Meno burocraziaPer ridurre la corruzione bisogna diminuire la regolamentazione

Più lo Stato interviene nella vita economica di un Paese aggiungendo norme superflue su ogni aspetto, più aumentano le opportunità di corrompere i funzionari pubblici

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La relazione tra denaro e potere politico può essere un problema reale nei paesi in cui la ricchezza non dipende principalmente dalle idee imprenditoriali, ma dall’influenza politica e dall’accesso alle leve del potere. Più potere ha lo Stato, più è probabile che fioriscano lobbismo e corruzione. I paesi con governi troppo pervasivi tendono anche a essere quelli con una corruzione dilagante. La Russia, ad esempio, occupa un misero 136° posto (su 180) nell’Indice di percezione della corruzione di Transparency International. Nell’Indice di Libertà Economica della Heritage Foundation, la Russia è al 113° posto. Da paesi come la Russia, dove i legami tra affari e politica sono troppo stretti, emerge chiaramente che abbiamo bisogno di più – non di meno – capitalismo.
Molti associano il capitalismo alla corruzione. Ma, come ha scritto l’economista Alan H. Meltzer: «I reati come la corruzione possono essere sia pubblici che privati e sono comuni in molte nazioni, ma sono più comuni dove i funzionari pubblici hanno la massima autorità». L’idea che la corruzione sia particolarmente diffusa nei paesi capitalisti è sbagliata. È vero il contrario, come conferma il confronto tra l’Indice di percezione della corruzione CPI di Transparency International e l’Indice della libertà economica. 
L’Indice di libertà economica, pubblicato dalla Heritage Foundation dal 1995, è ampiamente considerato come una classifica del capitalismo. Secondo l’Indice, i paesi con i più bassi livelli di corruzione hanno anche il più alto grado di libertà economica. I dieci paesi con la minore corruzione rientrano tutti, senza eccezioni, nelle categorie di economie libere o prevalentemente libere dell’Indice: Singapore, Danimarca, Finlandia, Nuova Zelanda, Svizzera e Paesi Bassi sono tra i dieci paesi più liberi dalla corruzione al mondo – e sono tutti tra i dieci paesi economicamente più liberi in generale!
Al contrario, i paesi che si trovano nella parte bassa della classifica dell’Indice di percezione della corruzione sono anche classificati come repressi nell’Indice di libertà economica. I due peggiori risultati nell’Indice di libertà economica, Venezuela e Corea del Nord, sono anche tra i peggiori nell’Indice di percezione della corruzione. Più lo Stato interviene nella vita economica, maggiori sono le opportunità di corrompere i funzionari pubblici. Chiunque voglia limitare l’influenza non etica o addirittura criminale sulla politica da parte dei ricchi non dovrebbe quindi essere a favore di un governo più grande, ma più piccolo.
Di recente ho visitato la Georgia, un paese in cui la corruzione era endemica. Ho incontrato l’economista Gia Jandieri, una figura di primo piano nella lotta alla corruzione, che mi ha spiegato quali sono state le misure anticorruzione più efficaci (a parte il licenziamento di tutti i circa 35.000 agenti di polizia in un colpo solo): «Almeno altrettanto importante per la lotta alla corruzione è stato il fatto che le riforme hanno eliminato molti regolamenti e norme superflue». Questa è una lezione fondamentale per gli altri paesi: ridurre la regolamentazione riduce anche le opportunità di corruzione. Nel 2004, la Georgia era al 133° posto nell’Indice di percezione della corruzione di Transparency International. Nel 2021, è passata al 45° posto su 180.
Quali lezioni può trarre l’UE da questo fenomeno? Beh, l’UE regolamenta sempre più settori della vita quotidiana. Di conseguenza, l’UE apre sempre più porte agli interessi particolari di natura lobbistica e persino alla corruzione. Non sarebbe sorprendente se la corruzione scoperta finora fosse solo la punta dell’iceberg. Come abbiamo visto, meno burocrazia, un apparato statale più ridotto e meno potere nelle mani dei politici potrebbero essere tra le misure più efficaci che l’UE potrebbe adottare nella sua lotta alla corruzione.

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