Che cosa possiamo fare ora? Dinanzi alla disfunzionalità della politica americana, alle relazioni avvelenate tra America e Cina e a un sistema globale in avaria, e sotto la pressione di domande vitali che aspettano una risposta, qual è la strada da percorrere? Di che cosa hanno bisogno i nostri leader politici – persone che dedicano molto più tempo a cercare soluzioni tattiche alle grane dell’ultima settimana che non a elaborare piani strategici in grado di risolvere le sfide globali di lungo termine – per investire nella cooperazione trans-frontaliera sulle domande a cui dare risposta?
La storia ci insegna che abbiamo bisogno di una crisi.
Per tenere a bada l’ascesa del nazionalismo razzista espansionista degli anni Venti e Trenta, per forzare la costruzione di un nuovo sistema internazionale che per la prima volta riconoscesse l’interdipendenza globale nella storia e per ideare nuove modalità di cooperazione multnazionale, il mondo ha avuto bisogno della Seconda guerra mondiale.
C’è voluto il terrore del Comunismo per convincere gli americani a sostenere il Piano Marshall e contribuire alla ricostruzione dell’Europa. C’è stato bisogno di sfiorare la catastrofe con la crisi dei missili di Cuba per far capire ai leader di Stati Uniti e Unione Sovietica che era necessario installare la «linea rossa», un canale di comunicazione diretto e sicuro che collegava due telescriventi da utilizzare quando la posta in gioco era particolarmente alta.
È nella natura umana: abbiamo bisogno che la paura ci aiuti a superare l’inerzia e ad affrontare i rischi a cui abbiamo permesso di diventare fatali. Ma l’interdipendenza senza precedenti fra tutte le nazioni e il potere distruttivo delle tecnologie odierne ci danno la certezza che la razza umana non potrà sopravvivere a una nuova guerra mondiale, e che non possiamo permetterci una Guerra fredda tra Stati Uniti e Cina che renderà impossibile o infruttuosa la cooperazione globale.
Ecco perché dobbiamo usare le crisi già in atto – le lezioni del Covid, il potere distruttivo del cambiamento climatico e la minaccia esistenziale rappresentata dai vertiginosi sviluppi tecnologici che non comprendiamo – per creare un nuovo sistema internazionale costruito su misura per i nostri scopi attuali e per quelli futuri.
Abbiamo bisogno di crisi sufficientemente spaventose da indurci a forgiare un nuovo sistema internazionale che promuova una cooperazione proficua su poche ma cruciali questioni. Le nazioni del mondo non devono diventare amiche o alleate su ogni singolo progetto; la competizione globale può ancora alimentare il progresso dell’umanità. Ma abbiamo bisogno della giusta collaborazione per sopravvivere alle potenziali catastrofi del futuro.
Abbiamo bisogno di crisi grandi abbastanza da terrorizzarci, ma non gravi al punto da annientare la nostra capacità di cambiare.
Copyright 2022 di Ian Bremmer
Editore originale: Simon & Schuster, Inc.
Edizione italiana pubblicata in accordo con la Berla&Griffini Rights Agency
Da “Il potere della crisi” di Ian Bremmer, Egea, 216 pagine, 22 euro