Floatel imperdibili Con le case galleggianti l’ospitalità scivola sull’acqua

Dai “floating lodges” del Brindos, Lac & Château al superyacht di 120 metri di lunghezza convertito in albergo: qualche spunto per sognare un soggiorno ondeggiante

Agence 14 Septembre

Per “galleggiare” nel futuro serve un po’ di pazienza. Il Floating Hotel iper-ecologico progettato da Hayri Atak Architectural Design Studio aprirà nel 2025 al largo delle coste del Qatar. Ideato con la filosofia “minima energia e zero sprechi”, la struttura da 35.000 mq (con 152 camere, piscine interne ed esterne, sauna, spa, palestra) genererà gran parte dell’energia elettrica necessaria per svolgere le sue funzioni ruotando su se stesso in 24 ore in base alle correnti marine locali. Una serie di turbine eoliche fornirà ulteriore energia pulita, utilizzando le correnti del vento generate dalle differenze di temperatura tra terra e mare. 

Nel frattempo, però, non mancano le alternative accessibili, sempre all’insegna dell’esclusività (perché le disponibilità sono limitate) e del rispetto dell’ambiente. Nel porto di Rijnhaven a Rotterdam, per esempio, è possibile affittare una delle quattro case galleggianti composte con cartone ondulato riciclato, dalla sorprendente capacità di isolamento acustico e termico. Gli spazi interni possono ospitare fino a otto persone e sistemi di illuminazione intelligente evitano gli sprechi. 

Ancora più esclusivo, perché si trova nel mezzo di un lago privato, l’accesso al Brindos, Lac & Château del Comune francese di Anglet – tra l’elegante cittadina di Biarritz e la Costa basca -, dove le cinque stelle dei suoi “floating lodges” si aggiungono all’attrattività di una spa, di una cucina sublime e addirittura di una deliziosa (è il caso di dirlo) cioccolateria. Le camere galleggianti si trovano in mezzo all’Étang de Brindos: a pelo d’acqua ma ben radicati a terra. 

La vista dai “floating lodges” del Brindos, Lac & Château (Agence 14 Septembre)

Sempre su un lago, ma su quello svizzero e pubblico di Neuchatel, sorgono invece i padiglioni improntati al minimalismo giapponese dell’hotel Palafitte. Larghi fino a 68 metri quadrati, sono dotati di arredi di design, vasca a idromassaggio e sistemi audio surround per video e musica. E d’inverno è possibile passare in breve tempo dall’acqua alle piste da sci: una peculiarità inusuale per una sistemazione acquatica.

Hôtel Palafitte, sul lago Neuchâtel, in Svizzera

L’attenzione alla cultura locale è al cuore di due complessi meno lussuosi di quelli sopracitati, ma piuttosto noti per la rispettiva unicità: il primo è l’Amazon Jungle Palace, che compensa il comfort da hotel medio con la posizione strepitosa sul Rio Negro, nel cuore della foresta pluviale amazzonica, a otto chilometri da Manaus. Progettato nel rispetto degli standard del turismo sostenibile, incluso un impianto all’avanguardia per il trattamento delle acque e sofisticati sistemi di gestione dei rifiuti, l’hotel organizza gite alla scoperta di alcune comunità indigene, quali i Dessana e i Tukano, che fanno parte del cosiddetto sistema sociale del Uaupés/Pira-Paraná.  

Situati sul fiume Kwai a Kanchanaburi, in Thailandia, il Float house river Kwai e il gemello River Kwai Jungle Raft sono “floatel” a cui si accede solo tramite le tradizionali imbarcazioni  a coda lunga. Le ville in legno, erette su zattere di bambù, sono spartane ma climatizzate.  Solo in quest’ultimo resort si esibiscono i danzatori Mon, che fanno parte di una tribù proveniente dalla Birmania, il cui villaggio si trova vicino al Jungle Raft. 

Float house river Kwai

Anche nel cuore del primo mondo, tuttavia, è possibile aiutare le fasce di popolazione più deboli e al contempo godere di un’esperienza originale. In questo senso un ottimo compromesso è il Good Hotel, situato lungo il Royal Victoria Dock di Londra. Non è lì, però, che la struttura si trovava fino al 2012. Era invece ad Amsterdam dove il suo fondatore, Martin Dresden, ha trovato una vecchia piattaforma multiuso galleggiante, l’ha ristrutturata e poi rimorchiata su una chiatta da carico fino, appunto, alla capitale inglese. Oggi il Good Hotel London, dove ferro e cemento ammantano di fascino post industriale, destina il 100% dei suoi ricavi alla onlus Ninos de Guatemala, e in più forma nell’ospitalità i disoccupati locali. 

L’alternativa più lussuosa, sempre in acque londinesi, è il Sunborn Hotel, permanentemente ormeggiato allo stesso Royal Victoria Dock. Si tratta di un superyacht di circa 120 metri di lunghezza convertito in albergo di rango che si può anche affittare per intero, a patto di disporre di circa 200 mila euro a settimana.

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