AnniversariAnni e territorio scrivono la storia italiana

Le cantine più longeve ci permettono di degustare vini preziosi ma anche di scoprire, attraverso le modifiche che percepiamo nel bicchiere, la storia climatica e di stile che caratterizzano l’Italia che fa vino

Cantina Tollo

Le storie di famiglia legano indissolubilmente il mondo del vino con le persone che vivono il territorio: è grazie a gente della terra se molte delle produzioni enologiche italiane sono mantenute e diventano patrimonio del nostro Paese, da gustare e da esportare, da conoscere e divulgare come vero patrimonio culturale prima ancora che enologico. E le storie che vengono raccontate nel bicchiere sono sì storie di uomini, ma anche di terra, di ambiente, di modifiche nel clima e di cambiamenti di stili enologici.

È il caso di Nabucco, primo nato in casa Monte delle Vigne, nel 1992, è anche il primo rosso fermo realizzato nella provincia. Il vino simbolo dell’azienda parmense, prodotto quasi esclusivamente con uve Barbera e Merlot, celebra quest’anno le trenta vendemmie. Nabucco è una sintesi profonda dell’identità dell’azienda: è il primo vino nato in casa Monte delle Vigne, nel 1992, ed è il primo rosso fermo realizzato a Parma, un territorio dove per tradizione dominano i frizzanti. Il nome del vino è un omaggio al territorio parmense e al suo carattere legato al mondo lirico come città della musica.

Fin dagli inizi Monte delle Vigne si è orientata all’allevamento di vitigni autoctoni, come la Barbera da cui nasce Nabucco, che riescono ad esprimere al meglio il terreno in cui vengono allevati. A questo l’azienda ha sempre affiancato grande attenzione alla sostenibilità, obiettivo che viene perseguito sia in vigneto che in cantina, dotata di impianto fotovoltaico da 40 kW, sistema solare termico e di recupero delle acque piovane per l’irrigazione, oltre che di procedure per il riciclo dei materiali.

«Nabucco – dichiara Paolo Pizzarotti – non celebra solo i suoi primi trent’anni, ma anche l’inizio di un lungo cammino che ha visto la nostra azienda protagonista della produzione di vini biologici di qualità, nel rispetto della sostenibilità e sostenuti da una forte passione, a partire da vitigni radicati nel territorio, e dal peculiare carattere fermo in controtendenza con i vini frizzanti tipici di questa terra. Una festa per il successo di un vino quindi che, fin dal nome, trasmette energia e tenacia, gli stessi valori dell’opera verdiana che ha debuttato alla Scala di Milano nel 1842».

I vigneti con cui viene prodotto Nabucco hanno dai nove ai trent’anni di età e crescono su terreni calcareo-argillosi ad un’altitudine di 200/300 metri. L’uva Barbera viene selezionata e raccolta a mano e macera, dopo la fermentazione a 32°, 30 giorni sulle bucce e affina poi 12/14 mesi. Le barriques utilizzate sono di rovere francese di Allier, privilegiando tostature medie dolci, provenienti da diverse tonnellerie: Berthomieu nei primi anni, Vicard dal 2007, e negli anni successivi Taransaud, Centre France e Orion.

Con l’introduzione – dal 2018 – di botti di rovere da 25 e 20 ettolitri e la riduzione dell’inserimento di legni nuovi al di sotto del 30%, il vino è risultato più fresco, fruttato, polposo, con tannini meno evoluti. Mantiene comunque la classica struttura ed eleganza tipica dei vini affinati in legno. Nel calice il vino è rosso rubino carico con riflessi violacei, al palato è avvolgente ed equilibrato, fruttato, con tannini morbidi e setosi, mentre al naso i profumi sono ampi ed intensi, su note di frutta rossa, liquirizia e sottobosco. Perfetto con carni rosse, arrosti e Parmigiano Reggiano.

