La Russia ammette ufficialmente di essere entrata in recessione, ed è evidentemente effetto delle sanzioni in seguito alla guerra in Ucraina. Nel terzo trimestre del 2022 il Pil è infatti sceso del quattro per cento, secondo una prima valutazione dell’agenzia statistica russa Rosstat pubblicata mercoledì. Un andamento simile a quello che nel secondo trimestre aveva portato a un calo del 4,1 per cento.
Potrebbe essere pure considerato un dato positivo, visto che cala di un punto, e che vari analisti si aspettavano che avrebbe potuto arrivarsi a un meno 4,5 per cento. Ma la botta economica resta dunque pesante, specie se considerata in contemporanea con la botta militare della ritirata da Kherson e anche dalla riva del Dnepr, e dalla botta diplomatica dell’isolamento al G20: dove Putin non è proprio venuto, ha parlato Zelensky, Lavrov se ne è andato via prima. Xi Jinping ha preso le distanze vedendosi con Biden, e alla fine è stata approvata una condanna dell’aggressione, sia pure un minimo edulcorata.
Il settore più colpito appare il commercio all’ingrosso, calato del 22,6 per cento. Il commercio al dettaglio è sceso del 9,1, il trasporto merci del 5,5 e l’industria manifatturiera del due per cento. A riprova del ruolo delle sanzioni in questi dati, i settori delle costruzioni e dell’agricoltura sono invece cresciuti rispettivamente del 6,7 per cento e del 6,2 per cento.
La Russia aveva già subito una recessione economica tra il 2020 e l’inizio del 2021, a causa della pandemia di Covid-19. Il suo Pil era poi aumentato del 3,5 per cento nel primo trimestre del 2022, ma l’inizio dell’offensiva russa in Ucraina il 24 febbraio ha portato a un’ondata di sanzioni che ha indebolito l’economia del Paese. La Banca centrale russa l’8 novembre ha previsto un calo del Pil del 3,5 per cento nel 2022 nel suo complesso, il che rappresenterebbe una battuta d’arresto significativa, sia pure inferiore ad alcune previsioni più catastrofiche fatte a marzo e aprile. Simile è la recessione prevista dal Fondo Monetario Internazionale: meno 3,4 per cento. Più grave quella prevista dalla Banca Mondiale: meno 4,5 per cento.
Le sanzioni alla Russia sono riuscite a bloccare l’industria manifatturiera militare russa e ne stanno comprimendo l’economia, è il tono del commento di Brian Nelson, sottosegretario all’Ufficio del Tesoro per il terrorismo e l’Intelligence finanziaria Usa. Secondo lui, in particolare, le restrizioni economiche imposte dagli Stati Uniti e dai loro alleati hanno costretto addirittura i produttori di carri armati russi a interrompere la produzione, per mancanza di cuscinetti a sfera.
In un’intervista presentata al “Risk & Compliance Forum” del Wall Street Journal ha inoltre spiegato che le misure hanno anche costretto il presidente russo Vladimir Putin a spendere miliardi di dollari per sostenere l’economia del Paese, distogliendo risorse dalla guerra in Ucraina. «Abbiamo imparato durante il Covid quanto sia fragile la catena di approvvigionamento», ha osservato.
Nelson ha pure annunciato che per gestire i programmi di sanzioni nel modo più efficace sarà assunto un capo economista delle sanzioni, apposta per fornire analisi economiche sulle potenziali azioni sanzionatorie. Oltre alle sanzioni alla Russia, l’Ufficio del Tesoro per il terrorismo e l’intelligence finanziaria e i suoi componenti stanno anche esaminando potenziali azioni normative sui mercati emergenti di criptovalute e blockchain e stanno lavorando per realizzare nuove e radicali regole antiriciclaggio.