Il caro energia mette a rischio imprese e posti di lavoro. Ecco perché, come spiega Repubblica, il governo Draghi starebbe pensando di inserire nel prossimo provvedimento una nuova cassa integrazione scontata per due mesi.
Nei mesi più duri della pandemia e dopo l’invasione dell’Ucraina, il governo ha già messo in campo una cassa a prezzi ridotti per le imprese, l’ultima volta con il decreto aiuti con un beneficio da marzo fino al 31 maggio. Dai sindacati, e anche da Matteo Salvini e Giuseppe Conte, arrivala richiesta di aumentare il deficit con un ulteriore scostamento di bilancio. Ma il governo dimissionario lavora a un decreto che non faccia altro debito.
La nuova cassa “scontata” durerebbe due mesi, giusto il tempo di passare il testimone al prossimo esecutivo. Si potrebbe replicare lo schema di marzo, riconoscendo l’aiuto ai soli cinque settori dell’industria più esposti, ovvero auto, agroindustria, ceramica, legno e siderurgia. Ma i partiti sono preoccupati, e soprattutto sono in campagna elettorale. Per questo chiedono un provvedimento più ampio. La richiesta è di riconoscere la cassa “scontata” anche ad altri settori industriali e ad almeno una parte delle imprese del turismo e del commercio. Allargare i beneficiari del provvedimento, però, porta con sé costi crescenti.
Per le necessarie coperture, il leader della Luigi Sbarra chiede di attingere «dagli extraprofitti delle imprese energetiche, delle multinazionali della logistica e delle imprese del digitale». Il ministro Orlando precisa: «Se lo shock dovesse proseguire e le condizioni divenissero più estreme», si valuteranno «condizioni di maggior favore per le imprese. Ma già oggi le aziende in difficoltà possono accedere ad alcuni strumenti».
Intanto anche Bruxelles sta mettendo a punto il suo piano con un tetto al prezzo del gas e a quello dell’energia elettrica, misure protettive rispetto alla speculazione finanziaria su derivati e prodotti energetici e nuovi risparmi sui consumi. Le misure principali sono pronte e potrebbero scattare già a fine mese. La presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, sta pensando ad un’azione a tappe, con una serie di interventi che dovrebbero chiudersi a gennaio prossimo con la riforma complessiva del mercato elettrico.
E in vista del Consiglio europeo dei ministri dell’energia convocato per venerdì prossimo, si sta discutendo anche a un altro “Fondo” mirato a gestire questa fase di difficoltà studiato sul modello del “Sure” e che verrebbe concentrato sugli aiuti ai lavoratori di imprese costrette a licenziare o a ridurre la forza lavoro.
Nelle settimane scorse era stata discussa l’eventualità di creare un nuovo fondo simile al Recovery con ulteriore debito comune per affrontare le conseguenze della guerra in Ucraina. Questa soluzione, però, ha perso chance di successo in seguito alla crisi del governo Draghi. Il premier italiano ne era un sostenitore e anche tra i pochi in grado di convincere tutti gli altri 26 partner europei. La Germania è contraria, la Francia adesso meno convinta. Persuadere, ad esempio, i cosiddetti “frugali” del nord a imboccare nuovamente questa strada è diventato difficilissimo nella previsione che in Italia nasca un governo di centrodestra che già propone di “rivedere” il Pnrr.
Non a caso, a questo punto, l’attenzione si sta concentrando su un Fondo che ricalcherebbe il Sure e punterebbe ad aiutare i lavoratori licenziati dalle imprese messe in difficoltà proprio dai rialzi dei prezzi dell’energia. Questo strumento sarà esaminato a fine ottobre.