Dal 24 febbraio la Russia ha perso in guerra quasi seimila unità di equipaggiamenti militari e a causa delle sanzioni la sua industria non ha la capacità di rimpiazzarle. Anche la quantità di munizioni che ha già consumato non è sostituibile. Lo ha reso noto un rapporto dell’Ufficio del Director of National Intelligence statunitense: quel funzionario con rango di membro del Gabinetto che negli Stati Uniti dirige la United States Intelligence Community con i suoi 18 componenti (la Cia non è che la più nota).
La capacità della Russia di costruire sofisticate armi di precisione è stata danneggiata dai controlli sulle esportazioni, che limitano l’accesso del Cremlino alla tecnologia avanzata.
Ma le sanzioni occidentali hanno creato carenze anche di tecnologie meno complesse, e gli Stati Uniti si sono concentrati su tecnologie “choke point” come cuscinetti a sfera o dispositivi di fissaggio che possono ostacolare ulteriormente la produzione di forniture militari, secondo un alto funzionario che ha parlato in condizione di anonimato per discutere i risultati del rapporto.
Già a maggio Washington aveva iniziato a rilevare carenze critiche di rifornimenti nei ranghi russi. Effettivamente si è prodotta una grave carenza di cuscinetti, che rende quasi impossibile sia la produzione che le riparazioni di carri armati, aerei, sottomarini e altri sistemi militari. Ma mancano anche i motori diesel.
Secondo il rapporto, per superare le sanzioni, ai servizi di intelligence russi sarebbe stato ordinato di acquisire illecitamente tecnologia e parti occidentali. La Russia si è rivolta anche a Paesi come l’Iran e la Corea del Nord, che operano in gran parte al di fuori del sistema economico internazionale e che sono anche soggetti alle sanzioni occidentali.
Gli Stati Uniti hanno risposto con sanzioni alle società iraniane coinvolte nella produzione e nel trasporto di droni acquistati dalla Russia per l’uso in Ucraina.
Anche il vice segretario del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti Wally Adeyemo ha parlato sul punto, spiegando che le crescenti difficoltà della Russia ad accedere a tecnologie avanzate «ostacolano la capacità della sua industria della difesa di produrre armi, nonché di sostituire quelle che sono state distrutte in guerra». In particolare, due dei più grandi produttori di microelettronica nazionali della Russia hanno dovuto interrompere temporaneamente la produzione a causa della mancanza di tecnologie straniere critiche.
Adeyemo ha dunque annunciato che l’Office of Foreign Assets Control ha emesso linee guida. Le sanzioni potrebbero dunque essere estese a tutte quelle persone, aziende o Paesi che forniscono munizioni alla Russia o supportano il complesso militare-industriale russo.
Mosca ha anche avuto difficoltà a mantenere il suo export militare, che è in pratica l’unica fonte importante di valuta a parte le materie prime. Dall’inizio della guerra gli Stati Uniti hanno concentrato i propri sforzi su due fronti: fornire all’Ucraina significativi aiuti militari e danneggiare economicamente la Russia attraverso ampie sanzioni e controlli sulle esportazioni.
A partire dalle sanzioni ricevute nel 2014, dopo l’annessione della Crimea, Mosca ha affinato la sua capacità di eludere i controlli sulle esportazioni e i blocchi internazionali, ha spiegato ancora Wally Adeyemo. Ma le sanzioni imposte dopo l’invasione dell’Ucraina sono più ampie, lasciando alla Russia meno opzioni.
Venerdì il Dipartimento del Tesoro ha riunito rappresentanti di governi di Europa e Asia, apposta per discutere su come rafforzare i controlli sulle esportazioni per danneggiare ulteriormente l’industria bellica russa. In cima all’agenda della coalizione internazionale c’è in particolare bloccare la capacità russa di produrre nuove munizioni, intanto che le forze ucraine concentrano i loro attacchi sui depositi.