Fronte riformistaIl Patto Repubblicano di Azione e PiùEuropa per le elezioni

Carlo Calenda ed a Emma Bonino hanno presentato principi e punti fondamentali su cui una coalizione con una forte trazione atlantista ed europeista può dialogare per costruire alleanze contro il bipopulismo

Azione e Più Europa hanno presentato il nuovo Manifesto del Fronte Repubblicano per le elezioni politiche del 25 settembre nella sede dell’Associazione della Stampa Estera in Italia. Emma Bonino, Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi di Più Europa, Carlo Calenda, Matteo Richetti e Enrico Costa di Azione hanno espresso i principi e i punti fondamentali su cui dialogare e costruire alleanze in vista del voto.

Appello ai politici e ai cittadini per la ricostruzione dell’Italia
L’Italia è un grande Paese occidentale. La società italiana è piena di risorse ed eccellenze eppure, negli ultimi trent’anni, l’Italia è diventata uno dei paesi meno istruiti, meno produttivi e più caotici d’Europa. Nel nostro paese non c’è più una singola istituzione pubblica o processo della pubblica amministrazione che funzionino come si deve mentre il potere d’acquisto delle famiglie è ancora drammaticamente al di sotto dei livelli del 2007 di oltre 10 punti percentuali.

D’altro canto, sempre più cittadini si sono allontanati dai propri doveri civici: pagare le tasse, votare, partecipare alla vita politica, contribuire al miglioramento della comunità. Non esiste una politica tutta cattiva espressa da cittadini tutti buoni. Le responsabilità sono condivise e la reazione deve essere comune. Questi risultati sono anche i frutti avvelenati del bipolarismo poi diventato bi-populismo.
Alla capacità di agire si è sostituita la produzione di “rumore politico” fondato solo sull’opposizione all’avversario. Una tendenza che si è aggravata in questa legislatura, determinando una crisi di sistema. Trasformismo, incoerenza, incompetenza, ambiguità sul posizionamento internazionale, sperpero di denaro pubblico, illusione che esistano diritti senza doveri corrispondenti; l’agenda politica italiana è stata interamente dettata dalle forze populiste fino all’arrivo di Mario Draghi.
Ci sono stati due punti di rottura in questa legislatura: l’incapacità di eleggere un Presidente della Repubblica, così rispettando il desiderio di Sergio Mattarella di non rimanere in carica, e la sfiducia al Governo di Mario Draghi, l’italiano oggi più illustre e rispettato nel mondo, ad opera di Forza Italia, Lega e M5S. Siamo al punto più basso mai toccato dalla reputazione italiana.
Nell’approssimarsi delle elezioni occorre mettere in atto una frattura netta rispetto al modo di fare politica e agli schemi precostituiti destra-sinistra. È ben chiaro infatti che nessuna delle coalizioni che si sono confrontate fino ad ora sarà in grado di governare il paese in un contesto economico e geopolitico sempre più pericoloso. Le coalizioni si costruiscono sui fatti, non sulle chiacchiere o sui vaghi posizionamenti. Azione e +Europa sono gli unici due partiti a non aver mai fatto alleanze politiche con populisti e sovranisti.
“L’agenda Draghi” esisteva per noi prima dell’arrivo di Draghi. Abbiamo sostenuto il Presidente del Consiglio con ferma convinzione, anche e soprattutto nei passaggi decisivi della risposta europea all’aggressione putiniana ai danni dell’Ucraina. Nel suo modo di fare politica pragmatico e netto riconosciamo l’unico percorso di risanamento possibile per l’Italia. Il tempo dei programmi vacui e delle “alleanze contro” è finito.
1. Posizionamento internazionale dell’Italia
Europeismo e atlantismo sono i cardini della politica estera italiana. Ciò vuole dire: delegare più poteri dell’Unione Europea emarginando i paesi che violano lo stato di diritto; sostenere il progetto di una difesa comune europea; mantenere un ruolo di guida nel rapporto con i paesi del Mediterraneo anche per gestire i flussi migratori e avere accesso a risorse energetiche; andare verso una maggiore integrazione europea, secondo le proposte della Conferenza sul Futuro dell’Europa, superando il principio del voto all’unanimità in seno al Consiglio Europeo; partecipare alle spese NATO nella misura stabilita dagli impegni internazionali; sostenere gli ucraini anche con l’invio di materiale bellico; rafforzare i legami, politici e commerciali, con le democrazie occidentali a partire dagli USA.
2. Politiche di bilancio
Non potremo contare a lungo su politiche illimitate espansive della BCE per sostenere il nostro debito e controllare lo spread. Il debito va ridotto e il deficit tenuto sotto controllo con le politiche di bilancio. Drogare l’economia e distruggere il bilancio pubblico con sussidi a pioggia, per di più mal implementati, non è più possibile. Il reddito di cittadinanza andrà rivisto prevedendo: un ruolo centrale delle agenzie private nella formazione e collocamento e la perdita del beneficio al primo rifiuto di un lavoro o per la mancata partecipazione ai progetti di utilità sociale e alle iniziative formative. Il bonus 110% dovrà essere sostituito con politiche mirate di efficientamento energetico, parametrate anche al reddito del percettore.
