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I prodotti europei a base di carne di maiale diventeranno presto introvabili sul mercato giapponese: ci vorranno anni prima che possano riprendere le importazioni. E intanto i ristoratori giapponesi stanno iniziando a sostituirli con prodotti locali

Il prosciutto crudo, il salame e la pancetta italiani, insieme alle salsicce tedesche e ad altri pregiati prodotti a base di carne di maiale di provenienza europea, sono spariti o stanno sparendo dalle tavole dei consumatori giapponesi a causa dei timori legati alla diffusione della peste suina africana (PSA).

Le restrizioni adottate dal governo giapponese per contenere la malattia infettiva hanno avuto un impatto negativo sul menu di una catena di ristoranti per famiglie leader in Giappone. Ma sono tanti i ristoranti e i rivenditori attivi su tutto il territorio nazionale che si stanno adoperando per trovare sostituti delle prelibatezze in arrivo dall’Europa, ricorrendo dove possibile al mercato interno.

A gennaio, il Ministero dell’Agricoltura giapponese ha vietato l’importazione di carne suina e di prodotti trasformati provenienti dall’Italia, bloccando di fatto l’approvvigionamento del prosciutto crudo italiano e di altri salumi. Di conseguenza, tali beni d’importazione italiana diventeranno presto introvabili sul mercato giapponese.

Da gennaio 2022, riferisce il Ministero della Salute italiano, la malattia è stata confermata in diversi cinghiali in Piemonte, nella provincia di Alessandria, e in Liguria, nelle provincie di Genova e Savona. Il 5 maggio 2022 è stata riscontrata inoltre nel Lazio, in un piccolo cinghiale nella zona nord della città di Roma. Prima, in Italia la malattia aveva colpito solo la Sardegna, dove negli ultimi anni si sta registrando un costante miglioramento della situazione epidemiologica.

Il virus riscontrato nell’Italia continentale è però geneticamente diverso da quello che circola in Sardegna e corrisponde a quello diffuso in Europa da alcuni anni. Il Giappone fino a questo momento non ha registrato casi di PSA e, da quando nel 2018 la malattia è stata rilevata in Cina, ha rafforzato le misure di prevenzione. In base alla legge sul controllo delle malattie infettive degli animali domestici, la carne di maiale non può essere importata da Paesi in cui sono stati riscontrati casi di PSA.

Le esportazioni possono riprendere solo dopo che gli Stati colpiti abbiano ufficialmente dichiarato l’eradicazione della malattia e raggiunto accordi con il Giappone attraverso colloqui specifici necessari a stabilire le condizioni di importazione. L’Ungheria ha impiegato due anni prima di poter riavviare a gennaio dello scorso anno le esportazioni di alcuni prodotti verso l’arcipelago giapponese. Tuttavia, accordi di questo tipo non sono ancora possibili con l’Italia e la Germania.

A subire la decisione del Ministero dell’Agricoltura giapponese sono stati tanti chef di ristoranti italiani, come Kazunori Akita di Yamagata San-Dan-Delo, famoso ristorante situato nell’elegante quartiere Ginza di Tokyo. Dopo il divieto, lo chef Akita ha ricevuto una serie di email da altri cuochi, preoccupati come lui di non riuscire più a utilizzare prosciutto crudo e pancetta nei loro piatti.

Al San-Dan-Delo, gli involtini di verdure fritte avvolte nel prosciutto crudo sono un must del menu, un piatto elaborato dal proprietario e chef del ristorante, Masayuki Okuda, di 52 anni. Il prosciutto crudo è un ingrediente base fondamentale del ristorante, che ne consuma 40 chilogrammi al mese.

Saizeriya, una catena di ristoranti per famiglie di ispirazione italiana, con locali anche in Giappone, è stata costretta a sospendere la vendita di alcuni prodotti di importazione a causa di problemi di approvvigionamento e sta iniziando a sostituirli con prodotti locali.

Ad esempio, un piatto a base di pollo alla griglia con formaggio e salsa al pomodoro, un antipasto venduto al prezzo di 500 yen (o 3,87 dollari statunitensi), non è più disponibile per via della carenza di manodopera in Thailandia, da dove arriva il pollo, ingrediente principale della pietanza.

Allo stesso modo, ad aprile anche un altro antipasto, da 300 yen, con salame milanese, è stato eliminato dal menu di tutti i ristoranti della catena presenti in Giappone a seguito della decisione del governo di Tokyo di sospendere le importazioni di carne di maiale e salumi dall’Italia.

Saizeriya pensa di sospendere anche i piatti con pancetta e Prosciutto di Parma quando le scorte si esauriranno. Un danno non da poco, se si considera che per i salumi italiani, il Giappone è un mercato fiorente. Secondo il Consorzio del Prosciutto di Parma, l’organismo ufficiale preposto alla tutela e alla promozione della Denominazione di Origine “Prosciutto di Parma”, nel 2021 sono stati esportati 164.965 prosciutti (l’equivalente di 1.085.944 kg) verso diversi Paesi asiatici quali: Giappone, Cina, Hong Kong, Singapore, Corea del Sud, Thailandia, Vietnam, Malesia, Emirati Arabi Uniti.

Giappone, Cina, Taiwan, e Vietnam sono attualmente mercati chiusi per questo prodotto di eccellenza. Ma sono proprio i giapponesi i primi acquirenti. Nel 2021 il Giappone è stato il primo importatore di Prosciutto di Parma tra tutti i Paesi asiatici. L’anno scorso, infatti, ne sono stati esportati nell’arcipelago 82.239 (l’equivalente di 535.257 kg).

Se per alcuni beni, come le salsicce tedesche, vietate da settembre 2020 sempre a causa della peste suina africana, i giapponesi sono riusciti a trovare un’alternativa valida importando salsicce austriache, molto simili alle tedesche, per i salumi italiani non sarà lo stesso. Ci sono salumi prodotti in Giappone, ma per differenze dovute al clima e ad altri fattori, sono prodotti diversi da quelli italiani.

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