Scossa di assestamento a viale Mazzini, nessun danno a cose e persone, qualche spostamento di casella e via andare, la vita continua.
La 24 ore di Carlo Fuortes era iniziata col botto ed è finita presto senza fare rumore, la classica turbolenza Rai nella quale tutti sudano freddo e la cosa finisce a tarallucci e vino in attesa della prossima botta sismica. Che prima o poi ci sarà.
Perché se c’è una cosa che si è capita da questa guerricciola tra Fuortes e Mario Orfeo è che gli equilibri di viale Mazzini sono stabili come le sabbie mobili di certi deserti americani.
Orfeo è stato sollevato dalla direzione degli approfondimenti giornalistici perché voleva fermare la stravagante deriva dell’informazione Rai, e in poche ore è atterrato sulla poltrona di direttore del Tg3, dove aveva fatto molto bene.
Dunque come sempre a viale Mazzini bisogna che tutto cambi perché nulla cambi – il Tancredi Falconeri del Gattopardo sarebbe stato un esemplare dirigente della Rai – e la sostanza della piccola storia di questi giorni racconta di un amministratore delegato con mandato napoleonico, come giorni fa ha scritto Salvatore Merlo sul Foglio in una lunga ricostruzione dello stato delle cose – desideroso di riprendere in mano un boccino che secondo alcuni (anche Palazzo Chigi) gli stava sfuggendo di mano.
Ecco dunque la scelta di Fuortes di rimuovere Orfeo dalla direzione degli approfondimenti, una mossa che però ha suscitato l’irritazione del Partito democratico, sempre attento quando si parla di posizioni di potere nell’azienda, e anche di altre parti politiche.
Compiuto lo strappo, ecco che Orfeo torna alla direzione del Tg3 al posto di Simona Sala – e la retorica sulle donne direttrici? – che a sua volta passa al Daytime, comparto potenzialmente assai importante per budget e spazio decisionale, se lo faranno funzionare, mentre per gli Approfondimenti è pronto il sempreverde Antonio Di Bella, da tutti stimato, che dovrà cercare di mettere le mani nel groviglio dei talk show, laddove Orfeo non è riuscito perché sarebbe stato fermato dall’azienda e perché alla Rai nessuno riesce a mettere mano a niente.
Perché nella Babele di Saxa Rubra è proprio la questione dei talk, ormai totalmente alla deriva, che ha suscitato – come chiamarla altrimenti – l’indignazione di Palazzo Chigi, soprattutto per l’overdose putinista che ha annichilito i programmi di informazione, da Cartabianca a Report ad Agorà.
Orfeo ci ha provato, Fuortes ha voluto dare il segnale a Palazzo Chigi che egli è ben assiso sulla tolda di comando e alla fine nessuno si è fatto troppo male, salvo i telespettatori del servizio pubblico. Come dice Corrado Augias alla fine delle sue trasmissioni: alla prossima.