Corsa al NazarenoProdi non sosterrà nessun candidato al congresso del Pd

Per il Professore è «urgente rifondare le basi ideologiche e programmatiche del Partito democratico. Ma che errore partire dai nomi! Si parta da un grande dibattito popolare, centrato su una quindicina di temi che stanno a cuore alla gente, quelli dei quali si parla a tavola: energia, scuola, salute, cambiamento climatico». Niente endorsement per Elly Schlein

(LaPresse)

«A Bruxelles non sono chiamati a fare i tutori, ma vi sono regole europee che abbiamo sottoscritto e che devono essere rispettate». L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi commenta così sulla Stampa l’esito elettorale che ha visto la vittoria netta di Giorgia Meloni. «Quando Heider, leader di estrema destra, vinse le elezioni in Austria, ero presidente della Commissione europea. Ricevetti pressioni fortissime, a cominciare da Chirac, per irrogare sanzioni all’Austria per affermazioni durante la campagna elettorale. Io risposi di no, perché bisognava misurarsi con i comportamenti concreti. E questo sarà l’atteggiamento che terranno i nostri partner europei»». In ogni caso, a Bruxelles, Berlino e Parigi hanno buoni motivi «per stare attenti», aggiunge. «Se l’amore per Orban si tradurrà in comportamenti ungheresi, io credo che reagiranno».

Prodi fa un’analisi del fallimento del Pd: «Letta ha condotto una campagna di ragionamento e non di slogan. Forse non era il momento. Ha però sostenuto il governo e ha avuto il merito di continuare a farlo, nonostante una fase di scontento e di grande preoccupazione tra gli italiani».

Si era detto, prima delle elezioni, che se fosse andata male Prodi avrebbe sostenuto Elly Schlein alla segreteria. E ora, in vista del congresso del partito, il Professore smentisce e dice che non appoggerà nessun candidato alla successione di Letta. «Non farò endorsement, non entrerò assolutamente nel congresso che farà il Pd, ma che personalmente chiedo dal 2019. Sono passati tre anni! Pensavo allora, e penso ancora, che sia urgente rifondare le basi ideologiche e programmatiche del Pd. Ma che errore partire dai nomi! Si parta da un grande dibattito popolare, centrato su una quindicina di temi che stanno a cuore alla gente, quelli dei quali si parla a tavola: energia, scuola, salute, cambiamento climatico. Ogni settimana una ventina di personalità, interne ed esterne al partito, ne discuta in rete con migliaia e migliaia di persone, se ne estraggano poi delle tesi sulle quali il partito dovrà misurarsi».

L’obiettivo è anche tornare a occupare quello spazio occupato soprattutto dagli ultimi giorni di campagna elettorale dei Cinque Stelle. Nelle ultime settimane sono stati loro «a definirsi progressisti, sia pure in modo strumentale ma per i loro obiettivi molto intelligente», dice Prodi. «Per raccogliere i voti degli scontenti e dei ceti più disagiati, i Cinque stelle si sono spostati a sinistra, anche perché hanno trovato un serbatoio lasciato vuoto. E questa è una responsabilità anche del Pd. E tuttavia, anche se il Pd si è autodistrutto con i suoi conflitti interni, resta l’unico vero partito. Ma attenzione: se si va a Congresso, partendo dai nomi, vorrà dire che pure il Pd ha scelto di affidarsi ad un leader-fenomeno».

Ma perché gli italiani hanno scelto Meloni? Questa la spiegazione del Professore: «È la naturale prosecuzione di una storia che dura da anni: gli italiani vanno alla ricerca del “fenomeno”. I partiti sono destrutturati e si vota per emozioni. Gli opinion poll davano un gradimento altissimo per Draghi e poi quegli stessi italiani hanno premiato, con risultati superiori alle previsioni, i due partiti che più hanno avversato Draghi: Fratelli d’Italia e i Cinque stelle che hanno aperto la crisi e hanno affossato il governo. Fenomeni misteriosi se non fosse che oramai si vota col cuore, col fegato, con l’istinto ma certamente non con la ragione».

Per Prodi, «le ultime tornate elettorali hanno prodotto effetti molto simili. La sequenza è eloquente: abbiamo avuto Renzi, i Cinque stelle, Salvini e ora Meloni. Semmai possiamo dire che Meloni non ha raggiunto le quantità degli altri…». Forse, spiega, «l’ascesa è stata frenata dalle sue ascendenze politiche, alle quali mi sembra ancora abbastanza fedele».

Ma prodi riconosce alla leader di Fratelli d’Italia una grande abilità politica: «In campagna elettorale Meloni ha fatto sparire tutti: non è esistito nessun altro, a parte il suo consigliere ex democristiano Guido Crosetto». E se «gli elettori hanno votato il “fenomeno”, al potere ci va il partito».

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