Il leader di Azione Carlo Calenda sarà oggi a Palazzo Chigi per presentare le proposte del Terzo Polo sulla legge di bilancio. Una «contromanovra», come l’ha chiamata lui, perché «ci comportiamo anche dall’opposizione come se fossimo al governo. Se si fa una proposta, diciamo quali sono le coperture e come farle», ha detto a Linkiesta Festival.
Niente piazze, come annunciato da Pd e Movimento Cinque Stelle. Ma proposte. La premier Giorgia Meloni riceverà la delegazione del Terzo Polo insieme ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. All’ordine del giorno ci sono le proposte di Azione e di Italia Viva sulla legge di bilancio, apparentemente inconciliabili con il provvedimento licenziato dal consiglio dei ministri e arrivato ieri alla Camera. Le ricette principali sono: destinare gran parte dei 21 miliardi che la manovra dedica all’energia a un tetto nazionale al prezzo del gas invece che al credito di imposta, ripristino di Industria 4. 0, più soldi a sanità e scuola, a famiglia e giovani. Per trovare i fondi, via quota 103 e tutte le risorse che la legge di bilancio mette «sulle promesse elettorali» del centrodestra.
I renziani della delegazione porranno anche un’altra domanda: che farà il governo con il Mes? Tornerà in scena l’ormai famoso Fondo Salva Stati, il Meccanismo europeo di stabilità che fu protagonista dell’ultima stagione del governo Conte, prima della sua fine. «Sono 37 miliardi di euro che potrebbero cambiare il volto della sanità italiana», ha detto ieri il leader di Italia Viva Matteo Renzi. Soldi che però Meloni dall’opposizione ha sempre rigettato, rifiutando il sistema di aiuti e di prestiti a condizioni agevolate previsti per i Paesi dell’Eurozona, e considerati da Fratelli d’Italia e Lega una specie di Troika mascherata.
L’ex premier cercherà di «stanare» Meloni, spiega La Stampa, puntando sul fatto che la sanità è una delle principali vittime della manovra. Anche perché Renzi sa benissimo che la presidente del Consiglio a breve potrebbe inciampare in un’altra manifestazione di incoerenza, ratificando – come due settimane fa il ministro dell’Economia ha garantito a Bruxelles che farà l’Italia – la riforma del Mes, cioè la revisione delle regole che attende il via libera del Parlamento italiano dal dicembre 2020.
«E poi c’è il tema del costo della vita e del lavoro: vanno messi subito soldi nelle tasche degli italiani. Gli 80 euro del mio governo andavano in questa direzione: i 10 euro in più previsti da Giorgia Meloni in busta paga sono davvero poca roba», spiegava ieri Renzi. E «se il governo decidesse davvero di mettere in campo un intervento serio sul reddito di cittadinanza, lo valuteremmo. Fin troppi soldi dei contribuenti sono finiti nelle tasche di truffatori e furbetti, per costruire il consenso di Giuseppe Conte. Spero però che si passi presto ai fatti. Perché noto come la Meloni di lotta sia ben diversa dalla Meloni di governo».