Chi ci sarà dopo di te? Ludovica e l’arte dell’accoglienza

Non chiederti che cosa la cucina può fare per te. Chiediti cosa tu puoi fare per la cucina. Anche perché, se non ci sei più tu e tutti quelli che hanno preso la tua decisione, chi ti servirà la prossima volta che vorrai andare al ristorante?

credits Giuseppe Ghedina

Ludovica Rubbini è esile e riflessiva, determinata e volitiva. È la compagna di uno chef, ma non amerebbe che la definiste così. Perché è innanzitutto una donna di sala, che come altre prima di lei ha fatto l’esatta metà del cerchio, rendendo possibile la realizzazione di un sogno di famiglia. Il sogno di Ludovica e di Riccardo Gaspari si chiama San Brite, è a Cortina, e da qualche anno riempie i tavoli e le cronache gastronomiche con garbo, eleganza, concretezza e infinita professionalità. Un approccio al lavoro che parte contadino ma che si completa con la determinata capacità di accogliere e accompagnare l’ospite in una bella avventura che passa dalla tavola. Non è quella che genericamente viene chiamata passione, anche se sono entrambe persone appassionate: è lavoro, professione, competenza, capacità. Non è un sogno fine a se stesso colto in un impeto di follia: è costruzione determinata e conquista, è strategia e precisione. È vocazione, e scelta. E proprio per questo, la realtà dei fatti che sta sempre più caratterizzando le discussioni intorno al mondo del lavoro nella ristorazione ha colpito Ludovica, che ha condiviso il suo pensiero su Instagram, portando la riflessione a un livello differente e più alto rispetto a quello che finora ha caratterizzato le cronache. Passiamo dalle accuse dei patron ai giovani sfaccendati, dalle rivendicazioni dei ragazzi più motivati ma sempre meno disponibili, a un pensiero diverso, che speriamo sia da stimolo a chi ama davvero questa professione e vuole che questo settore rimanga attivo e vitale, e diventi sempre di più un riferimento anche lavorativo per le giovani generazioni.

Per questo, davanti alle infinite polemiche sul mondo del lavoro che si stanno susseguendo, e che noi abbiamo anticipato un anno fa, con un articolo che analizzava proprio i motivi che stanno portando sempre più giovani ad abbandonare questo settore, la posizione di Ludovica ci è sembrava davvero meritevole di essere condivisa. Perché parte da una riflessione che nessuno, finora, aveva fatto: chi ci sarà dopo di te?

Scrive Ludovica: «In questo periodo molto difficile e in cui si parla troppo poco dei problemi ai quali siamo ogni giorno sottoposti, mi sorge una domanda. Ma se tutti voi che lavoravate nella ristorazione volete cambiare per godervi più la vita, avere i weekend liberi per poter andare al ristorante, girare il mondo per ispirarvi. Se tutti voi abbandonate le cucine per viaggiare e magari visitare altri ristoranti, se tutti voi abbandonate la sala perché volete tornare ad una vita più leggera, con meno responsabilità e più tempo per voi. Chi pensate che potrà cucinare nei ristoranti che vorrete visitare? Chi vi porterà il piatto in tavola per raccontarvi la storia che c’è dietro? Chi vi accoglierà? Chi vi ispirerà? Chi sarà il vostro maestro? Cosa racconterete ai vostri figli? Pensateci, perché il nostro lavoro è fatto si di sacrifici, ma vi do una notizia, la vita è fatta di sacrifici, ma se nella vita volete essere persone forti e fare qualcosa di buono, allora dovete impegnarvi e cercare di avere un obiettivo».

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club