Ci sono due perni del nostro welfare che scricchiolano pericolosamente: l’istruzione e la sanità. Ogni euro aggiuntivo di spesa pubblica dovrà essere destinato a questi capitoli. In particolare prevedendo il tempo pieno in tutte le scuole e il rafforzamento della rete dei medici di base e dell’assistenza non ospedaliera. Il sistema pensionistico non può essere aggravato da operazioni demenziali come quota 100. In Italia la spesa per pensioni è tra le più alte al mondo. La spesa pensionistica può e in alcuni casi deve essere rimodulata, ma non aumentata.
3. Infrastrutture, energia e ambiente
Non possiamo permetterci più alcun ritardo nella realizzazione delle infrastrutture energetiche e di trasporto. Occorre procedere alla costruzione di due rigassificatori con procedure straordinarie, e i cantieri energetici strategici vanno presidiati costantemente per garantirne la sicurezza, la piena operatività e la spedita implementazione. Vanno sbloccati i progetti per la produzione di energia pulita eolica e fotovoltaica che sono bloccati per l’opposizione di soprintendenze e regioni. L’indipendenza dal gas russo è diventata una questione di sicurezza nazionale e come tale andrà affrontata. Il gas rimarrà una fonte di energia indispensabile finché non si troverà un modo di stoccare le grandi quantità di energia prodotte dalle rinnovabili. Per il raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni nella produzione elettrica andrà riconsiderato, senza pregiudizi e sulla base di analisi costi-benefici, l’uso di centrali nucleari.
La transizione ecologica non deve essere guidata da furore ideologico antindustriale, ma suffragata da fatti e numeri, obiettivi e strumenti. Altrimenti si rischia di portare solo all’aumento delle emissioni determinato dalla delocalizzazione delle imprese verso paesi a bassi standard ambientali e sociali. I danni del cambiamento climatico sono già visibili e in parte irreversibili. Va varato un piano di adattamento climatico come fatto dai grandi paesi europei. La siccità, ad esempio, rischia di diventare un dato strutturale. Aumento e pulizia degli invasi e manutenzione della rete idrica devono essere oggetto di un piano straordinario attuato con procedure di urgenza. Anche in questo caso gli slogan “acqua pubblica” hanno portato l’Italia ad avere la peggiore rete idrica europea, gestita da 2.500 società (di cui l’83% pubbliche), incapaci di fare investimenti. La confusione tra business regolato (anche ne prezzo) e società pubbliche spesso trasformate in inefficienti poltronifici, va risolta una volta e per tutte.
4. Fisco
Nessun taglio di tasse può essere fatto ricorrendo a deficit aggiuntivo. Andrà data piena applicazione alla delega fiscale, e studiata la possibilità di spostare la tassazione dal lavoro e dalla produzione ai alle transazioni digitali, al fine di ridurre l’evasione e aiutare le famiglie e le imprese. Il gettito aggiuntivo derivante da questo spostamento del carico fiscale e dall’efficientamento della spesa, andrà utilizzato per un taglio di 2 punti di PIL su IRAP e Irpef sui redditi medio bassi, a partire dai giovani. L’emigrazione di giovani è, tra le altre cose, un concreto rischio alla sostenibilità del welfare. Per questa ragione proponiamo un taglio delle tasse totale per i giovani f ino a 25 anni e del 50% per chi è nella fascia di età tra i 26 e i 30.
Per le famiglie, è inoltre fondamentale proseguire il percorso di potenziamento dell’assegno unico per i figli a carico, anche per combattere le cause di una crisi demografica senza precedenti e consentire alle donne una vita professionale piena e libera. Infine, oggi ci sono tutti i mezzi per combattere l’evasione fiscale e ridurre di conseguenza tasse e imposte, veti e interdizioni politiche o burocratiche andranno superati. Verrà stabilito, con norma, il principio per cui ogni euro effettivamente recuperato dall’evasione andrà ad abbattere la tassazione corrispondente per l’anno successivo.
5. Lavoro
Il lavoro è in crisi. Salari bassi, incertezza pensionistica e scarse prospettive di crescita spingono le persone a emigrare o addirittura a smettere di lavorare. L’obiettivo di medio periodo, che è quello del PNRR, resta il recupero di produttività attraverso innovazione, capitale umano e riforme, via maestra per attrarre investimenti, aumentare l’occupazione e far crescere le retribuzioni. Occorre da subito mettere in atto una lotta senza quartiere alla povertà lavorativa facendo una legge sulla rappresentanza per cancellare i contratti pirata, stabilendo un salario minimo legale, nel solco della direttiva europea che sta per essere approvata, per proteggere chi non è coperto dalla contrattazione collettiva e chiudendo le cooperative nate solo per sottopagare i lavoratori.
L’ammontare del salario minimo verrà definito non dalla politica (il che darebbe vita a una pericolosa corsa al rialzo), ma da una commissione indipendente. Andranno vietati i tirocini gratuiti non inseriti in un piano di formazione universitaria o di scuola secondaria.

