Alexander de CadenetFotografare teschi a raggi X come atto di interrogazione spirituale

L’artista britannico usa le immagini e la scultura per sfatare i tabù sulla morte e raccontare l’anima dei soggetti. L’ultima frontiera dei suoi “Skull portraits” ha coinvolto le radiografie dei resti di una delle famiglie più potenti della storia, che ha dato i natali a quattro papi e finanziato mostri sacri come Leonardo da Vinci: i Medici

Il teschio di Cosimo I de' Medici (Courtesy of West Contemporary)

Pittore, fotografo e scultore, Alexander de Cadenet è un artista che riesce a farsi ispirare da qualunque cosa, perfino dall’amore di Donald Trump per i cheeseburger. Nella sua serie di sculture in argento placcate in oro “Life-Burger”, infatti, è incluso anche un pezzo che rappresenta l’ex presidente degli Stati Uniti mentre cavalca un orso bruno posizionato in cima a un panino. Non farcito con carne, formaggio e pomodoro, ma di automobili lussuose e jet privati. La scultura, alta quasi 18 centimetri, è stata comprata da un ricco uomo d’affari britannico, che ha strappato un assegno da 31.000 sterline pur di averla. Un’opera satirica che ha attaccato l’avidità, gli eccessi e l’abuso di potere di uno dei presidenti più controversi della storia americana. 

Ma l’arte di Alexander de Cadenet non si limita ai “Life-Burger”. Le sua specialità sono i teschi. Ha iniziato nel 1995 con la foto della radiografia frontale del suo stesso cranio, arrivando – a soli 23 anni – all’esterno del Victoria and Albert Museum di Londra con delle foto dei crani a raggi x di un gruppo di modelle. I suoi “Skull portraits” hanno poi coinvolto altri personaggi noti come l’artista Dinos Chapman e il rapper Mike Skinner. L’ultima frontiera di questi suoi lavori, che vogliono essere una «contemplazione della mortalità è un’opportunità per una più profonda contemplazione e interrogazione spirituale», è arrivata a Firenze ed è dedicata alla casata dei Medici, protagonisti indiscussi di quel brulicante periodo storico a cavallo tra il XV secolo e il XVIII secolo. 

Il teschio di Cosimo de’ Medici (Courtesy of West Contemporary )

I resti che hanno ispirato l’artista provenivano dalla Tomba Medicea nella Sagrestia Nuova, progettata e in parte realizzata da Michelangelo e commissionata da papa Leone X e papa Clemente VII (entrambi membri della famiglia Medici). Colorati, profondi, fosforescenti. E anche un po’ inquietanti. Il processo per la realizzazione di questi ritratti non è consistito solamente nel premere il pulsante di una fotocamera, ma anche nel processo a raggi X del cranio. Con l’obiettivo di andare in profondità, sia fisicamente sia spiritualmente. I soggetti includono le reali spoglie di Lorenzo il Magnifico, Cosimo il Vecchio, Cosimo I, Eleonora di Toledo, Giovanni di Bicci de’ Medici. Per la prima volta nella sua carriera, Alexander de Cadenet ha usato le foto reali al posto dei raggi X. I ritratti rimarranno esposti fino al 16 ottobre presso la Saatchi Gallery, durante l’evento START Art Fair. Per l’occasione, abbiamo chiesto all’artista di parlare più approfonditamente del suo progetto.

Come è nata l’idea dei teschi della famiglia Medici?
«Ho visto online una foto a bassa risoluzione di uno dei teschi della famiglia Medici e sono rimasto incuriosito. Naturalmente avevo già sentito parlare della Sagrestia Nuova a Firenze, e dopo un po’ di ricerche ho scoperto che un’antropologa, la professoressa Donatella Lippi, aveva studiato le spoglie della famiglia ed era in possesso di un rarissimo archivio fotografico dei loro resti. L’ho contattata e ha accettato di incontrarmi nel capoluogo, e dopo averle mostrato i miei precedenti ritratti – che potremmo definire “Icone della Storia” – abbiamo iniziato la collaborazione». 

Il teschio di Eleonora di Toledo (Courtesy of West Contemporary)

Cosa vuoi comunicare con questi teschi? E come mai hai scelto proprio la famiglia Medici? 
«Sono affascinato da come l’arte sia in grado di contribuire alla conservazione dell’eredità di un soggetto anche dopo la sua scomparsa. Fa parte dell’idea dell’Ars Longa, Vita Brevis: l’arte (o l’abilità) dura, ma la vita è breve. La dinastia dei Medici era estremamente conscia di questa dote dell’arte, e questo è uno dei motivi principali per cui commissionò così tante opere ed edifici. In un certo senso era un monumento al loro potere e alla loro forza». 

Hai partecipato personalmente all’esumazione dei corpi?
«No. Quelli che sono andati più vicini a una cosa del genere sono i membri di un team della Leicester University, che hanno riesumato i resti di Riccardo III e creato il teschio del monarca». 

Lorenzo di Piero de’ Medici (Courtesy of West Contemporary)

Qual è l’aspetto che ti affascina di più del Rinascimento italiano? 
«È stata un’operazione di rinascita dell’arte, della letteratura, della cultura. Ciò che è stato creato a quei tempi ci ispira ancora oggi ed è in grado di coinvolgere chiunque: ecco la testimonianza della grandezza del periodo». 

L’arte può rompere i tabù attorno alla morte? 
«Sì, e può dare spunti sulla natura duratura dello spirito umano». 

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