E mentre i suoi soldati rubano mutande, Putin si sta scippando perfino Peppa Pig! Da Karen Dawisha a Moisés Naím, è da tempo che il regime al potere in Russia è definito in chiave di «cleptocrazia». Ma era in senso lato: un gruppo di ex-membri dei Servizi dell’epoca comunista che si impadronisce delle risorse di un Paese.
Con la guerra all’Ucraina, ora, la definizione di «regime di ladri» sta diventando anche letterale, dal momento che gli accoliti di Putin stanno rubando di tutto. Dalle lavatrici ai bambini passando per il grano e per la proprietà intellettuale. Come denuncia The Economist, perfino del popolare cartone animato britannico!
All’inizio dell’invasione, la cosa che ha fatto più notizia è stata l’attività di saccheggiatori dei soldati russi, che riportavano a casa in particolare gli elettrodomestici, ma non solo. A fine aprile da Kherson è trapelata la notizia che soldati di etnia buriata avevano sparato contro ceceni, accusandoli di perdere tempo a depredare le case degli ucraini invece di combattere.
E giovedì la Procura generale dell’Ucraina ha aperto un’indagine penale contro dieci soldati russi accusati di aver rubato ai civili elettrodomestici, vestiti e biancheria intima. Refurtiva che sarebbe stata prelevata tra il 24 febbraio e il 31 marzo nella località martire di Bucha, e che di lì avrebbero poi spedito a casa per posta attraverso la Bielorussia.
Ma questo è quasi folklore rispetto all’ultimo allarme sulle risorse alimentari dell’Ucraina. Da questo Paese prima della guerra veniva il 10% dell’export mondiale di grano, il 14% del mais, il 17% dell’orzo, il 51% dell’olio di semi di girasole. Non solo l’offensiva russa ha ridotto questo export dell’80% ed ha bloccato almeno 27 milioni di tonnellate di grani nei porti.
Zelensky ha accusato i russi di rubarlo anche il grano ucraino, a partire dalle immagini satellitari che mostravano due navi cargo battenti bandiera russa, la Matros Pozynich e la Matros Koshka, entrambe della capacità di 30.000 tonnellate cubiche l’una, ormeggiate in Crimea a fianco a quello che sembra un sylos.
Il 30 maggio Taras Vysotskyi, viceministro ucraino per le politiche agrarie e l’alimentazione, ha dettagliato questa appropriazione in mezzo milione di tonnellate. «Ci sono prove da tutte le regioni temporaneamente occupate: Cherson, Zaporizhia, Luhansk, Donetsk e Kharkiv. Il carico viene portato in Russia, principalmente da Kharkiv, Donetsk, Lugansk o attraverso la Crimea» ha detto.
E giovedì l’ambasciata ucraina a Beirut ha ulteriormente denunciato come almeno 100.000 tonnellate di questo grano, rubato dagli impianti di stoccaggio ucraini nelle aree recentemente occupate dalle forze russe, sarebbe stato inviato in Siria.
Una parte, appunto, a bordo della Matros Pozynich, che è partita da Sebastoboli il 19 maggio, e che le immagini satellitari Pbc di Planet Labs hanno mostrato attraccata a Latakia nel porto siriano di Latakia il 29 maggio. Con i prezzi internazionali del grano superiori a 400 dollari a tonnellata, sarebbe un valore per più di 40 milioni di dollari.
Prima della guerra il grano esportato da Russia e Ucraina copriva il 30% del consumo mondiale e il 40% di quello africano, e il solo grano ucraino permetteva di realizzare il 50% del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite. Così ci sono 400 milioni di persone nel mondo a rischio di fame, da 135 milioni che erano prima della pandemia e 276 all’inizio della guerra. Ma almeno 1,7 miliardi potrebbero avere problemi di approvvigionamento alimentare, e l’Onu prevede una crisi alimentare globale entro agosto.
Come presidente di turno dell’Unione Africana il presidente del Senegal Macky Sall ha appena chiesto a Putin di sbloccare l’export ucraino. In Ruanda, Tanzania e Senegal l’import di grano da Russia e Ucraina rappresenta il 60% del fabbisogno; in Egitto l’80%; in Benin e Somalia il 100%. Il Ciad ha appena dichiarato uno stato di emergenza alimentare, dichiarando che un terzo dei suoi abitanti – 5,5 milioni di persone – ha bisogno di aiuto umanitario d’urgenza. Letteralmente, Putin sta rubando il pane agli affamati.
Saccheggiata anche Chernobyl. Prima di andarsene, i russi hanno portato via 700 computer, 300 veicoli, migliaia di strumenti per misurare le radiazioni, e software. I Gps dei pc rubati indicano che stanno in Bielorussia.
