Cancelliere fragileIl complicato autunno politico di Olaf Scholz

La Spd che crolla nei sondaggi, il presunto coinvolgimento nello scandalo Cum-Ex, le critiche per il sostegno all’Ucraina e le insidie della riforma fiscale. Il capo del governo tedesco ha davanti alcuni dossier che potrebbero indebolire il suo esecutivo

LaPresse

Per il Cancelliere tedesco Olaf Scholz si preannuncia un autunno complicato. Eletto lo scorso dicembre grazie a un accordo di governo tra socialdemocratici, verdi e liberali, Scholz affronterà il giro di boa del suo primo anno alle prese con una serie di pericolose incognite legate alla situazione energetica tedesca ed europea, a nodi interni alla sua maggioranza e ad accuse legate a scandali finanziari mai completamente chiarite.

Da tempo, periodicamente, il Cancelliere torna a essere sotto osservazione per la vicenda Cum-Ex (uno scandalo legato all’uso da parte di banche e trader di una scappatoia per ingannare i governi e ricevere milioni di rimborsi per tasse mai pagate). In essa, infatti, svolge un ruolo importante la banca amburghese Warburg, i cui dirigenti sono stati incontrati in più occasioni da Scholz, all’epoca sindaco della città-stato di Amburgo, tra il 2016 e il 2017. 

Negli anni, le indagini non hanno mai fatto emergere un ruolo di Scholz in termini di guadagno personale, influenze politiche o anche solo conoscenza della frode in atto, ma rimane dubbia la rinuncia, da parte della città di Amburgo, a un credito di 47 milioni vantato nei confronti della Warburg. Negli scorsi giorni, una commissione d’inchiesta della città di Amburgo ha ascoltato Scholz, il quale ha ribadito la sua estraneità ai fatti affermando, inoltre, di non ricordare alcuni particolari degli incontri a causa degli anni trascorsi.

Proprio su questa dimenticanza hanno insistito alcuni esponenti di forze politiche estranee al governo, come la Linke amburghese o Friedrich Merz, segretario nazionale della CDU, che ha dichiarato di non credere a «una sola parola» di quanto detto dal capo del governo. Il leader dei liberali Christian Lindner, invece, ha mostrato solidarietà a Scholz. 

Gli alleati di governo, e i liberali della FDP in particolare modo, potrebbero tuttavia non essere così collaborativi su altri temi: la risposta all’invasione dell’Ucraina e alla crisi energetica causata sono da tempo un tema di conflitto interno al governo. 

A lungo, il socialdemocratico Scholz è stato accusato di tergiversare troppo nel sostegno a Kyiv (pur avendo il governo preso una serie di scelte radicali, che hanno archiviato la politica estera merkeliana), una situazione figlia della sua volontà di evitare ogni escalation con la Russia, vista la forte dipendenza energetica di Berlino da Mosca, ridottasi negli ultimi mesi ma sempre rilevante per il sistema produttivo tedesco. 

Anche a causa di ciò, la SPD, che alle elezioni di settembre è risultata il primo partito, è scesa molto nei sondaggi, finendo in media al 20%: terza, dopo la CDU (in media al 27%) e i Verdi (22%). 

Sul fronte interno, oggi Scholz è chiamato a fornire una prospettiva al Paese soprattutto nel breve termine: durante l’autunno, infatti, i prezzi dell’energia aumenteranno ulteriormente, con rischi per molte imprese e di conseguenza per la produttività complessiva tedesca, con alcuni analisti che paventano una recessione. La situazione, inoltre, sta alimentando una serie di tensioni sociali, che rischiano di aggravarsi. Per tutelare il potere d’acquisto dei cittadini, il governo ha ridotto al 7% l’IVA sul gas: una misura importante, che però ha visto una serie di critiche ad opera tanto della BDI (la Confindustria tedesca), che chiede misure mirate per le imprese, che dall’associazionismo e dal terzo settore, che hanno criticato l’iniquità della misura, che riguarda anche quei redditi che non avrebbero bisogno di aiuti. 

La materia fiscale è da sempre un tema sensibile nell’esecutivo. In fase di formazione del governo, Verdi e socialdemocratici hanno dovuto rinunciare ad alcune proposte più radicali per poter raggiungere un accordo con la FDP, necessario per la nascita della maggioranza, conservando l’aumento del salario minimo a 12 euro (misura poi approvata). 

Due settimane fa, però, Linder ha proposto anche di accantonare un aumento automatico delle tasse che avrebbe portato allo Stato 10 miliardi, come misura per combattere l’inflazione. Scholz, a quel punto, ha detto di essere d’accordo «in principio» con la proposta, affermando che nel processo pacchetto fiscale del governo ci sarà anche una riduzione fiscale per alcune categorie, senza sbilanciarsi troppo e affermando che il governo valuterà «come rendere possibile in termini di tassazione» che «anche coloro che hanno un reddito più alto possano far fronte a questa situazione».

La cosa, tuttavia, può rivelarsi complessa per un Cancelliere in quota SPD e per gli equilibri nella maggioranza: se è vero che Scholz ha la necessità di tenere buoni gli alleati liberali, è vero al tempo stesso che un aumento della tassazione per i ceti più alti (oltre 60mila euro annui) è una priorità tanto per i socialdemocratici quanto per gli alleati verdi. 

In questo contesto, le forme che avranno gli interventi fiscali del governo, e quali redditi riguarderanno, saranno fondamentali non solo per definire la risposta alla situazione vissuta dal Paese, ma anche per gli equilibri interni alla maggioranza. Se Verdi e liberali possono in qualche misura giocare su una certa conflittualità, Scholz è chiamato a tenere le redini della maggioranza, anche facendo interpretare al suo partito il ruolo di polo “responsabile” del governo, oltre che cercando di portare in sede europea una serie di temi chiave per la risposta comune alla crisi energetica. 

Durante la campagna elettorale, Scholz è apparso a molti come il candidato più simile, per stile e attitudine, ad Angela Merkel: in effetti, la capacità tipicamente merkeliana di trovare una quadra tra equilibri precari potrebbe essere cruciale in questa situazione.

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