In un mondo in cui le competenze cambiano continuamente la soluzione per il lavoro non può risiedere nell’irrigidimento generalizzato dei contratti. Il principio cardine è la formazione continua che deve essere incentivata da parte del datore di lavoro (credito d’imposta), inserita in tutta la contrattazione nazionale, come diritto del lavoratore, e delegata alle agenzie private di collocamento. Ad esempio oggi in Italia mancano migliaia di saldatori e giunturisti; ma anche a fronte di ottime offerte economiche, nessuno si occupa di formarli e metterli in contatto con le aziende.

Per compensare gli effetti dell’inflazione nel ’22 e nel ’23 verrà consentito ai datori di lavoro di recuperare il 50% (credito d’imposta) di una mensilità in più, interamente detassata e decontribuita, che verrà erogata al lavoratore. Lo smart working è un’opportunità per i lavoratori e le imprese. E tuttavia gli effetti sul tessuto urbano e sul settore immobiliare sono potenzialmente dirompenti. Andrà istituita una commissione per comprenderne a fondo le conseguenze e predisporre adeguate politiche di riconversione degli spazi urbani.

6. Diritti, cittadinanza e immigrazione

La garanzia e l’espansione dei diritti civili e dello stato di diritto in una società aperta è lo spartiacque tra il mondo libero e democratico e il mondo chiuso e illiberale, e definisce meglio di ogni altra cosa l’identità comune europea. Oggi questo spartiacque passa attraverso la garanzia di una effettiva parità di genere tra donne e uomini e il superamento delle discriminazioni legate all’orientamento sessuale, che aumentano ovunque i nazionalisti e i populisti vanno al potere, dagli Stati Uniti d’America all’Europa dell’Est. Sui diritti civili non è possibile rimanere fermi, dove non si avanza si arretra.

Sull’immigrazione dobbiamo superare l’assurda e falsa opposizione tra “porti aperti” e “porti chiusi”: l’Italia ha bisogno di immigrati capaci di integrarsi e diventare a pieno titolo cittadini italiani, per questo proponiamo l’attivazione di quote di ingresso e l’istituzione di un’agenzia nazionale per l’integrazione di immigrati e rifugiati. Ciò non vuol dire, come nella caricatura delle posizioni ad opera dei sovranisti populisti, essere a favore di un’immigrazione incontrollata. Occorre combattere l’illegalità prevedendo canali regolari di ingresso nel nostro paese per motivi di lavoro e promuovendo la regolarizzazione su base individuale a determinate condizioni, quali la disponibilità di un datore di lavoro ad assumere. È necessario riformare la legge sulla cittadinanza nel senso previsto dal dl sullo Ius Scholae e promuovere a livello europeo la condivisione dell’accoglienza per i rifugiati con un sistema di redistribuzione obbligatoria che superi il Regolamento di Dublino.

 

7. Politica industriale, concorrenza e “mano pubblica”
La politica industriale consiste prima di tutto dal miglioramento della competitività del sistema paese. La concorrenza contribuisce in maniera determinante a questo obiettivo. Le rendite di posizione hanno sempre un costo sociale e produttivo. La direttiva Bolkestein sulle concessioni demaniali va finalmente applicata, e va operato un processo di liberalizzazione intelligente del settore dei taxi, in linea con quanto previsto dal Governo Draghi. Dobbiamo riprendere il piano industria 4.0 e ampliarlo alla transizione ecologica. Bandi, click day e affini vanno cancellati. La finanza pubblica sostiene solo ed esclusivamente chi investe e lo fa con criteri di neutralità tecnologica, automatismo nell’erogazione, nessuna intermediazione politica, semplicità.

