Sovranismo filmicoDa Jessica Chastain a Lillo, il programma autarchico della Festa del Cinema di Roma fa rimpiangere la gestione Monda

Eliminata ogni ambizione internazionale, che invece era centrale sotto la direzione del precedente direttore, la rassegna punta sul panorama italiano ma la qualità non è altissima e le scelte non convincono

Qualcosa è cambiato, e purtroppo si vede. Alla presentazione del programma della Festa del Cinema di Roma – tenuta dalla direttrice artistica Paola Malanga e dal presidente della fondazione Gian Luca Farinelli – si coglie fin da subito, dai titoli alla struttura stessa, la differenza rispetto agli anni precedenti.

Pochi big, meno star internazionali, si guarda molto al giardino di casa italiano. La partenza è con un un omaggio a Luciano Pavarotti, in un corto di Gianluigi Toccafondo, cui seguirà come film d’apertura Il Colibrì di Francesca Archibugi (senza nulla togliere, nel 2021 era The Eyes of Tammy Faye, per cui Jessica Chastain ha vinto l’Oscar). «Abbiamo avuto solo cinque mesi», mettono le mani avanti (in realtà sono sei), ma per onor di cronaca va ricordato che nella prima edizione a firma Antonio Monda, con un tempo più breve, furono ospitati i fratelli Coen, Frances McDormand, Wes Anderson e Donna Tartt.

Tra gli ospiti attesi nell’edizione 2022 figurano James Ivory, Ethan Hawke, la figlia di Paul Newman e Lillo e Greg. Non è male, per carità. Ma l’anno passato sono arrivati a Roma registi del calibro di Quentin Tarantino, Tim Burton, Alfonso Cuarón, ma anche Frank Miller e la stessa Jessica Chastain, presente alla prima del suo film con Vincent D’Onofrio.

Per quanto riguarda i film, si punta agli italiani, come Il Maledetto di Giulio Base, ma anche Sono Lillo (di Lillo) o Il principe di Roma di Edoardo Falcone, insieme a tante produzioni di RAI cinema, da dove proviene la nuova direttrice artistica: il festival diventa così anche un modo per presentare le produzioni Rai.

Visto che la qualità è quella che è si pesca dagli altri festival cinematografici (lo si faceva già, ma in maniera limitata a due o tre film, anche negli altri anni) e si crea perfino una sezione apposita. Per non farsi mancare nulla, è stato ripreso La cura di Francesco Patierno, scartato l’anno scorso, mentre un titolo certamente atteso è Amsterdam di David O’Russell, in quei giorni in ampia tournée in Europa. A vuoto sono andati i tentativi di far venire a Roma il film di Steven Spielberg, il più atteso dell’anno.

Rispetto agli anni passati, c’è un budget più alto (aumentato di 700mila euro e di 380mila per le attività da tenere durante l’anno), eppure sono stati cancellati gli incontri con gli autori (negli anni passati sono venuti personaggi come Meryl Streep o Martin Scorsese) e con le personalità che venivano a parlare di cinema (ad esempio Zadie Smith, Jonathan Safran Foer, Renzo Piano, Chuck Palahniuk, Riccardo Muti, Don De Lillo).

In sostanza, è venuto meno l’afflato internazionale della Festa che Monda aveva garantito. Si guarda all’Italia e, nelle intenzioni, a Roma, quasi anticipando la svolta autarchica e sovranista della politica.

Ma, anche qui, la tanto decantata espansione nella città era già presente nelle edizioni precedenti mentre quest’anno si registra il mancato coinvolgimento del cinema Troisi, uno dei più interessanti della Capitale. Il legame con la città si rinsalda, però, con la grande vicinanza con l’associazione Alice di Fabia Bettini (la sorella di Goffredo), con cui la Festa del Cinema un po’ autarchica e un po’ sovranista da quest’anno condivide anche un premio.

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