È ora di fare sul serioLa sfida della società civile europea alla Cop27

Il comitato economico e sociale europeo propone una agenda concreta in tre punti per garantire una transizione equa e aiutare i paesi in via di sviluppo a diventare veri motori di cambiamento sociale e climatico

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I datori di lavoro, i sindacati e le ONG dei 27 Stati membri dell’UE hanno concordato un messaggio unico e semplice per la COP 27: è ora di fare sul serio! Una delegazione di sette membri del Comitato economico e sociale europeo (CESE) e un rappresentante dei giovani partiranno per l’Egitto con un messaggio chiaro: la transizione climatica deve essere giusta e non deve lasciare indietro nessuno. Il CESE chiede da sempre azioni concrete e una pressione continua a favore di obiettivi climatici ambiziosi, e invita a tenere conto delle più recenti conoscenze scientifiche, ma è necessario che la comunità mondiale inizi a riflettere più seriamente sulla via da seguire per conseguire i suddetti obiettivi. Occorre un processo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che sia più pratico e che utilizzi un linguaggio chiaro.

A tal fine il CESE propone un’agenda, molto concreta, in tre punti.

In primo luogo, si deve contare sull’aiuto della società civile, che è la vera chiave del successo. Un processo climatico autenticamente trasformativo richiederà un massiccio sostegno “dal basso”. Il CESE sta unendo le forze con altre componenti della società civile, in particolare con il movimento dei giovani per il clima, per chiedere giustizia climatica, e questo sarà il messaggio che porteremo a Sharm el-Sheikh: che cosa può fare la società civile, in Europa e in tutto il mondo, per svolgere un ruolo più attivo nella salvaguardia del futuro del nostro pianeta? Che cosa possiamo fare per aiutare i giovani a convincere i leader politici che non rimane più molto tempo?

In secondo luogo, la dimensione sociale è fondamentale. Dobbiamo sottolineare l’importanza di garantire che la transizione sia giusta e spiegare che cosa ciò significhi nella pratica. È necessario che i cittadini vedano la transizione come un processo equo, per cui occorre combinare l’obiettivo climatico con misure sociali concrete. E dobbiamo ricordare che non si tratta solo di equità, ma che è fondamentale garantire un’adesione convinta da parte di tutti i settori delle nostre società.

In terzo luogo, dobbiamo assumerci la nostra parte degli oneri. I paesi in via di sviluppo devono sapere che siamo tutti ugualmente coinvolti: è solo così che garantiranno il loro impegno costante e che avranno la capacità di adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici. Tale impegno è fondamentale per la comunità mondiale, ed è quindi nell’interesse del mondo sviluppato assicurare un sostegno finanziario per il costoso processo di transizione cui devono far fronte le economie meno sviluppate. L’adattamento e la mitigazione vanno di pari passo: dobbiamo concentrarci in egual misura su entrambi.

Coinvolgere maggiormente la società civile e in particolare i giovani, garantire una transizione equa e aiutare i paesi in via di sviluppo a diventare veri motori di cambiamento sono tutte azioni con un denominatore comune: la promozione della giustizia climatica, un obiettivo che è più centrale che mai a Sharm el-Sheikh, la prima COP organizzata in Africa dal 2016.

Questo è il messaggio della società civile europea ai leader mondiali che si riuniscono per la COP 27. La società civile è con voi, la Terra è il nostro pianeta e vogliamo essere maggiormente coinvolti nei progressi a venire. La transizione deve essere equa, sia in Europa che nel mondo, perché è giusto e perché abbiamo bisogno dell’adesione di tutti. Ma occorre fare sul serio! Abbiamo bisogno di piani dettagliati, di un linguaggio chiaro e di soluzioni pratiche.

È giunto il momento di agire.

Peter Schmidt è presidente della sezione Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente del Comitato economico e sociale europeo

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