Adesione non ordinariaFar entrare l’Ucraina nell’Unione europea è l’unica scelta possibile, dice Pina Picierno

La vicepresidente del Parlamento europeo spiega a Linkiesta che auspica tempi brevi per le procedure di ingresso: «Occorre una visione di ampio respiro che sia in linea con la gravità, la complessità e l’importanza della fase che stiamo attraversando. Non possiamo permetterci esitazioni»

AP/Lapresse

«Il riconoscimento dello status di Paese candidato per l’Ucraina rappresenta uno snodo cruciale per la politica europea e le relazioni internazionali dei prossimi anni». Quello che stiamo vivendo è un momento storico per Pina Picierno, esponente del Partito democratico e vice-presidente del Parlamento europeo. E quella dell’Ucraina non può essere considerata come «un’adesione ordinaria» all’Unione. Per questo, la valutazione della Commissione europea sulla richiesta di accesso del governo di Kiev dev’essere il primo passo di un cammino da percorrere con «assoluta celerità».

Adesione: fare presto
«Ho apprezzato il lavoro rapido, capillare e certosino effettuato dalla Commissione, che ha compreso la rilevanza del dossier e ha scremato i tempi, impiegando settimane e non anni per esprimere i pareri», dice a Linkiesta Pina Picierno. Di solito, infatti, ci vuole molto di più: la Bosnia Erzegovina ad esempio ha atteso più di tre anni per vedere il documento, dal febbraio 2016 al maggio 2019.

In questo caso, però, sottolinea la vice-presidente dell’Eurocamera, si tratta di una situazione eccezionale, senza precedenti, che «richiede e impone una risposta politica strutturata e proporzionata alla gravità della fase». A causa della guerra in corso, la concessione dello status di Paese candidato assume una valenza «totalmente politica» e si trasforma in una «decisione enorme, che agisce su più livelli».

«L’invasione da parte della Russia segna un punto di non ritorno e apre un capitolo totalmente nuovo della storia contemporanea», spiega l’eurodeputata. Di conseguenza, «l’Unione Europea deve maturare una nuova vocazione politica, mettendo da parte orpelli burocratici o valutazioni dettate da tatticismi. Occorre una visione di ampio respiro che sia in linea con la gravità, la complessità e l’importanza della fase che stiamo attraversando».

Conscia della situazione, l’Europa saprà rispondere a dovere secondo Picierno, che afferma di riporre fiducia «nel senso di responsabilità e nella capacità di disegnare lungimiranza politica da parte di tutti gli Stati». Saranno proprio i rappresentanti governativi dei 27 Paesi membri a dover avallare all’unanimità la concessione dello status di candidato, primo step della una lunga procedura necessaria per fare parte dell’Unione europea. In questo senso, la posizione appena assunta da Francia e Germania con il viaggio a Kiev del presidente Emmanuel Macron e del Cancelliere Olaf Scholz suggerisce ottimismo.

Per Picierno, però, è essenziale anche fare presto. «L’adesione ha senso solo se parte del processo, almeno alcune sue procedure, avvengono nel breve periodo: questo rafforzerebbe il peso di Ucraina e Unione europea in un eventuale dialogo di pace». Un’apertura è quindi un «elemento essenziale di sostegno al Paese e agli sforzi diplomatici».

Tempi rapidi sono fondamentali per evitare di «impaludarsi in pastoie burocratiche e in tecnicismi», dato che il momento richiede piuttosto «iter snelli e reattività». Una sorta di forzatura, o comunque di velocizzazione del processo è ciò che auspica Picierno: «Bisogna ristabilire e affermare primato e supremazia della politica sul rischio di farsi trascinare in una bulimia procedurale».

Dalla parte dell’Ucraina
Tra le forze della politica comunitaria più favorevoli alla prospettiva di adesione dell’Ucraina c’è sicuramente il governo italiano, come testimoniato anche dalle parole del presidente del Consiglio Mario Draghi a Kiev. Solo l’ultimo di una serie di endorsement pubblici sul tema.

«La posizione del Governo italiano è sempre stata chiara, netta e perentoria a sostegno dell’Ucraina e del suo ingresso nell’Unione Europea. Mi trovo in totale sintonia con questa scelta, l’unica possibile a salvaguardia dei valori del mondo libero e delle democrazie liberali», afferma Picierno, convinta pure che il Parlamento europeo possa giocare un ruolo di rilievo nel processo.

«A inizio marzo, subito dopo la criminale invasione da parte della Russia, abbiamo votato a larghissima maggioranza una risoluzione a sostegno dell’ingresso dell’Ucraina dell’Unione: un segnale chiaro e che non lascia spazio ad ambiguità», racconta l’europarlamentare. «Più volte la presidente Metsola si è espressa in questo senso e ha rilanciato questa posizione. Non ne va sottovalutato il valore: il Parlamento europeo in molte occasioni ha anticipato orientamenti che poi le altre istituzioni europee hanno eseguito».

Secondo Pina Picierno, un principio fondamentale da ricordare è quello per cui «rafforzando l’Ucraina si rafforza l’Unione Europea e viceversa». Un’affermazione valida anche di fronte a chi teme che un’adesione frettolosa porti dentro l’Ue un Paese non ancora pronto, in termini di garanzie democratiche.

«Ritengo che l’Ucraina abbia mostrato standard accettabili di cultura democratica e rispetto dello Stato di Diritto, in primis difendendo il proprio ordinamento dall’invasione», dice Picierno. «In Ucraina si sono svolte libere elezioni, certificate dagli osservatori internazionali, con partiti vincitori e forze di opposizione che si esprimono liberamente. Rispetto ad alcune tendenze liberticide che si registrano per esempio in Polonia e Ungheria, l’Ucraina si è sempre caratterizzata per spazi avanzati di agibilità democratica».

Non tutto è perfetto a Kiev e dintorni, secondo l’eurodeputata, ma il Paese ha le carte in regola per entrare nell’Unione europea e il resto verrà da sé. «Ovviamente si tratta di un processo, come tutto ciò che riguarda libertà e diritti. Ma mi chiedo: a cosa serve l’adesione all’Unione, se non ad accompagnare coloro che ne fanno parte, in questo processo?».