«C’è grande coesione su un progetto di manovra fatto a tempo di record. Il nostro governo ha giurato meno di un mese fa e siamo riusciti a varare una finanziaria in tempi troppo stretti per dare spazio a strategie definitive, ma senza rinunciare a dei punti di riferimento e a cambiare rotta su alcune questioni di rilievo». Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e numero due di Fratelli d’Italia, oltre che cognato di Giorgia Meloni, sul Corriere dà un primo giudizio sulla legge di bilancio appena varata dal suo governo. Una manovra con poche risorse a disposizione. «Di poco si vive, di nulla si muore», dice.
«Impostiamo un ragionamento che verte sulla crescita economica. Sul Reddito di cittadinanza creiamo le condizioni per trasformare un provvedimento che oggi non ha adeguate politiche attive del lavoro. Diamo un termine di meno di un anno a tutti coloro che beneficiano del Reddito, ma possono lavorare», dice. E se poi faticano comunque a trovare un posto, questo «è compito dello Stato: deve contribuire alla crescita di chi crea e di chi cerca lavoro, ma non si può continuare nell’assistenzialismo se si rifiuta un’offerta. Non lasceremo a piedi nessuno, ci saranno mesi durante i quali attuare politiche attive del lavoro concrete e vincenti». «Elaboreremo i correttivi giusti», dice, senza però spiegare se si affideranno ai centri per l’impiego o alle agenzie private per il lavoro.
Ma «l’ultima accusa che si possa muovere al presidente Giorgia Meloni e a Fratelli d’Italia è di esserci mossi secondo logiche elettorali e di consenso», precisa. «Sul merito ci confronteremo nei prossimi giorni, ma un governo politico ha il dovere di portare avanti il suo programma senza essere condizionato nelle scelte da chi quei risultati non è mai riuscito a ottenerli».
Ma, ammette, «su questa legge di bilancio pesa la scarsità di risorse dovuta alle politiche degli ultimi anni, indotte anche da eventi come la pandemia o la crisi energetica. E pesa il fattore tempo: ci siamo appena messi al lavoro e la legge va subito mandata a Bruxelles». E «avendo una coperta finanziariamente corta, alcune cose fra quelle programmate si possono fare, altre sono rinviate».
Per Lollobrigida è «importante anche la decontribuzione di un 1% in più sui redditi fino a 20mila euro: ci saranno più neoassunti. E interveniamo a favore delle famiglie in difficoltà per l’acquisto di beni primari». Ma non con l’azzeramento dell’Iva su pane, pasta e latte. «C’è un altro provvedimento, più efficace», dice. «Che va a sommarsi a quelli già previsti per i deboli: un significativo aumento delle pensioni minime, in termini relativi, e la possibilità di andare in pensione nel 2023 a 62 anni e 41 di contributi. In più ci sono cento milioni per allungare di un mese i congedi parentali delle madri fino al sesto anno di età del figlio: sosterranno la natalità».
Il punto, però, è che con pochi soldi si cerca di fare tante cose diverse, ma il rischio è di fare poco su tutto. «Abbiamo una visione strategica e abbiamo bisogno di dare dei segnali», dice Lollobrigida. «Di poco si vive, di nulla si muore. Ripeto: questo governo ha 29 giorni. Non lasciamo tutto com’è, dobbiamo iniziare a lavorare sul sociale e per i poveri, che sono un’emergenza. Ci fossimo occupati solo del cuneo, non l’avremmo fatto. Allo stesso modo, il Reddito di cittadinanza non si può abolire senza misure alternative efficaci. Stiamo testando e sperimentando soluzioni».
E assicura unità nella maggioranza: «C’è un clima derivante dalla consapevolezza di una condizione che ci è stata lasciata da undici anni di governi di tecnici o para-tecnici che non hanno dato una strategia all’Italia».