Stessa filosofia e stesso legame con il territorio anche per Cantina Tollo, a sua volta al trentennale con il Cagiòlo, che viene celebrato con una confezione speciale in edizione limitata: il cofanetto racconta il luogo in cui nasce il Montepulciano d’Abruzzo Dop Riserva mentre la scatola segue le linee del territorio abruzzese in cui ha origine il vino, evocandone la magia. Fiore all’occhiello della produzione del gruppo teatino, Cagiòlo è un prodotto d’eccellenza che racconta la storia dell’Abruzzo e che fin dalla sua nascita, nel 1992, ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti riscuotendo un successo di pubblico e critica.

«Questo Montepulciano d’Abruzzo Dop Riserva racchiude lo spirito di Cantina Tollo e del territorio di cui ci facciamo ambasciatori – spiega il Presidente Luciano Gagliardi – Da trent’anni racconta al mondo questo luogo straordinario, dove il mare incontra le montagne e dove le uve Montepulciano danno vita a un vino che, nel corso della sua storia, ha superato la prova del tempo, regalandoci emozioni uniche».

Cagiòlo prende il nome da casciòle, termine che in dialetto abruzzese indica la terra calcarea delle colline dove nasce questo vino straordinario. I vigneti più longevi e dalle radici profonde, quindi più stabili ed equilibrati, e il terreno su cui sorgono fanno sì che la maturazione avvenga in maniera armoniosa e che i tannini siano più bilanciati ed eleganti. Profondo, complesso e persistente, questo vino colpisce fin dal primo sorso per il perfetto equilibrio tra struttura e morbidezza. Dopo la raccolta delle uve, che avviene nella seconda metà di ottobre, seguono la fermentazione con lunga macerazione delle bucce a temperatura controllata in serbatoi di acciaio inox, la fermentazione malolattica in vasca e l’affinamento in legno per minimo nove mesi. Il risultato è un rosso di colore rubino intenso, con sfumature violacee, che al naso rivela frutti rossi maturi, con note di amarena e mora, insieme a fini sentori speziati di cacao, vaniglia, liquirizia e cannella. Il sapore è pieno e di lunga persistenza, con tannini dolci e vellutati.

Anni e territorio anche sulle spalle della cantina trentina Pisoni, che inizia a farsi strada nel mondo del bere con le grappe, e si attesta anche nel vino con la scelta di diventare un riferimento nell’ambito del Trentodoc. L’azienda nasce infatti nel 1852 ma l’interesse e l’amore per il territorio e le vigne della Valle dei Laghi del Trentino nasce ben prima. Si rintracciano testimonianze della secolare storia familiare già nel ‘500 quando Carlo Antonio Pisoni forniva di vini ed acquaviti la corte del Principe Arcivescovo Cristoforo Madruzzo durante il Concilio. Le condizioni climatiche, l’altitudine dei vigneti, situati tra i 300 e i 500 m s.l.m., e la vicinanza a tesori naturali come i laghi e le splendide vette montane, permettono l’alternarsi di forti escursioni termiche che conferiscono all’uva freschezza e acidità per le quali i prodotti Pisoni, Grappe e Trentodoc, sono riconosciuti.

Le redini dell’azienda passano nel 1949 ad Arrigo e Gino, ai quali nel 1954 si aggiunge Vittorio e, da allora, con grande passione apportano importanti cambiamenti all’azienda, investendo in alambicchi Tullio Zadra interamente in rame, ancora oggi utilizzati. Dall’inizio del 2000 alla guida della distilleria e della cantinaci sono Elio e Giuliano, figli di Arrigo che ancor oggi si occupa del remuage dello spumante, e Andrea e Francesco, figli di Vittorio. I Pisoni sono tra i fondatori di Confindustria Trento, dell’Istituto Tutela Grappa del Trentino e dell’Istituto Trentodoc, un impegno costante di valorizzazione del territorio, legato indissolubilmente alla conoscenza dei loro spumanti.

