C’è un posto dove i vari stili si mischiano, questo è senza dubbio New York, dov’è possibile incontrare la modernità che tocca il classicismo, e i bar da classifica con quelli che valgono il viaggio solo per la bellezza della location. Ecco i consigli su dove bere a New York con tre ricette ad hoc che il bartender Luca Crinò ha rivisitato per Linkiesta Eccetera in questa seconda puntata di mixology al Bar Pasticceria Massimo di Milano, in via Ripamonti (qui la prima puntata).
«Overstory: il primo locale che ha ispirato il cocktail che prepareremo è collocato in una zona di New York che fino a dieci anni fa era prettamente legata alla finanza. Siamo a Wallstreet, che oggi è invece un angolo cool della Grande Mela. Overstory, appunto è il nostro punto di partenza di questo viaggio nella mixology newyorkese. Siamo all’interno di un palazzo che apparentemente sembra un classico super condominio americano, ma al 64esimo piano troviamo uno dei cinquanta World best bar. Interni Deco e atmosfera da Gotham e all’esterno, sul rooftop, uno dei panorami più suggestivi di New York City a 360°», ci spiega Crinò.
«Il drink in abbinamento – continua – è senza ombra di dubbio il Manhattan per gustare da una parte le luci dello skyline e dall’altra la vita sull’Hudson River. Il re dei drink di un vero newyorkese di cui sveliamo la ricetta: due drop di angostura, una parte di Rye Whiskey (come vuole la ricetta originale che vuole un whiskey di segale) e poi il vermouth, in questo caso il Crinò N.7. Tecnica Stir & Strain, per cui il cocktail è mescolato nel mixing glass con ghiaccio, e poi filtrato in coppetta. Per dare un twist non può mancare una ciliegia sotto spirito e un oli essenziali».
Leggenda vuole il cocktail Manhattan abbia origine nel 1970 al Manhattan Club di New York, in onore di un banchetto tenuto dalla signora Jennie Jerome – per la candidatura a governatore dello Stato di New York del democratico Samuel J. Tilden -, moglie di Randolph Churchill e madre del celeberrimo Winston Churchill, primo ministro inglese durante la seconda guerra mondiale.
Il secondo drink è il Southside: un po’ più radicale, anche per la zona che andremo a esplorare. «Nascosto dietro un’anonima porta nei pressi di China Town, troviamo Attaboy (letteralmente in slang lo tradurremmo come “che ragazzo figo”), eletto miglior cocktail bar del Nord America, e per nove anni consecutivi in The world’s 50 best bars. Creato da due leggende come Sam Ross e Michael McIlroy, è un bar nascosto buio e stretto, dove non c’è un ingresso vero e proprio, ma come ogni speakeasy che si rispetti devi trovare il modo di entrare e quando ci riesci l’attesa può essere anche di un’ora per arrivare al bancone», dice Luca Crinò.
Secondo il bartender «non c’è un menu per cui ogni drink è creato in maniera taylor made seguendo le indicazioni gustative del cliente. Ma da Attaboy prendiamo l’ispirazione per un Southside d’autore. La ricetta è a base di menta fresca “smeshata” per cui si va ad ottenere il massimo dagli oli essenziali presenti nelle foglie, sweet&sour con la parte acida del lime e lo zucchero e il Gin.Un drink aromatico, acido e leggermente dolce. Il colore è un verde molto chiaro, una nuance ottenuta durante la fase di shaker con la menta. Servito in coppa Martini, è importante eseguire una tecnica di double strain (doppia filtrazione) per trattenere i pezzetti di menta shakerata».
Per finire, una ricetta esclusiva: il Crinhattan. L’ispirazione è nata da Apotheke, un locale al 9 di Doyers St. Questo Speakeasy si trova nei meandri di Chinatown, in un vicoletto nascosto. Qui i cocktail più imprevedibili, serviti su ampolle e bicchieri stravaganti, come se vi foste imbattuti nell’antico laboratorio di un alchimista. I camerieri sono vestiti con il camice e i cocktail, dalle strane proprietà, sono chiamati prescriptions. Proprio per questo e per il suo arredamento il locale si chiama Apotheke, dal tedesco farmacia. Il giorno ideale per una visita è il mercoledì, la serata a tema proibizionista, nel quale è richiesta una parola d’ordine per entrare.
«Partiamo con il Whiskey come nel Manhattan ma cambiamo la tecnica di esecuzione che invece di essere “stirrato” nel mixing-glass, sarà shakerato con uno sciroppo di arancia candita fatto da noi in pasticceria con anche l’aggiunta di peperoncino e mezzo lime spremuto per dare acidità, “pungenza” e acidità, con due gocce di tabasco per rendere il tutto irresistibile».