La guerra della Russia in Ucraina sta spingendo alla fame centinaia di milioni di persone, in decine di Stati, in ogni angolo del pianeta. Sono sempre più evidenti gli effetti della crisi alimentare dovuta all’interruzione delle catene di approvvigionamento di grano, cereali e altri prodotti che Kiev esporta in tutto il mondo dai suoi porti, soprattutto in alcuni Paesi in via di sviluppo che non solo acquistavano materie prime dall’Ucraina, ma ne erano praticamente dipendenti. «L’orrore del piano di Putin contro la fame è così grande che facciamo fatica a comprenderlo. Tendiamo anche a dimenticare quanto il cibo sia centrale nella politica», ha scritto Timothy Snyder, docente di Storia a Yale.
Russia has a hunger plan. Vladimir Putin is preparing to starve much of the developing world as the next stage in his war in Europe. 1/16
— Timothy Snyder (@TimothyDSnyder) June 11, 2022
Fino a 300mila tonnellate di grano immagazzinate nel porto ucraino di Mykolaiv sul Mar Nero potrebbero essere state distrutte dai bombardamenti russi di inizio giugno. La Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, stima che quest’anno tra il 20% e il 30% dei terreni agricoli dell’Ucraina rimarranno non piantati o non raccolti a causa della guerra.
Denys Marchuk, vicepresidente dell’Unione pubblica del Consiglio agrario ucraino, mercoledì scorso ha detto che la Russia ha «rubato circa 600mila tonnellate di grano» agli agricoltori ucraini. Dalla Russia sono subito arrivate le smentite, ma il leader dell’amministrazione militare filorussa che occupa la regione meridionale di Zaporizhzhia lo stesso giorno si è vantato di vagoni ferroviari pieni di grano ucraino in partenza dalla città di Melitopol occupata dalla Russia verso la Crimea.
Sabato invece Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente Volodymyr Zelenskiy, ha dichiarato su Telegram: «I russi bombardano i campi ucraini con bombe incendiarie: creano una crisi alimentare globale tentando di ricreare l’Holodomor».
Il riferimento all’Holodomor non è casuale. Il termine indica una carestia deliberatamente indotta dalle autorità staliniste nell’Ucraina sovietica dal 1932 al 1933. È stato un genocidio per fame di oltre 6 milioni di persone perpetrato dal regime sovietico.
Gli ucraini subirono questa punizione perché accusati di contestare il sistema della proprietà collettiva. Ci fu una requisizione di tutte le risorse agricole, morì un quarto della popolazione rurale e ci fu uno sterminio delle élites culturali, religiose e intellettuali ucraine, cioè le persone considerate nemiche del socialismo.
«L’idea che il controllo del grano ucraino possa cambiare il mondo non è nuova», scrive Snyder nel suo thread. «Sia Stalin che Hitler desideravano farlo. Per Stalin, la terra dell’Ucraina doveva essere sfruttata per costruire un’economia industriale per l’Unione Sovietica. In realtà, l’agricoltura collettivizzata uccise circa quattro milioni di ucraini. In particolare, quando le persone cominciarono a morire in gran numero, Stalin incolpò gli ucraini stessi. La propaganda sovietica chiamava “nazisti” coloro che richiamavano l’attenzione sulla carestia».
Nel marzo 2008 il parlamento dell’Ucraina e diciannove nazioni indipendenti hanno riconosciuto le azioni del governo sovietico nell’Ucraina dei primi anni trenta come atti di genocidio. E il 23 ottobre dello stesso anno il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione con cui riconosceva ufficialmente l’Holodomor come un crimine contro l’umanità.
Negli ultimi anni Putin ha preparato la strada per un riproporre uno scenario simile nel XXI secolo. Prima di tutto ha attivato la propaganda interna: ai russi viene detto che la carestia causata da Stalin fu un incidente e che gli ucraini sono sempre stati dalla parte del torto, vicini ai nazisti. Che è anche un modo per far sembrare accettabili, giusti, legittimi i furti del grano di questi giorni.
Secondo Snyder il piano per la fame di Putin è destinato a funzionare su tre livelli: «In primo luogo, fa parte di un tentativo più ampio di distruggere lo Stato ucraino, tagliando le sue esportazioni. Poi ha anche lo scopo di generare rifugiati dal Nord Africa e dal Medio Oriente, aree solitamente alimentate dall’Ucraina, generando instabilità nell’Unione europea. Infine, cosa più terribile, una carestia mondiale è uno sfondo necessario per la campagna di propaganda russa contro l’Ucraina. Una morte di massa è necessaria come sfondo per una gara di propaganda».
Gli effetti del piano folle di Putin stanno già producendo conseguenze in tutto il mondo. I prezzi dei prodotti alimentari globali sono aumentati del 17% da gennaio, quelli dei soli cereali sono aumentati di oltre il 21%.
D’altronde quasi un terzo delle esportazioni mondiali di grano e il 60% delle esportazioni mondiali di olio di girasole provenivano da Russia e Ucraina. Secondo l’International Food Policy Research Institute, su ogni 100 calorie di cibo scambiato in tutto il mondo, 12 provengono da Russia e Ucraina.
Un nuovo report della Fao e del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Wfp) pubblicato questa settimana avverte che la guerra in Ucraina potrebbe spingere fino a 47 milioni di persone nella condizione di “insicurezza alimentare acuta”, portando il numero totale di persone a rischio a 323 milioni.
E i più colpiti sono proprio i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, le cui popolazioni verosimilmente si riverseranno verso il cuore dell’Europa: un’operazione che Snyder definisce «un nuovo livello di colonialismo e l’ultimo capitolo della politica della fame».
Alcuni dei paesi più vulnerabili del mondo, scriveva la Cnn venerdì scorso, «sono tra quelli che dipendono maggiormente dalle importazioni dall’Ucraina. Libano, Tunisia, Somalia e Libia facevano tutti affidamento sull’Ucraina per almeno la metà delle loro importazioni di grano. L’Eritrea ha acquistato il 47% delle sue importazioni di grano dall’Ucraina e il restante 53% dalla Russia».