Alcune volte si pensa erroneamente che grandi paesi possano fare meglio di quelli meno estesi per risorse, volontà, superficie, popolazione. A dire il vero non c’è da generalizzare perché, alle volte, sono proprio quelle realtà minori a essere dei veri e propri concentrati di operosità, buone idee e forza di volontà. Abbiamo parlato spesso dell’Austria recentemente perché le sue produzioni casearie, la sua attenzione agli alpeggi, all’agricoltura, alla circolarità delle sue attività è esemplare per tanti vicini di casa, italiani compresi. Secondo una ricerca del 2021, questa nazione conta da sola 24.480 agricoltori attivi, e una fattoria su cinque biologica, ovvero circa il 22,8% sul totale. All’interno dell’Unione Europea è in assoluto leader nel biologico, non solo per superficie coltivata ma anche per percentuale di consumatori che in media acquistano prodotti certificati biologici nel corso di una settimana tipo. Facciamo riferimento a prodotti diversi quali latte, uova, yogurt, patate, verdura, carne.
La sensibilità verso questo comparto è cresciuta progressivamente grazie ad un’attenzione sempre maggiore, volta alla promozione e tutela di un patrimonio culturale prezioso e unico. Ecco perché oggi sono gli abitanti stessi a scegliere per primi un prodotto bio rispetto a un altro, tant’è che più di ogni decimo prodotto (12,2 %) acquistato nei supermercati è biologico. Se da cosa nasce cosa, è vero anche che sempre più aziende si convertono a questo tipo di produzione e molto spesso si tratta di realtà di piccole dimensioni. In media gli ettari gestiti sono 27,5. Un impegno che il singolo produttore o imprenditore sceglie prima di tante altre certificazioni e riconoscimenti perché inevitabilmente il territorio merita di essere preservato e allo stesso tempo coltivato e messo a reddito nella maniera corretta (vedi approfondimento). Erba e fieno sono il foraggio per la maggior parte degli animali così come i mangimi acquistati devono provenire da fattorie biologiche. Gli animali destinati all’agricoltura biologica dovrebbero essere in grado di condurre una vita sana e lunga. La cosiddetta “performance a vita” è tenuta maggiormente in considerazione.
Biologico significa più impegno: lavorare secondo i principi dell’agricoltura biologica significa soddisfare molte esigenze diverse: la crescita di piante e animali richiede più tempo, più pazienza e spesso più lavoro dell’uomo. Il legame tra suolo, piante e animali viene curato e tenuto maggiormente in considerazione. Le risorse, dai foraggi ai fertilizzanti, sono diverse, più costose, realizzate ad hoc. A fronte di questi sforzi arrivano numerosi benefici e non ultimo una maggiore fidelizzazione e soddisfazione della clientela stessa.
Una scelta che porta valore aggiunto perché implica lavorare a stretto contatto con la natura, cercando di preservare la biodiversità del sistema. Questo tipo di agricoltura cerca di stringere i cicli dei materiali e sistemici in modo da avere meno sprechi possibili e un utilizzo più virtuoso per tutta la catena. Un esempio? Il bestiame pascola sull’erba e il letame e il liquame che ne derivano vengono nuovamente utilizzati come fertilizzante organico per i seminativi dell’azienda. Vi sono dei casi in cui si utilizzano fertilizzanti minerali quali ad esempio la polvere di roccia, ma si tratta di casi sporadici e funzionali a reintegrale determinati nutrimenti nel terreno. Tutto ciò che possiamo identificare come sintetico, chimico, a rapido assorbimento per il terreno è chiaramente proibito anche perché guasterebbe il raccolto, il terreno stesso, le falde acquifere e a domino tutta la catena vegetale.
Less is more: i prodotti realizzati con materie prime biologiche dovrebbero rimanere il più naturali possibile durante la lavorazione. Anche quella piccola percentuale di additivi e coadiuvanti tecnologici usati va sempre molto calmierata, proprio perché la naturalezza del prodotto viene preservata – e anzi in certi casi anche incentivata. Per imparare ad avere maggiore consapevolezza è importante sapere che il logo verde dell’UE è il segno ufficiale del biologico in tutta Europa. Accanto all’EU-Bio-Logo, sulle confezioni possono comunque comparire anche i loghi di realtà biologiche private, come per esempio le singole associazioni di categoria (Bio Austria, Demeter etc.), o di enti di controllo e marchi commerciali. In Austria, chi predilige poi prodotti bio del territorio e di alta qualità può fare riferimento al logo AMA, statale e indipendente. Sulle linee guida del Logo biologico dell’EU, AMA-Marketing ha elaborato un marchio di qualità per i prodotti Bio austriaci: l’AMA-Biosiegel. Le direttive per l’ottenimento del marchio governativo AMA si rifanno a quelle previste dalla legislazione europea per il settore biologico. Tali direttive assicurano alta qualità degli alimenti, severi standard ambientali e che l’origine delle materie prime sia protetta e certificata. Il bollino tondo rosso e bianco dell’AMA-Biosiegel garantisce non solo la provenienza nazionale, ma anche che la lavorazione e la trasformazione degli elementi avvengano in territorio austriaco. Per quanto riguarda la tracciabilità della carne invece l’AMA-Biosiegel garantisce per la filiera totale dell’animale, ovvero che sia nato, allevato, nutrito, macellato e infine lavorato in Austria. Una realtà che si tutela a tutto tondo e lavora con grande interesse il raggiungimento di obiettivi sempre più ambiziosi in termini di consumo, qualità dell’acquisto e valorizzazione del proprio patrimonio agro-alimentare. Un modus operandi assolutamente esemplare da cui prendere esempio.
Per un quadro completo delle produzioni bio made in Austria, visitate il sito di AMA.
Per avere maggiori informazioni su hotel che seguono criteri biologici e fare delle vacanze totalmente sostenibili in territorio austriaco, visitate il sito ufficiale del turismo.
Tutte le immagini sono fornite da AMA – Agrarmarkt Austria Marketing