Tanti gli anni sulle spalle anche per le Tenute Silvio Nardi: è il 1950 quando il fondatore, proprietario di un’azienda di macchinari agricoli della Val Tiberina in Umbria, acquista Casale del Bosco. Montalcino è un paese rurale sconosciuto che si sta lentamente riprendendo dalla devastazione della Seconda Guerra Mondiale e solo un visionario può intuirne le potenzialità. Nel 1954 arriva la prima annata del Brunello di Montalcino di questa azienda, una delle prime sei della denominazione a imbottigliare, e oggi una delle poche che può annoverare nella sua library bottiglie degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento ancora straordinariamente godibili.

Dal 1990 a guidare le Tenute è la vulcanica e determinatissima Emilia Nardi, che per questo grande lavoro ha ricevuto il prestigioso riconoscimento “De@ Terra” dal Ministero delle Politiche Agricole ed è arrivata a raccontarlo fino all’assemblea delle Nazioni Unite nel 2018. Un traguardo questo che non si può certo raggiungere in solitario, ma che Emilia deve anche a una squadra di collaboratori in grado di dimostrare professionalità, coraggio, cuore e creatività. La capacità di identificare e coinvolgere di volta in volta in vigna e in cantina esperti del calibro di Andrea Paoletti, Yves Glories o Eric Boissenot, ha portato non solo il loro know-how in azienda, ma ha accresciuto ancor di più la passione della squadra interna.

Anche i vigneti, con le loro diverse personalità ed espressioni, fanno idealmente parte del gioco di squadra, dando vita a tre espressioni diverse del Sangiovese: il Brunello Tenute Silvio Nardi, fusione esemplare ed emozionante dei due terroirs che compongono l’azienda, mentre i due cru, Manachiara e Poggio Doria parlano delle diversità dei due versanti. Questi tre vini, con il loro carattere così diverso, raccontano al mondo l’azienda, la sua mission e il suo grande amore per questa terra. Il focus che caratterizza questa cantina è proprio la sua presenza in due zone affini da diverse: due tenute, due versanti e otto macro parcelle, raccontano la storia di due territori immersi nei paesaggi senza tempo di Montalcino e con affacci mozzafiato sulla Val d’Orcia, due mondi unici, entrambi Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco: Casale del Bosco e Manachiara, che confluiscono nel plurale del nome dell’azienda.

Tenute Silvio Nardi_Emilia Nardi_Vendemmia_Credits Bruno Bruchi

Le peculiarità di Casale del Bosco e Manachiara emergono nettamente nelle tre espressioni di Brunello. Il Brunello Tenute Silvio Nardi è un blend di venti vinificazioni di uve da singolo vigneto provenienti dalle due tenute che riesce a trovare l’equilibrio tra fermezza di struttura da un lato e frutto e aroma dall’altro. Il suo assemblaggio riesce a catturare le note diverse dei terroirs e la morbidezza arriva dopo un affinamento gentile. I due cru sottolineano in maniera netta e bellissima la loro appartenenza: Manachiara, prima annata la 1995 è strutturato, di carattere, con un frutto seducente e una texture morbida, mentre Poggio Doria è elegante e aristocratica espressione del Sangiovese, mostra intrigante complessità, tannini vellutati, finale succoso e un’attraente nota balsamica e di frutta secca.

Il Brunello Tenute Silvio Nardi e i cru di Brunello Manachiara e Poggio Doria hanno una notevole longevità e sono capaci di evolversi con gli anni regalando ai consumatori nel tempo tantissima emozione e… un pezzetto di Montalcino. «Voglio che i miei vini esprimano l’essenza di ogni nostra vigna e di quella zona unica della Toscana che è Montalcino» sottolinea Emilia, che in queste parole racchiude l’essenza delle aziende che fanno del rispetto del territorio e della sua storia una scelta stilistica, culturale e di principio. È anche da queste scelte visionarie e identitarie che passa la storia del nostro Paese.

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