Winespectator premia i vigneron italiani. Sono tre le bottiglie Made in Italy inserite nella top 10 della prestigiosa classifica stilata dalla rivista americana che proprio oggi ha svelato il miglior vino di questo 2022. Si tratta del Cabernet Sauvignon Oakville Double Diamond 2019 di Schrader Cellars, prodotto da Thomas Rivers Brown in Napa Valley, la contea americana grande quanto un undicesimo della Toscana, capace di primeggiare in questa classifica cinque volte negli ultimi dieci anni.
In attesa di conoscere il ranking completo che comprende cento etichette, che verrà resa nota lunedì 14 novembre, non è di certo banale il riscontro italico. Sempre prendendo in esame l’ultimo decennio, infatti, i vini del Bel Paese hanno ottenuto un risultato migliore solo nel 2018 quando, anche quella volta con tre piazzamenti nei dieci, ottennero il primo del Sassicaia Tenuta San Guido 2015 e il terzo del Chianti Classico Castello di Volpaia della stessa annata (9° invece l’Etna San Lorenzo 2016, Tenuta delle Terre Nere). Quattro le occasioni in cui sono state due le bottiglie italiane a entrare in classifica, altrettante in cui solo una ha ricevuto questo riconoscimento.
Il bel risultato di questo 2022 è tutto ascrivibile alla Toscana: piazza d’onore per il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Fattoria dei Barbi, che la stessa azienda azienda senese definisce «un vino in cui tutto è straordinario ma nulla è eccessivo». E’ il terzo anno consecutivo che una cantina di Montalcino entra tra le migliori dieci. «E’ un onore per la Fattoria dei Barbi – commenta Stefano Cinelli Colombini, alla guida dell’azienda di famiglia – , e un riconoscimento della grandezza di tutti i viticoltori Montalcino. Il Brunello di Montalcino Docg Riserva 2016 è un vino di grande intensità, struttura, aromi complessi ed evoluti e capace di un lungo invecchiamento, rispetta il carattere di classicità e di eleganza tipico della nostra azienda, dimostrandosi allo stesso tempo vino di grande potenza. Si tratta di una selezione fatta tra le migliori botti ed è prodotto solo nelle vendemmie che lo rendono possibile. L’invecchiamento è di cinque anni di cui tre in botte, mentre l’affinamento in bottiglia è di almeno sei mesi».
Al quinto posto, invece, c’è il Tignanello 2019 di Marchesi Antinori; si tratta di un ritorno per la storica famiglia toscana che già sei anni fa piazzò lo stesso supertuscan, annata 2013, quella volta al numero otto. Esordio assoluto, infine, per la Maremma: a rappresentare la zona c’è il Siffredi 2019, da sempre l’icona di Fattoria Le Pupille, che è stato inserito all’ottavo posto della classifica.
A differenza degli ultimi quattro anni, quando erano comparsi anche vini di altre Nazioni (Spagna, Argentina, Cile, Australia; in precedenza anche Portogallo, Sud Africa e Nuova Zelanda), la top ten 2022 ha dato risalto solo a Stati Uniti, Italia e Francia. Posizione tre, sei e nove per gli altri “yankee” in classifica, rispettivamente lo Chardonnay Napa Valley Hyde Vineyard 2019 di Hyde de Villaine, il Cabernet Sauvignon Oakville The Estates 2019 di Robert Mondavi e il Cabernet Sauvignon Columbia Valley 2018 di Quilceda Creek. Transalpini, invece, al quarto, settimo e decimo posto: in ordine St.-Julien 2019 di Château Talbot, Châteauneuf-du-Pape 2019 di Château de Beaucastel e Brut Champagne Cristal 2014 di Louis Roederer, unica bollicina del ranking.