Il fragile sovrano del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Una delle specie inserite nella lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Stiamo parlando dell’orso bruno marsicano, animale sempre più raro e che tra qualche decennio potremmo ammirare solo in fotografia: secondo il Wwf è ormai ridotto a quota 50-60 individui, relegati in una piccola porzione dell’Appennino centrale. Abbiamo meno di 30 anni per «creare le condizioni affinché il plantigrado possa espandersi in maniera naturale nel territorio».
Sky ha dedicato a questo meraviglioso animale un documentario di 90 minuti che racconta le sue difficoltà di sopravvivenza in un Pianeta sempre più logorato dalla crisi climatica e ambientale. Il titolo è “L’ultimo Orso” ed è disponibile sabato 24 settembre su Sky Nature, in streaming su NOW e on demand.
Il documentario Sky Original racconta anche l’impegno quotidiano degli addetti ai lavori dello «Yellowstone italiano» e della cittadinanza per preservare, tutelare e valorizzare l’orso marsicano, nella speranza di vedere il suo nome uscire dalla lista dello Iucn: dalle attività di monitoraggio ai censimenti, passando per il controllo GPS di alcuni esemplari.
Protagonista assoluto de “L’ultimo Orso” è Juan Carrito, il cucciolo nato assieme ad altri tre esemplari da mamma Amarena durante il lockdown: «Juan Carrito è stata una sfida incredibile che ha messo a dura prova il personale del Parco, nelle sue molteplici professionalità, tutte impegnate ad assicurare la conservazione dell’orso. Ma è stata anche la messa a sistema di tutte le istituzioni impegnate per assicurare che territori potenzialmente idonei alla vita dell’orso marsicano siano effettivamente a misura d’orso», racconta Giovanni Cannata, presidente del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.
Juan Carrito «ha tenuto col fiato sospeso un’intera regione. Un anno di riprese per raccontare il complesso lavoro che ogni giorno tiene impegnate decine di persone nella salvaguardia di una specie unica e affascinante. Patrimonio di tutti noi», spiega Massimiliano Sbrolla, il regista del documentario.