Esistono casi in cui l’intervento pubblico è necessario per rilanciare settori in crisi non strutturale o assicurare la sicurezza degli approvvigionamenti. In questi casi il pubblico interviene attraverso strutture indipendenti, gestite con governance privatistica e per il minor tempo possibile. Tanto per essere chiari l’iter di privatizzazione di ITA va concluso al più presto e ILVA va riprivatizzata. Il 93% dei servizi pubblici locali oggi attivi è stato affidato senza gara. La mancanza di procedure competitive incide negativamente sulla qualità e sul costo dei servizi, quindi sulla spesa pubblica, sulla produttività e sulla crescita del Paese. I servizi pubblici locali alla scadenza del contratto di servizio devono essere affidati o ri-affidati tramite gara, lasciando il ricorso all’autoproduzione (società cosiddette in house o società strumentali) come soluzione eccezionale. Per tutti i servizi erogati, direttamente o indirettamente, deve essere misurata e valutata la qualità resa.
8. Giustizia
La fiducia nel sistema giudiziario è crollata. Innanzitutto, per i tempi biblici e gli scandali. Fondamentale quindi proseguire sulla scia delle riforme della Ministra Cartabia per garantire una celebrazione più celere dei processi ed un abbattimento dei 4,5 milioni di procedimenti civili e penali arretrati. Tra il 2015 e il 2021 lo stato ha pagato 644 milioni di euro per risarcire oltre 103 mila persone per irragionevole durata del processo. Occorre un rafforzamento della managerialità di chi ricopre incarichi direttivi negli uffici giudiziari e l’unificazione delle piattaforme telematiche.
Inoltre, è essenziale approvare la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalle Camere Penali che prevede la separazione delle carriere tra giudici e PM per assicurare la effettiva parità tra accusa e difesa. Occorre intervenire per riformare la normativa sulla custodia cautelare al f ine di eliminare gli abusi e rispettare il principio della presunzione d’innocenza, considerato che oggi circa un terzo dei detenuti non ha subito una condanna definitiva. È infine necessario effettuare una riforma del sistema penitenziario che garantisca il rispetto del principio della f inalità rieducativa della pena.
9. Istruzione e ricerca
Il contrasto all’analfabetismo funzionale e alla dispersione scolastica è una priorità per una democrazia liberale. In Italia abbiamo tra i tassi più alti d’Europa di dispersione scolastica e NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro) oltre che pessime performance in lettura e in matematica rispetto agli standard internazionali, in particolare al Sud. I minori sono tra i protagonisti dell’attuale crisi sociale: la povertà minorile è ai suoi massimi storici e riguarda oltre 1 milione 300 mila bambini.Servono dei piani shock. Innanzitutto, la definizione di aree di crisi sociale complessa nelle quali devono essere inviati i migliori insegnanti (retribuiti adeguatamente) e deve essere ridotto il numero di alunni per classe. Passare più tempo a scuola riduce la dispersione scolastica e aumenta la mobilità sociale: tutti i bambini delle scuole primarie statali devono avere diritto al tempo lungo, 40 ore di scuola ogni settimana.È inoltre necessario allungare il periodo della scuola dell’obbligo portandolo a 18 anni e rafforzare l’insegnamento dell’educazione civica e istituzionale in tutti i programmi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado per insegnare a tutti gli studenti il funzionamento della Repubblica e dell’UE. Deve essere inoltre rispettato il diritto della libertà di scelta educativa e contemporaneamente devono essere portati a termine gli investimenti sulla scuola pubblica previsti dal PNRR. Per quanto riguarda gli ITS, il Ministero dell’Istruzione deve esercitare il suo ruolo di coordinamento con un maggiore coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo Economico al fine di rafforzare il legame diretto con il tessuto imprenditoriale. L’Italia spende per la ricerca circa la metà di quello che spendono i Paesi del Nord Europa. È necessario raddoppiare gli investimenti nella ricerca di base e applicata fino a raggiungere l’1,1% del Pil entro 5 anni.
10. Sanità
