Fuori dal coroL’ortodossia retorica dei pacifisti e il buon senso degli ucraini

Storia di come un medico che cura i bambini mentre piovono bombe e missili ha smontato la narrazione di una ong durante un incontro organizzato per chiedere una pace senza vinti né vincitori

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L’altro giorno mi è toccato di accompagnare mia figlia, per la scuola, a una manifestazione di non so più quale organizzazione umanitaria. Tema, come ormai si dice (se mettessero la galera per chi usa “tema” smetterei di essere contro il carcere), la guerra in Ucraina. Tutto molto di sinistra. Tutto molto pacifista. Tutto molto i torti non stanno da una parte sola. Tutto molto «eh però anche i territori occupati da Israele». Tutto molto con le armi non si costruisce la pace. Tutto molto «sono i civili a farne le spese». Nulla, chiaramente, sul fatto che le armi che ammazzano i civili non sono quelle mandate agli ucraini per difendersi, ma quelle usate dai russi per aggredirli.

Bene, dopo un po’ di questo andazzo, e mentre io sgranavo in silenzio il rosario di tutte le bestemmie, a rompere la cappa arcobaleno gravante su quell’assemblea di pace da operazione speciale alzava la mano un mite vecchietto e diceva: «Cari amici, io vi ho ascoltato e va bene tutto, ma francamente io sarei dalla parte dell’Ucraina». Apriti cielo. Se avesse detto che Joe Biden dopotutto è meglio di Kim Jong-un – e sarebbe stato tutto dire, in quel milieu – avrebbe suscitato meno sdegno.

La temperie si sarebbe ricomposta in rasserenante calma pacifista, dopo opportuna tacitazione del poveretto che aveva osato fare stecca in quel coro, se per disgrazia il microfono non fosse finito in mano a un altro ospite, un medico ucraino chiamato a raccontare come lavora per curare i bambini mentre piovono bombe e missili. 

Il moderatore, una specie di kapò da centro sociale, lo invita a esprimersi su una domanda serpeggiante dall’inizio alla fine di quella tavola rotonda sulla pace col culo degli altri, e cioè: «Ma una pace senza più armi all’Ucraina, una pace senza vinti né vincitori, una pace che non preveda la sconfitta dei russi, è proprio impossibile?». 

Lo sventurato non rispose come quello si aspettava, ma così: «Noi abbiamo chiaro chi è il nemico. Abbiamo chiaro chi ci difende dal nemico: il nostro esercito. Noi combatteremo il nostro nemico e lo sconfiggeremo». Per fortuna c’era qualche telecamera a riprendere la reazione pacifista. Se no mi sa che lo menavano.

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