Agenda DraghiEmma Bonino invita Enrico Letta ad aderire al Patto repubblicano

Oggi la federazione di PiùEuropa e Azione presenta il “Manifesto per il Fronte repubblicano” «su cui far convergere forze politiche ed energie: a partire da questo, se sarà possibile, siamo pronti velocemente ad aprire un confronto. Siamo in contatto anche noi con ministri di Forza Italia che hanno lasciato Berlusconi dopo che il Cav ha scelto di diventare ruota di scorta dei leader più sovranisti e meno liberali d’Europa»

TIZIANA FABI / AFP

Oggi PiùEuropa e Azione presentano il “Manifesto per il Fronte repubblicano” in vista delle elezioni del 25 settembre. E al segretario del Pd Enrico Letta, che ha chiamato alla grande alleanza contro la destra, la leader di PiùEuropa Emma Bonino risponde così: «Le sante alleanze fatte contro qualcuno non mi sono mai piaciute. Vede, battere nelle urne lo schieramento sovranista e reazionario degli amici di Orban e di Putin è il mio obiettivo, ma non basterà la semplice logica del “sennò vincono loro” a sconfiggerli».

«Prima del perimetro», dice Bonino in un’intervista a Repubblica, «bisogna capire obiettivi e contenuti. Se metti tutto insieme con il solo scopo di prevalere sugli altri, poi la gente non capisce bene cosa vuoi fare e pensa che, ancora una volta, ci sarebbe una coalizione che se vince si sfalda un minuto dopo e si torna daccapo».

Perché, prosegue, «non è il numero degli alleati ma la chiarezza degli obiettivi di governo e la credibilità dei leader che possono attrarre voti anche da delusi e indecisi, non una sommatoria dove la proposta politica rischia di scolorire. E se posso vorrei ricordargli che nel 2018 in molti collegi uninominali tra quelli strappati a M5S e Centrodestra furono decisivi i voti della sola PiùEuropa, che si concentrarono nelle grandi città del Centro-Nord».

Bonino ricorda che «fino a dieci giorni fa noi, insieme a Calenda, lavoravamo piuttosto isolati a un progetto politico ed elettorale alternativo ai sovranisti, ai populisti e ai loro alleati, che valorizzasse il lavoro di Draghi. Il Pd ha fatto le primarie in Sicilia con il M5S perché, mi spiegavano, dovevano sommare i voti. E io dicevo: superiamo l’aritmetica e parliamo di politica. Va bene che ora le cose sono cambiate, ma noi intanto ci siamo portati avanti».

Oggi la federazione PiùEuropa/Azione presenta «un manifesto per un patto repubblicano su cui far convergere forze politiche ed energie: a partire da questo, se sarà possibile, siamo pronti velocemente ad aprire un confronto. Siamo in contatto anche noi con ministri di Forza Italia che hanno lasciato Berlusconi dopo che il Cav ha scelto di diventare ruota di scorta dei leader più sovranisti e meno liberali d’Europa».

Ma «l’agenda Draghi per noi era quella dei prossimi cinque mesi ma anche dei prossimi cinque anni», precisa Bonino. Che vuol dire: «Europeismo ed atlantismo, riforme per la produttività, a partire da giustizia e concorrenza, attenzione ai conti pubblici, cioè consapevolezza che gli interventi sociali necessari non possono consistere unicamente in nuovo debito scaricato sui più giovani; salario minimo nel contesto della direttiva europea, autonomia energetica e riconversione ecologica, digitalizzazione, efficienza della Pubblica amministrazione. Mi sembra abbastanza, no?».

E i diritti? «Draghi si è rifiutato, giustamente, di seguire Salvini nella crociata contro i diritti Lgbtqi+, Ius scholae e cannabis, ribadendo che sono temi parlamentari: saranno, insieme al fine vita, le battaglie degli eletti di PiùEuropa nella prossima legislatura».

E per chi parla di un ritorno di Draghi a Palazzo Chigi, risponde: «Oggi non ha senso tirare in ballo Draghi per il prossimo governo, rispettiamolo e ringraziamolo per quello che ha fatto e lasciamolo alla guida per gli affari correnti. Diciamo che se +Europa ed Azione avranno la possibilità non avranno dubbi sul nome da indicare a Mattarella».

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