L’ultimo saluto ai giornalisti accreditati alla sala stampa di Palazzo Chigi. Poi il volo per Bruxelles, per il suo ultimo Consiglio europeo. Mentre la politica discute delle parole incendiarie di Silvio Berlusconi sulla guerra e su Putin, Mario Draghi si affida agli atti formali. Come concordato con il Quirinale, l’esperienza da premier si concluderà oggi e domani lontano da Roma, a Bruxelles, dove si incontrano nuovamente i 27 Stati membri alla ricerca di una soluzione per i rincari del gas e la crisi energetica.
La relazione alle Camere che accompagna la missione è una durissima risposta alle parole di Berlusconi e ai suoi scambi di vodka con l’amico Putin, per giunta in violazione delle sanzioni come si è premurata di ricordare la Commissione europea, commenta La Stampa. «Uno degli obiettivi del vertice è riaffermare l’unità nel condannare l’intensificarsi degli attacchi russi e nel sostenere l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina», si legge. Un sostegno «pieno, politico, finanziario, militare, umanitario e giuridico», nonché per «l’attuazione delle sanzioni contro Mosca».
All’ordine del giorno del vertice c’è una questione su cui Draghi insiste da mesi: l’introduzione di un tetto al prezzo del gas russo. Se passasse la proposta avanzata dalla maggioranza dei partner, l’Europa darebbe una risposta al paradosso con il quale da un lato condanna la sporca guerra russa e fornisce armi a Kiev, dall’altra finanzia il nemico comprando il suo metano.
L’esito della trattativa non è scontato. Draghi lo ha spiegato al Capo dello Stato nel tradizionale pranzo che precede ogni vertice. I favorevoli sono almeno quindici, fra cui la Francia di Emmanuel Macron, la Polonia e il Belgio. Fra gli scettici ci sono ancora Germania, Olanda e l’Ungheria di Viktor Orban, che minaccia il veto persino sul piano per l’acquisto congiunto di gas, un’altra delle misure che costringerebbe lo Zar a ridurre i prezzi imposti dai colossi russi del gas. Il meccanismo di cui si discuterà oggi a Bruxelles non è un vero e proprio tetto, ma se passasse porrebbe un limite alla volatilità della Borsa del gas di Amsterdam.
Potrebbe essere la giusta conclusione per Draghi, che per primo ha parlato in Europa dell’ipotesi di un tetto al prezzo del gas. «È solo la fine di un governo», dice Draghi. «Cosa ho imparato? Troppe, troppe cose… È stata un’esperienza straordinaria, di cui sono straordinariamente contento e che finisce in maniera molto soddisfacente. La cosa più importante è la buona coscienza del lavoro fatto».
Ma le preoccupazioni sono tante. Non solo il timore che il governo a trazione Berlusconi-Salvini rimetta in discussione la linea fermamente atlantista dell’Italia anzitutto in Europa. Ma anche che dopo la decisione di Berlino di stanziare 200 miliardi del bilancio nazionale ci siano pochissime possibilità che l’Unione vari un nuovo fondo di solidarietà contro il caro energia.
Nelle casse del Tesoro Draghi lascerà a disposizione meno di 10 miliardi. Che cosa accadrà dopo? Come farà Giorgia Meloni a scrivere la legge di bilancio con i tassi di interesse in crescita, correndo il serio rischio di far salire i rendimenti dei titoli di Stato italiani? Chi lo conosce è convinto che anche dopo la cerimonia della campanella Draghi userà la sua credibilità a sostegno del primo presidente del Consiglio donna. Il primo banco di prova del passaggio di consegna sarà la visita del presidente francese Emmanuel Macron a Roma nel weekend.