Quanto può resistere la Russia alle sanzioni occidentali? Vladimir Putin è andato a Teheran appunto per concordare con gli ayatollah una risposta per lui positiva a questa domanda cruciale. Un viaggio non casualmente avvenuto pochi giorni dopo il tour in Medio Oriente di Joe Biden che, secondo Le Monde, e non solo, ha deluso su tutti i piani, a partire dal rifiuto del saudita Mohammed bin Salman di rompere, come chiesto dal presidente americano, l’accordo con la Russia nella OPEC Plus per abbassare il prezzo del petrolio. Ennesimo sintomo del declino del peso degli Stati Uniti in Medio Oriente.
Chiarissimo il fronte politico evidenziato dalle alleanze in cui è inserito questo rinnovato patto irano-russo, ma sommerso – e fondamentale – quello economico.
Le relazioni amicali tra Mosca e Teheran sono di lunghissima data e hanno un inizio rivelatore: all’indomani dell’occupazione della ambasciata americana di Teheran nel novembre del 1979, Ahmad Khomeini, potente figlio dall’ayatollah, annunciò con enfasi «una nuova alleanza strategica con l’URSS».
Mosca infatti si era schierata a fianco degli ayatollah in funzione anti occidentale proprio nel momento in cui avevano compiuto una gravissima e spudorata violazione della legalità internazionale.
Sono passati 43 anni e quel rapporto spregiudicato in funzione anti americana non ha mai cessato di dare frutti, inclusa una discreta, ma strategica, fornitura russa di tecnologie avanzate per quel programma nucleare (la Russia fornisce una centrale nucleare anche in Egitto, a Dabaa) che è l’asset fondamentale della politica estera degli ayatollah.
Oggi però, il rinnovato patto di amicizia e alleanza siglato da Vladimir Putin con Teheran si inserisce in una nuova e diversa dimensione globale segnata dalla svolta nelle relazioni internazionali provocata dall’invasione dell’Ucraina: un patto planetario tra le autocrazie contro l’Occidente, i suoi valori e le sue politiche, con baricentro nella amicizia eterna tra Russia e Cina.
Patto a cerchi concentrici che comprendono di fatto anche tutte le nazioni che non applicano le sanzioni contro la Russia, in primis la pur democratica India. Patto che vede l’Occidente non più in grado di esercitare egemonia sulle nazioni emergenti, basti pensare, lo ricordiamo sempre, che ben 34 nazioni africane su 54 non hanno aderito alle sanzioni anti russe e solo Australia, Taiwan e Giappone le applicano in Asia.
Ma il viaggio di Putin a Teheran, probabilmente anche per consolidare forniture militari, a partire dai droni iraniani, ha anche un preminente risvolto economico e non solo per il mega investimento russo di Gazprom a favore della Nioc, per ben 40 miliardi di dollari per nuovi campi metaniferi e petroliferi nel North Pars o per il nuovo sistema SWIFT tra i due sistemi bancari. Il tutto, nella prospettiva, concordata con la Cina e ora con l’Iran, di sostituire il dollaro come moneta di riferimento nelle transazioni internazionali.
Basta guardare alle nazioni che hanno riconosciuto l’indipendenza delle autoproclamate repubbliche filo russe del Donbass di Lugansk e Donetsk – Corea del Nord, Siria, Venezuela e Nicaragua – per comprendere come Mosca stia organizzando un suo prezioso club di violatori delle sanzioni. A queste nazioni Vladimir Putin unisce oggi l’Iran che ha un’esperienza quarantennale nel bucare le sanzioni.
Dunque, la questione cruciale della tenuta o meno sul piano economico della Russia a fronte delle sanzioni va calibrata sugli accordi sotterranei che queste quattro nazioni, Iran, Corea del Nord, Siria e Venezuela, con la fondamentale collaborazione di una Cina che non intende permettere una sconfitta della Russia in Ucraina, stringeranno con Vladimir Putin.
Accordi discreti ma fondamentali sia per triangolare con paesi terzi le fondamentali forniture alla Russia di prodotti ad alta tecnologia che per veicolare contratti di forniture di petrolio e gas russi a paesi bisognosi di energia. Nei fatti, Vladimir Putin a Teheran ha dunque trovato un alleato prezioso per allentare il laccio economico che soffoca pesantemente la Russia. Solo il tempo dirà quanto sarà efficiente questo inedito club anti sanzioni.