«Se dieci giorni fa mi avessero detto che mi sarei trovata sotto un simbolo diverso rispetto a quello del partito in cui ho militato per quasi venti anni mi sarei fatta una risata. Ma in Italia c’era un governo che ha avviato la più grande campagna vaccinale della storia recente, ha aperto cantieri in tutto il Paese per scuole, asili nido, ferrovie, acquedotti, che ha prodotto una crescita del Pil del 6,6% l’anno scorso. E lo scorso 20 luglio è stata revocata la fiducia a questo governo, dal Movimento 5 Stelle, dalla Lega e purtroppo Forza Italia». Con queste parole Mara Carfagna formalizza il suo ingresso in Azione di Carlo Calenda. La ministra per il Sud lo aveva già anticipato ieri, dopo l’addio a Forza Italia.
In conferenza stampa, nella sede della Stampa Estera, Carfagna è affiancata proprio da Calenda, e da Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari regionali, anche lei uscita da Forza Italia e decisa a entrare nella squadra di Azione.
«Non potevo condividere la scelta di esporre l’Italia a un’avventura», ha detto la ministra per il Sud. «Da qui mi sono ritrovata ad aderire ad Azione, che rappresenta l’unica proposta politica capace di salvare il Paese da una nuova stagione di estremismi: il partito ha un programma europeista, liberale, garantista, fedele al patto europeo e occidentale, capace di dire la verità agli elettori, di prendere impegni seri e poi di rispettarli fino in fondo».
La conferenza stampa è stata aperta da Carlo Calenda, segretario di Azione. «Dall’inizio della vicenda politica di questo partito abbiamo sempre pensato che la soluzione a un bipolarismo diventato bipopulismo, con cui è iniziato il declino di questo Paese, fosse un lavoro da fare tra tutte le forze democratiche e liberali: questo è quello che succede negli altri Paesi europei».
La critica di Calenda, ancora una volta, va verso quella quella sinistra, rappresentata dal Partito democratico, che si è alleata con i populisti, con i Cinquestelle, solo per andare al governo. «La conseguenza è che oggi l’Italia è esposta a pressioni internazionali, tempeste finanziarie, e ricade su di noi l’onere di rappresentare il mondo liberale, il mondo progressista e il mondo popolare. Una vittoria di questa destra sovranista, populista e filoputiniana porterebbe l’Italia fuori dalle grandi nazioni europee, ad agganciarsi all’Ungheria e a Mosca. Meloni e Salvini ci portano in una situazione in cui l’Italia non conterà in Europa, in Occidente, sul piano internazionale», ha aggiunto Calenda.
La decisione delle due ministre è una conseguenza della scelta, inspiegabile e incredibile, di Berlusconi di far cadere il governo Draghi, appiattendosi sulle posizioni di Matteo Salvini. «Dobbiamo chiederci cosa è successo se due ministre, due figure politiche di un grande e storico partito decidono di trasferirsi in un partito che ha due anni e mezzo di vita», ha detto Calenda. «Voi scrivete e pensate che la partita elettorale sia una partita chiusa. Io penso che questa destra non vincerà: gli italiani non preferiranno chi li vuole trascinare in un vortice di sovranismo, urla sguaiate, attacchi deliberati alla fazione opposta».
Per la ministra Gelmini il senso del passaggio ad Azione sta anche nell’esperienza di governo nell’amministrazione Draghi: «Un governo che doveva affrontare l’emergenza Covid, ovviamente con il sistema sanitario e tutte le istituzioni, poi l’emergenza energetica, di cui mi sono direttamente occupata al tavolo delle regioni. Draghi ha dovuto anche dare risposta ferma alle richieste di fare deroghe al bilancio, e poi si è trovato a gestire il Pnrr. Questo lavoro è stato interrotto inspiegabilmente da Forza Italia e Lega, che con mio dispiacere hanno messo le loro mani per far cadere il governo, gettando alle ortiche un lavoro che è stato iniziato ma che aveva bisogno di altro tempo per essere portato a termine».
Ma non solo. La politica estera ha avuto un peso fondamentale: «Negli anni Berlusconi è sempre stato criticato per le sue posizioni nei confronti della Russia, posizioni che secondo me erano dii buon senso fino al 24 febbraio, una data che non può essere ignorata: l’attacco deliberato a un Paese libero, democratico e sovrano come l’Ucraina andava criticato. Io ho chiesto chiarimenti e non ne ho mai avuti», ha spiegato Gelmini.
Sul programma di Azione, invece, l’idea è stata quella di voler dare continuità all’agenda Draghi: «Tra i suoi meriti – spiega Gelmini – Calenda ha quello di saper intercettare il bisogno di tanti professionisti che chiedono continuità rispetto al governo Draghi, e quello che mi auguro è che il 25 settembre ci siano tanti cittadini che possano fare una scelta di questo tipo».