Dalla data di creazione della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, nel 2008, l’aumento degli espositori al Mercato dei Vignaioli Indipendenti è stato esponenziale, passando dal centinaio della prima kermesse ai quasi novecento dell’edizione appena conclusa, con un afflusso di quasi 24mila visitatori – non soltanto produttori ma anche addetti ai lavori, appassionati, curiosi – nei tre giorni della manifestazione, in crescita del 20% rispetto all’anno precedente.
«Per noi vignaioli il Mercato non è una semplice fiera, – ha spiegato a margine Lorenzo Cesconi, il presidente Fivi – è la manifestazione tangibile della nostra identità associativa e un momento fondamentale di aggregazione e incontro, cresciuto negli anni in modo armonico. Abbiamo vinto un’altra sfida: dopo aver superato le difficoltà della pandemia con l’edizione 2021, quest’anno abbiamo voluto dare spazio a tutti gli associati interessati a partecipare, sfruttando tutti gli spazi disponibili e potenziando i servizi, grazie alla collaborazione con Piacenza Expo. Il pubblico ci ha dato ragione, partecipando al Mercato con entusiasmo e curiosità, dimostrando di riconoscere in questa manifestazione i valori che ne stanno alla base: qualità, artigianalità e trasparenza».
Lo sforzo per ampliare l’offerta “accessoria” è stato importante, a partire dalla tensostruttura dedicata all’area ristoro che ha contribuito a ridurre il traffico all’interno del padiglione principale, una soluzione che, però, considerato il notevole afflusso di pubblico registrato quest’anno difficilmente basterà in futuro, come sarà anche necessario apportare correttivi per migliorare l’accessibilità – anche quella automobilistica – per eliminare le lunghe code all’ingresso e limitare la confusione all’interno dei padiglioni.
In questo quadro, la prima decisione da affrontare, quella che indirizzerà tutto il resto, riguarderà la location futura, partendo dal presupposto che il contratto con Piacenza Expo è scaduto. Perdere la storicità della sede piacentina potrebbe essere un problema, trascurabile nel caso in cui lo spostamento non fosse molto distante (Parma?) in modo da poter contare su un importante bacino di utenza in un’area baricentrica sia per la realtà enologica sia per quella economica. Non bisogna trascurare, inoltre, l’eventuale costo di una simile operazione, perché Fivi non ha disponibilità infinite ma organizza pur sempre una manifestazione che ha dimostrato di avere ancora ampi margini di crescita.
Camminare per i “corridoi” della fiera e incontrarsi con i produttori di tutta Italia è uno dei punti di forza del Mercato perché l’attuale format, molto democratico e privo di fronzoli, permette a tutti gli espositori di proporre i propri prodotti e raccontare la propria storia, la propria passione per il vino. Ne deriva uno stimolante melting pot enologico all’interno degli spazi fieristici dove è tangibile la bellezza di poter passare agevolmente dal Piemonte alla Sicilia, dalla Toscana al Friuli, con accenti, tradizioni, sapori che si mischiano e permettono di assaporare pienamente tutta la cultura vitivinicola italica.
Una suddivisione regionale risulterebbe meno attraente e, forse, anche penalizzante per alcuni anche se più di un produttore ha sottolineato la difficoltà a interagire con la platea, tra confusione, carrelli che corrono e vignaioli costretti ad alzare i decibel per potersi raccontare.
Tutti concordano nel valutare importante l’essenza di una fiera unica in Italia, in cui, da sempre, il fulcro è “la gente del vino”, ma per l’edizione 2023 servono tre elementi fondamentali: spazi più ampi, tempi maggiori (un giorno in più? orari estesi?) e più servizi.