La pandemia COVID-19 ha reso evidente come la vulnerabilità di un sistema sanitario possa avere profonde ripercussioni non solo sulla salute degli individui, ma anche sulla crescita economica e sulla credibilità nelle istituzioni. Sono ormai eclatanti le diseguaglianze relative all’accesso e alla qualità delle cure, l’inadeguatezza dell’assistenza territoriale, la scarsa integrazione tra assistenza sanitaria e assistenza sociale, l’impressionante carenza di personale e la fuga progressiva dal sistema pubblico verso forme assistenziali private, non accessibili a tutta la popolazione e quindi forti generatrici di iniquità.
Per questo riteniamo necessario: predisporre un piano di assunzione per i infermieri, medici e gli altri professionisti sanitari; garantire l’accesso alle scuole di specializzazione in funzione della programmazione dei bisogni sanitari dei prossimi anni; riorganizzare l’assistenza territoriale con attività di prevenzione e di garanzia della continuità delle cure; riconoscere allo Stato la possibilità di intervenire nel caso in cui le Regioni non riescano a garantire livelli essenziali di assistenza; aumentare la formazione alla telemedicina e alle tecnologie digitali e garantirne l’implementazione; assicurare che la remunerazione del personale sanitario sia allineata al carico di lavoro e alle responsabilità.
11. Le politiche per il Mezzogiorno
La situazione socio-economica delle regioni del Mezzogiorno è peggiorata nell’ultimo decennio. Il PIL per abitante è circa il 55% rispetto alle regioni di centro nord e la disoccupazione giovanile è più del doppio rispetto al resto del paese. È prioritario quindi portare a termine la concreta attuazione delle Zone Economiche Speciali e una defiscalizzazione per le imprese che investono al sud, dando seguito all’ottimo lavoro fatto dal Governo Draghi. Allo stesso tempo è necessario investire in tutti gli altri ambiti che favoriscano l’imprenditoria nel Mezzogiorno e l’aumento dimensionale delle imprese: aumentare le linee ferroviarie per l’alta velocità (nel periodo 20082018 nelle città intorno alla rete dell’alta velocità il PIL è cresciuto del 7-8% in più di quelle fuori dal servizio); migliorare il coordinamento e la specializzazione dei porti e collegarli alla rete ferroviaria; aumentare la rete autostradale che è circa il 30% inferiore a quella del resto del paese; riportare la spesa in istruzione ai livelli delle altre regioni (nel mezzogiorno è diminuita del 19% negli ultimi 10 anni); aumentare i finanziamenti alle università del Mezzogiorno anche per evitare migrazioni dei giovani; investire sulle competenze digitali e sull’estensione della fibra; individuare meccanismi virtuosi per potenziare e agevolare i collegamenti aerei con il mezzogiorno, e in particolare le isole, così da ridurre al minimo gli oneri aggiuntivi su imprese e cittadini derivanti dalla mancanza di continuità territoriale.
12. Attuazione del PNRR
Dobbiamo proseguire il piano di riforme previsto dal PNRR e avviato dal Governo Draghi. Per spendere i fondi occorre assegnare ai Comuni 2 miliardi di euro per sostenere le spese di progettazione e consentire loro di esternalizzare i ruoli tecnici di cui non dispongono. Infine, i fondi del PNRR devono tornare allo Stato nel caso in cui gli enti locali non riescano ad utilizzarli nei tempi previsti. Andrà condivisa con l’UE la possibilità di utilizzare i fondi con la modalità di sconti fiscali mirati agli investimenti nel digitale e nella transizione ambientale da parte di famiglie e imprese, per assicurare una spesa rapida, produttiva ed efficiente.
13. Assetto istituzionale dello Stato
Bisogna aprire un cantiere sull’assetto istituzionale della Repubblica. In primo luogo andrà rivista la suddivisione di competenza tra Stato e regioni, anche individuando le competenze da riportare integralmente a livello statale. Il taglio dei parlamentari, inoltre, ha reso necessario il superamento del bicameralismo perfetto, andando verso l’istituzione di una sola Camera con funzioni legislative, la revisione profonda dei regolamenti parlamentari e una riforma definitiva della legge elettorale.
14. Ripristinare un cursus honorum per i membri di governo
In questa legislatura, abbiamo visto persone inesperte mettere a rischio, con il proprio operato, l’interesse nazionale e la stabilità della Repubblica. Ci impegneremo a candidare ai principali posti di governo solo persone con rilevanti esperienze gestionali e amministrative maturate nel settore pubblico (Sindaci, Presidenti di Regione) o in quello privato.

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