far bombardare, giustiziare e deportare migliaia di civili ucraini). Il problema è il «Partito unico bellicista», rappresentato da chi non vuole lasciare l’Ucraina al suo destino.
Proprio così: l’invasore è il «moderato», chi vuole aiutare la resistenza degli aggrediti è il «bellicista», la guerra è pace e la pace è guerra, il lupo sarà anche stato sopra ma è ovvio che l’agnello ha provocato. È chiaro che svedesi e finlandesi non capiscono niente di geopolitica. È evidente che le loro opinioni pubbliche hanno perso qualunque contatto con la realtà: vedono il pericolo dove non c’è e non lo vedono dove c’è, mettendo a rischio se stessi e noi. Farebbero bene a seguire il dibattito italiano.
O forse – azzardo l’ipotesi – siamo noi italiani che faremmo meglio a seguire qualche minuto del dibattito finlandese?