Abbiamo sbagliato a tradurre una parola, che però è diventata nel tempo un mantra per chiunque. E sbagliando la traduzione, l’abbiamo ammantata di un significato diverso da quello per cui era stata pensata, dando origine a uno dei più grandi fraintendimenti della nostra epoca. Ce l’ha ricordato Carlo Petrini, uno dei maggiori pensatori del cibo del nostro tempo, durante la celebrazione dei 40 anni dell’Associazione Le Soste, una delle più prestigiose d’Italia, che taglia questo traguardo pubblicando una guida che racconta tutti i ristoranti che ne fanno parte.
Proprio durante la presentazione ufficiale, il fondatore di Slow Food ha preso la parola per spiegarci quanto siamo stati avventati a tradurre “Sustainable” con sostenibilità, incorrendo in un errore di lingua, ma soprattutto di significato.
«Hanno ragione i nostri cugini, i francesi, che traducono “sostenibile” con “durable”, ovvero che dura di più, duraturo. Voglio dire che ogni azione che noi compiamo deve essere fatta in maniera per cui il risultato abbia una durata più lunga, quindi avere a cuore l’ambiente è avere a cuore la biodiversità del nostro Paese. Qui entra in gioco il mondo della ristorazione, che ha una missione importante: difendere questo patrimonio, avere un rapporto di relazione con produttori, contadini e pescatori. Si tratta di una cosa che si fa già, ma dovrà essere implementata ulteriormente per superare quell’intermediazione parassitaria che, al momento, è quella che mangia la torta più grande. Tutte le aziende devono sostenere questa biodiversità, perché in questo c’è la vera sostenibilità, nel rapporto con i produttori».
E prosegue Petrini, con una richiesta di leggerezza: «Aggiungo una cosa, è anche il recupero della semplicità e dell’essenza che diventano rilevanti per questa fase di transizione. Sento gente che dice “vi siete divertiti fino adesso e ora bisogna tirar la cinghia”, ma io non ho mai visto cambiare il mondo con il magone. Questo processo di cambiamento deve essere di liberazione, in questo processo la gioia e la felicità possono essere determinanti».
Rivolto ai ristoratori che gremivano la sala, ha concluso riportando al suo significato più autentico il concetto stesso di accoglienza: «Vi ringrazio per il lavoro che fate, siate coscienti di quanto è importante. Nei vostri territori rafforzate questa economia di relazione, non esiste solo l’economia del profitto! I rapporti relazioni sono importanti. L’essenza della ristorazione è il rapporto il relazionale, il suo pilastro».
Le Soste 2022 conta un totale di 102 insegne, con ben 14 nuovi Soci: La Madernassa (Guarene, Cuneo), Il Cantinone (Madesimo, Sondrio), Lido 84 (Gardone Riviera, Brescia), Ristorante Andrea Aprea (Milano), Umberto De Martino (San Paolo d’Argon, Bergamo), 12 Apostoli (Verona), Piastrino (Pennabilli, Rimini), Enoteca Pinchiorri (Firenze), Il Piccolo Principe (Viareggio, Lucca), Aminta (Genazzano, Roma), Le Colline Ciociare (Acuto, Frosinone), Pipero (Roma), Shalai (Linguarossa, Catania) e Signum (Malfa Salina, Messina). Sfogliando le 276 pagine interne de Le Soste 2022 si assapora la descrizione dei ristoranti soci con schede dettagliate e immagini dei piatti e dei protagonisti. Una sintesi di quell’esperienza unica di convivialità che gli ospiti dell’Associazione ricercano e amano dal lontano 1982, anno di fondazione Le Soste. Da allora, nonostante i ritmi impressionanti con cui evolve l’universo della ristorazione di fascia alta, i criteri di selezione meticolosa delle materie prime, padronanza delle tecniche, servizio di sala inappuntabile, offerta di vini nobili e rari e accoglienza premurosa si rinnovano inalterati di anno in anno. Il decalogo cartaceo della ristorazione di eccellenza con la più alta diffusione sul territorio conferma nel 2022 la duplice edizione linguistica, italiana e inglese, a rimarcare l’apprezzamento, in Italia così come all’estero, di un modello di ospitalità ed enogastronomia che intreccia sempre più artigianalità e arte e si fa volano di promozione internazionale del made in Italy.