Le provenienze dell’amoreL’inscalfibile eternità del disco perfetto di Nick Drake, cinquant’anni dopo

Come racconta Stefano Pistolini nella nuova postfazione al suo libro dedicato al cantautore inglese, le undici tracce di Pink Moon registrate in due notti hanno vinto la sfida del tempo, trasformando l’anti-commercialità in capolavoro

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È passato mezzo secolo esatto dall’ultimo atto artistico ufficiale di Nick. Mezzo secolo dall’uscita di “Pink Moon”. E noi continuiamo a ragionarne. Premessa non innovativa: come l’intero corpus dell’opera di Drake, il disco è intatto e smagliante, inscalfibile dai segni del tempo, quasi che la sua musica e il tempo godano di un rapporto particolare, lo stesso che si attribuisce ai classici assoluti, quelli che gravitano in una sfera dove non esistono parametri del prima e del dopo, ma solo del “durante”. 

Pink Moon è il terzo e ultimo album di Nick: meno di 30 minuti, 11 tracce registrate in due notti, buona la prima. Voce e chitarra acustica, fatta eccezione per la title track, su cui sovraincide una breve, parte di piano. A quel punto Drake è rinchiuso nel suo mondo interiore. I testi sono haiku a struttura elementare, (“Cosa farai/Cosa amerai”) le immagini sono lineari e inquietanti (“E io ero verde, più verde della collina/Dove i fiori crescono e il sole splende ancora”). La voce include gemiti, sussurri e affanno, la sensualità è inconsapevole, lo sguardo definitivamente distaccato. Agghiacciante. scarno, eloquente. “Puoi dire che il sole splende se davvero lo vuoi”, canta su “Road”, come se la luce del giorno fosse questione individuale. “Posso vedere la luna e sembra così chiara” “Sono più scuro del mare più profondo”, osserva in “Place to Be”.

“Pink Moon” segna chiunque si aggiri nei suoi dintorni. Ed è un disco spietato, perché non è imitabile, o replicabile. Un pezzo unico. Dunque, tanto più, un’esperienza. Definitiva. 

“Pink Moon” contrariamente alla vulgata, non è il manifesto di un suicida.  

È la nitida radiografia di una depressione stabilizzata e ormai dilagata. 

Nick lo registra dopo una vacanza in Spagna in cui è stato bene e ha visto le cose con lucidità, soprattutto per ciò che concerne le opportunità della sua carriera artistica. È al capolinea, ha giocato (male) le sue carte, ma ha talmente tanto genio che il suo biglietto di commiato è predisposto a diventare un pezzo di storia della musica. Prostrato dai rimproveri di anti-commercialità, trasforma l’anti-commercialità in capolavoro, consegna i nastri e torna a casa. Di lì in poi, sarà solo rimescolamento e oblio. Molta classe, come al solito. 

John Wood l’assiste in consolle e lo fa suonare magnificamente “organico”, presente – presente anche oggi, mezzo secolo dopo, mentre lo ascoltiamo, qui di fronte a noi, con i suoi enigmi. “Pink Moon” è irto di un desiderio delicato e inspiegabile. Rubando una definizione a T.S. Eliot è “un raid nell’inarticolato”.

“Pink Moon” esce insieme a “Exile on Main St.” (The Rolling Stones), “Honky Château” (Elton John) e ne viene sbaragliato. Poche recensioni perplesse, vendite disastrose. Impazzano “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars” di David Bowie e “Transformer” di Lou Reed. Altri suoni, altri orizzonti. Ma Nick chiude il disco sorridendo, cantando “E ora ci alziamo / e siamo ovunque” (“From the Morning””). Le stesse parole finiranno sulla sua lapide due anni dopo. Da lì in poi comincia per Nick il lungo viaggio al termine della notte, quello delle metamorfosi della sua figura, al cospetto della sua immobilità da puro, eterno spirito. Perché in realtà siamo noi ad alzarci, avanzare, diffonderci, parlarci, amarci, corromperci, guardarci. È la nostra mistica. La sua resta là, nell’aria di Tanworth, nel tempo di ieri e di oggi. Ovviamente viaggiamo tutti verso una riconciliazione, che avrà questioni sostanziali da dirimere. O forse nessuna. Di certo non quel casuale, infrangibile parallelismo con un singolare cantante inglese. Snob, poco apprezzato, ma molto, molto sexy.

Da “Le provenienze dell’amore” di Stefano Pistolini (Elliot), 190 pagine, 15,68 euro

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