«Ognuno ha un suo modo di fare politica che è frutto sia di come interpreta il “consenso” sia della sua indole. Il punto, soprattutto per chi vuol essere leader, è trovare un equilibrio tra queste due componenti, evitando che certe debolezze caratteriali mettano a rischio gli obiettivi politici».
Irene Tinagli, vicesegretaria del Partito democratico, eurodeputata e presidente della Commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo, Carlo Calenda lo conosce bene. Insieme, come ricorda Repubblica, hanno mosso i primi passi nel think tank Italia Futura di Montezemolo, nel 2013 si sono candidati nella lista Monti (lei eletta, lui no) e ci hanno riprovato in tandem alle europee sotto le insegne del Pd, da cui però Calenda ha divorziato subito, mentre Tinagli ne diventa vicesegretaria.
Ora «la telenovela per noi del Pd è finita. Abbiamo voltato pagina e si lavora sulla campagna elettorale», dice Tinagli. Ma con l’addio di Calenda i Dem non temono nessuna emorragia di voti centristi e riformisti. Perché «il Pd è sin dalla nascita la casa dei riformisti, che significa essere capaci di leggere i problemi e offrire risposte concrete ai bisogni di famiglie e imprese. Per riuscirci occorre un partito serio, solido, che abbia la forza politica per realizzare le sue proposte. Il Pd in questo senso è l’unico che può dare garanzie. I piccoli partiti personalistici molto meno. E difatti il consenso non sembra premiarli».
La verità, dice la vicesegretaria Dem, è che «l’elettorato vuol vedere una prospettiva di governo. La scelta isolazionista, purista e velleitaria non ha appeal perché non ha impatto reale e concreto sulle cose. Se sei il più puro dei puri ma poi non puoi spostare neanche un birillo, perché dovrebbero votare per te?».
«Noi», prosegue, «avevamo provato ad allargare la coalizione per darle un respiro più ampio, ma non è stato possibile. E adesso il Pd, com’è sempre accaduto, si farà carico di rappresentare le istanze dei riformisti, dei liberaldemocratici e dei moderati. Non vedo perché chi vuole risposte concrete debba scegliere un partito che lotta per superare la soglia di sbarramento». E «per quanto ci riguarda, come dice Letta, noi continueremo a lavorare col massimo impegno per il massimo risultato perché siamo convinti che la partita sia aperta. La destra che appare unita è profondamente divisa su tutto. In Italia come in Europa. E gli elettori lo hanno capito».
E nessuno sbilanciamento a sinistra. «Non soltanto perché PiùEuropa intende tener fede al patto firmato con noi, ma perché il Pd è un partito che da sempre dialoga con tutti i mondi, dalle realtà imprenditoriali a quelle del volontariato e del terzo settore, dai lavoratori dipendenti agli artigiani. Dai giovani ai pensionati. La nostra visione non è quella di un’Italia corporativa che difende gli interessi di qualche categoria, ma un’Italia che rilancia il lavoro come strumento di crescita, dignità ed emancipazione, un’Italia che premia l’impegno, ma che sta attenta a chi resta indietro perché una crescita diseguale non è sostenibile e non è degna di un Paese civile. Crescita e solidarietà non possono, non devono essere separate».
E per ribaltare il risultato, Enrico Letta ora punta sulle donne, spiega Repubblica. Il «settebello rosa» che circola in queste ore mescola politica e società civile, tutte coinvolte in quel grande processo di partecipazione che sono state le Agorà democratiche. Si parte dalle due ex segretarie generali di Cgil e Cisl: Susanna Camusso (in quota ArticoloUno) e Anna Maria Furlan. Alla sinistra del Pd, ma con gli occhi rivolti all’ambientalismo, ai movimenti e ai diritti civili, si rivolge invece Elly Schlein, 38 anni, la vicepresidente dell’Emilia Romagna già eurodeputata. Classe 1991 è poi Caterina Cerroni, segretaria dei Giovani democratici. Tra i nomi ci sono anche quelli di Ilenia Malavasi, sindaca di Correggio fresca di dimissioni, e Maria Del Zompo, fino allo scorso aprile rettrice dell’università di Cagliari. Mentre Silvia Roggiani, segretaria del Pd milanese, tirerà la volata in Lombardia. E, a proposito di aperture a mondi diversi, avanza anche l’ipotesi dell’avvocata Enza Rando, vicepresidente di Libera e braccio destro di don Ciotti. Proverà poi a trasferirsi dall’assemblea regionale del Lazio la consigliera Michela Di Biase e dall’Europa tornerà Simona Bonafè, segretaria del Pd in Toscana.