Un «furto legalizzato» da parte di Putin è peraltro denunciato anche dall’Italia. Così Augusto Cosulich, amministratore delegato della genovese Fratelli Cosulich, definisce la decisione della Repubblica Popolare di Donetsk di nazionalizzare la Tzarevna: nave sotto bandiera maltese proprietà del gruppo, bloccata nel porto di Mariupol con un carico di bramme d’acciaio prodotte dall’acciaierie Azovstal e destinate ai laminatoio di Metinvest a San Giorgio di Nogaro, in Friuli.
La nave vale 9 milioni di dollari, la merce a bordo altri 12 milioni, e i sequestratori offrono un indennizzo da 100.000 dollari. Sta accadendo lo stesso a altre navi, e col suo caratteristico fiuto per comprendere l’essenza delle situazioni Salvini il 31 maggio ha praticamente elogiato il furto via tweet: «Bene, le armi più potenti sono dialogo e diplomazia, l’impegno per la Pace vale più di qualsiasi critica», condividendo la schermata di un articolo del Corriere della sera dal titolo «Partita dal porto di Mariupol la prima nave merci».
Conoscendo la levatura intellettuale del personaggio viene dato per scontato che non sia andato oltre il titolo, e non si sia così reso conto che non si trattava di una nave di grano diretta a paesi affamati, bensì di una nave carica di metallo rubato portato in Russia.
La cosa più atroce è il furto di bambini, che riporta a epoche di un fosco passato. Tipo l’Impero Ottomano che sequestrava i figli dei cristiani per farne giannizzeri. Il governo di Kiev denuncia che 1.550.000 ucraini sono stati deportati in Russia contro la loro volontà. Tra di loro, almeno 230.000 bambini. Zelensky accusa il Cremlino di perseguire una «coerente politica criminale di deportazione del nostro popolo».
Secondo il Consigliere della missione permanente ucraina presso l’Onu, Sergiy Dvornyk «lo scopo di questa politica criminale non è solo quello di rubare le persone, ma di far dimenticare ai deportati l’Ucraina e impedirgli di tornare». Putin ha firmato un decreto che certifica il rilascio della cittadinanza per i bambini rimasti orfani o senza cure parentali e che risiedono attualmente nei territori occupati dalle truppe di Mosca, a richiesta dei «tutori o delle organizzazioni che hanno in carico questi minori», a condizione però di avere un passaporto russo.
La legge attualmente al vaglio della Duma, presentata dal partito di Putin, prevede un iter semplificato per le adozioni. Per presentare domanda, sarà sufficiente il solo documento di identità. A breve partirà uno studio sulle famiglie di provenienza dei piccoli. Se verranno trovati parenti anche non di secondo grado che vivono in Russia, allora verranno affidati a loro. In caso contrario chiunque potrà presentare una domanda di adozione.
Fino a quel momento, i minori saranno sotto le cure dello Stato e riceveranno «supporto sociale». Sui social, fan di Putin sostengono la tesi che tra questi adottandi vi sarebbero dei bambini geneticamente potenziati dai vagheggiati «biolaboratori della Nato» a Azovstal, e che Putin vorrebbe dunque trasformare in futuri super-soldati «sottraendoli all’Occidente!».
E un altro decreto di Putin che in pratica è un furto legalizzato è il 299. Come spiega appunto l’Economist, «modifica il Codice Civile in modo “da autorizzare l’uso di invenzioni brevettate, anche in medicina e tecnologia digitale, provenienti da “paesi ostili” senza chiedere il permesso al proprietario o pagare alcun compenso».
Spiega sempre l’Economist che in teoria la mossa non sarebbe del tutto illegale secondo il Diritto Internazionale. «I Paesi possono derogare alle regole sui brevetti in caso di emergenza nazionale. Scartoffie ingombranti e noiose negoziazioni sui prezzi possono causare ritardi». Sarebbe però previsto comunque un compenso, per quanto piccolo. Con la nuova legge russa, i titolari di brevetti potrebbero invece rimanere senza nulla.
Sebbene poi la legge si applichi in teoria solo ai brevetti che proteggono le invenzioni, di fatto i tribunali russi hanno già iniziato ad applicarla per estensione anche ad altri tipi di violazione della proprietà intellettuale. Già a marzo, ad esempio, Entertainment One UK, filiale britannica di una società canadese, ha perso la causa contro un rivale russo che ha usato una falsa Peppa Pig.
Solo nelle ultime due settimane di marzo sono state depositate più di 50 domande di registrazione di marchi occidentali come Coca-Cola e Christian Dior. E il 6 maggio, la Russia ha pubblicato un elenco lungo 25 pagine di prodotti che potranno essere importati senza il permesso del proprietario. Include telefoni Apple, console di gioco Nintendo e parti per auto Tesla, oltre ad armi e munizioni.