Elogio alla spontaneitàIl disegno non vuole più essere lo zimbello delle arti visive

Alla Milano Drawing Week, che terminerà il 27 novembre, si provano a smontare i pregiudizi che tolgono serietà e valenza artistica a una modalità di espressione troppo sottovalutata. Quattro mostre personali per ricredervi in un batter d’occhio

Lily van der Stokker Charles + Silke, 2003 penna e matita colorata su carta (Courtesy l’artista e Kaufmann Repetto, Milano/New York Presso la galleria Kaufmann Repetto)

Gesto artistico spontaneo per eccellenza, il disegno è una modalità di espressione che attraversa tuttora in modo trasversale tempo e spazio per essere praticata e ritrovata in ogni cultura e a ogni livello. Forse proprio a causa di questa immediatezza, però, è sempre stato relegato in secondo piano quando si parla di arti visive, oscurato soprattutto dal gigante della pittura, considerata di maggior valore sia dal punto di vista artistico, sia per il mercato.

Smontare questo pregiudizio è lo scopo della Milano Drawing Week, organizzata dalla Collezione Ramo e giunta alla sua seconda edizione: una costellazione di mostre diffuse sul territorio milanese che coinvolge, oltre a realtà museali, dodici delle gallerie d’arte contemporanea più importanti e innovative della scena internazionale. 

«Il disegno favorisce il pensiero come nient’altro perché mentre si disegna si scopre e mentre si guarda il segno, si ritrova l’idea originaria dell’artista nella sua autenticità», spiega Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo. Ed è necessario anche aggiornare l’idea di “disegno” che si è sedimentata nel tempo nel pensiero comune: non è più la matita a caratterizzare la tecnica, ormai, ma la carta. Così, diventano disegni collage, gouaches, pastelli, pennarelli, matite, acquerello, e tutto ciò che può essere supportato da un foglio.

In dialogo con opere scelte dall’archivio della collezione (che al momento conta settecento lavori di artisti italiani del XX e XXI secolo), gli spazi espositivi – in alcuni casi per la prima volta nella storia della loro attività – ospitano mostre personali di lavori unicamente su carta. Ecco, nei cinque giorni di apertura della rassegna, quali sono quelle assolutamente da non perdere – e le motivazioni degli artisti per le proprie scelte formali come raccolte da Zucca Alessandrelli:

Lily van der Stokker, I Am Going to Sleep Now. Drawings: 1988-2022, Galleria Kaufmann Repetto
«Il disegno è al centro del mio processo creativo. Tutto parte con un disegno, diventa la forma per i miei wall painting. Molti non diventano un wall painting ma rimangono opere d’arte complete e autonome a tutti gli effetti». Carta e matite sono alla base del processo creativo e della rivoluzione culturale dell’artista olandese Lily van der Stokker, che affida al disegno lo scardinamento femminista dei paradigmi culturali secondo cui alcuni temi e alcune soluzioni formali vengono definiti “femminili” e come tali non ritenuti abbastanza seri o degni di considerazione. 

Stefano de Paolis, Salottino RendezVous, Castiglioni
Si protrarrà ben oltre la settimana della Drawing Week la prima personale di Stefano De Paolis da Castiglioni, on view fino al 18 febbraio 2023. C’è tempo, quindi, per entrare nel mondo che l’artista bergamasco crea nelle sue opere, formalmente matite su carta, ma dalla complessa stratificazione teorica. «Percepisco il disegno come qualcosa di molto vicino al pensiero stesso, e quindi trovo che sia un linguaggio particolarmente astratto e in divenire; oppure tutto in potenza».

Stefano De Paolis, Cineteatrino intergalattico X, 2022 Matita e punta d’argento su carta, 37×57 cm Presso la galleria Castiglioni

Tratti come sussurri, collage come studi di monocromia, opere come portali che trasportano lo spettatore in dimensioni alternative, che vivono su un multiverso in cui ognuno può trovare un rimando o uno spunto condiviso. Ad aprire questi stargate c’è “Dramophone” un cartone a punteruolo del 1976 di Fabio Mauri di rara magnificenza.

Vijay Masharani, Clima Gallery
«Ispirato da Ragione e Rivoluzione di Herbert Marcuse, ho raggiunto una consapevolezza del disegno come spostamento intenzionale dell’intera attività del soggetto sulla pagina, così come il delimitarsi e lo sciogliersi di oggetti solidi in una moltitudine di relazioni viene registrato nella traccia di un segno accurato, iscrizioni aride di polvere e sporco, incisioni di graffi nella polpa fibrosa della carta».

Vijay Masharani Factional strike, 2021 Grafite su carta, 23 x 30 cm (Courtesy l’artista e Clima, Milano Ph: Marco Davolio Presso la galleria Clima)

Vijay Masharani sposta sul foglio le azioni dei suoi video, creando con la matita scene in cui il movimento e il dinamismo squarciano la superficie. In dialogo con la serialità di una pagina di schizzi di studio per un elemento decorativo di Lucio Fontana, le pareti della galleria diventano uno storyboard che richiama la pratica video dell’artista americano, riuscendo a fondere due media quasi ontologicamente opposti.

Fabio e Carlo Ingrassia, Galleria Zero 
«I nostri disegni sono dei nuclei grafici. Il nostro colore appare come un fenomeno, un evento della materia naturale appunto, senza essere naturalistico. Noi ci muoviamo attorno a un punto, un movimento demografico, un movimento continuo. Bisogna dare all’opera una resistenza fisica, bisogna rivendicare la necessità di utilizzare i materiali. Il disegno per noi sviluppa un’oggettività visiva estrema e agisce come un segno internazionale, un segnale piuttosto che un segno, è una materia che genera materia. Sono colori recettivi».

Milano Drawing Week a cura di Collezione Ramo, vista dell’allestimento presso Galleria ZERO, Milano, 19-27 novembre 2022. Opera: Carlo e Fabio Ingrassia – Nessun giorno senza una linea, 2021-2022, pastello su cartone, 6.5 x 9.8 cm. (Courtesy gli artisti, ph. Marco Cappelletti)

Ed è il colore che avvolge lo spettatore quando si avvicina a “Nessun giorno senza una linea”, il piccolo pastello su cartone della coppia di artisti catanesi. La luce rossa che riempie lo spazio sotterraneo della galleria accende l’ondata incastonata nello scarlatto della parete, messa in dialogo con l’oscurità di una carta di Medardo Rosso. 

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