On the move La magia che nasce quando un attore si scollega dalla vita reale

Montblanc lancia la sua nuova collezione di accessori Extreme 3.0 attraverso il volto di Cillian Murphy, conosciuto dai più grazie alla serie tv Peaky Blinders. Questa volta la creatività è sinonimo di agilità e sospensione: ne abbiamo parlato direttamente con Marco Tomasetta, artistic director del brand tedesco

Courtesy of Montblanc

What moves you, makes you. Ossia: ciò che ci anima, definisce ciò che siamo. Questo è il comandamento dell’ultima campagna di Montblanc, intitolata proprio “On the move”, realizzata dall’agenzia Wieden + Kennedy Amsterdam e diretta da Ian Pons Jewell. Marco Tomasetta, nominato nuovo direttore creativo del marchio nel marzo del 2021, descrive il suo come un tentativo di configurare il mondo interno di un artista, o meglio, di chiunque sia a contatto con la scrittura e il gesto dello scrivere. Scrivere, ma anche abbozzare, disegnare, sottolineare. Insomma, chiunque abbia bisogno di una penna. Segnare un appunto sul foglio, o anche solo buttare giù le fasi di una ricetta, come ad esempio fanno gli chef, significa essere parte di un processo creativo, che dunque è per antonomasia in continua evoluzione, continuamente itinerante.

Per questo, aveva bisogno di una figura di elezione come Cillian Murphy. Nessuno meglio di un attore conosce il viaggio interiore e intimo che subentra laddove ci si spoglia di sé e si esplorano nuove dimensioni corporee e concettuali. «Un attore si scollega dalla vita reale. È più connesso con le sue emozioni e i suoi ricordi, perché riesce a reinterpretarli», racconta Marco Tomasetta a Linkiesta Eccetera.

Ecco perché all’inizio della pellicola vediamo Cillian Murphy dentro a un teatro, assorto nella lettura di un copione. Poi, esce. Cammina in mezzo a gruppi di individui che si muovono al rallentatore, o al contrario. Il silenzio grava sull’atmosfera generale, rotto solo dalla sua voce in voice over. L’obiettivo era proprio comunicare la dissociazione positiva in cui si imbatte chiunque entri in dimensioni alternative fornite dall’arte. «Quando si esce da un cinema, siamo ancora sommersi dal film appena visto. Esso ci penetra, e rompe il rapporto che abbiamo col quotidiano», dice Tomasetta.

L’arte è viaggio e il viaggio è arte. Lo sapeva bene Virginia Woolf, che costella i suoi numerosi romanzi di “epifanie” improvvise in cui i personaggi rompono il corso normale degli eventi e precipitano indietro nel tempo, o in avanti, rapiti da brevi istanti di rivelazione, in cui capiscono delle cose di sé, o cominciano a guadarsi da fuori, proprio come all’interno di una narrazione nella narrazione. E se, come sostiene Marco Tomasetta, questo rapporto con l’immaginazione non è mai cambiato, allora nemmeno la scrittura come l’abbiamo sempre conosciuta cambierà mai.

Courtesy of Montblanc

Verrà forse supportata da strumenti diversi, come succede oggi con i tablet o i computer, ma non muterà nella sua essenza, nel suo nocciolo vitale. E così la mobilità di idee e di pensiero. Non è un caso che Montblanc si impegni da sempre nell’eccellenza di oggetti che vivono di noi e per noi in modo imperituro. La nuova collezione Extreme 3.0 contiene tutte le categorie di prodotti con cui è stata solita inserirsi nell’immaginario collettivo – strumenti di scrittura, orologi, pelletteria e accessori, come lo smartwatch Summit 3 e il nuovo segnatempo 1858 GMT.

Semplicemente, ha puntato su forme e dettagli che riflettessero lo stile di vita dinamico delle nuove generazioni: le pelli sono morbide, le linee comunicano versatilità, ordine, misura. La borsa 24/7, ad esempio, si sposa perfettamente ad essere un borsone da viaggio, ma anche un portafoglio o un porta documenti. L’essenziale con cui viaggiare. L’essenziale con cui imbarcarsi all’interno dell’esplorazione della realtà contemporanea, desiderando al contempo evaderne, uscirne, circuirla, comprenderla.

E naturalmente la penna, che stavolta si chiama StarWalker BlackCosmos ed è caratterizzata da una punta più piccola, più agevole – ancora una volta la praticità non svilisce la sua assoluta e antichissima funzione di intermediario tra l’inconscio e l’azione, anzi, possibilmente la esalta. Non è un caso se Matteo Tomasetta ha confessato che la pellicola originaria della campagna durava circa un’ora. A noi, fruitori finali, ne arriva circa un minuto. Godiamo del prodotto ultimo, contratto, già sviluppato nelle sue infinite, possibili vie. Il percorso creativo che ha comportato si può solo intravvedere. Eppure è imprescindibile. Non ci resta che osservare e interpretare, gli ultimi segmenti che concludono il tragitto dell’opera: cioè quando si arresta e compare davanti al pubblico.

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