Più ancora delle vacanze estive, la pausa invernale è il momento perfetto per lasciarsi alle spalle l’affollamento fisico e mentale dei mesi di lavoro. Distanti dagli itinerari turistici più battuti e dalle destinazioni più instagrammabili e mainstream dell’arte contemporanea, abbiamo trovato e scelto tre spazi alternativi con tre progetti da non perdere in altrettante città da cui farsi sorprendere, lontani dalla pazza folla.
1. Working Title (fino al 14 gennaio 2023), di Sophie Thun – Galeria Madragoa, Lisbona (Portogallo)
Fondata nel 2016 da Matteo Consonni e Gonçalo Jesus nell’omonimo quartiere centrale di Lisbona, Madragoa è diventata da subito il punto di contatto tra la città e il mondo, accendendo un faro sulla capitale portoghese, una meta canonicamente considerata periferica dall’art system. Negli anni, la galleria ha ospitato nei suoi spazi personali di artisti internazionali al loro debutto in Portogallo, e portato nelle principali fiere mondiali lavori di artisti portoghesi, promuovendo così un dialogo transnazionale tra diverse esperienze artistiche.
E se, in questo caso, la collocazione geografica della galleria non ha bisogno di presentazioni, la mostra che si può trovare aprendo la porta blu sulla facciata ricoperta da azulejos fino al 14 gennaio è senza dubbio da scoprire. Working Title è, infatti, un progetto site-specific della fotografa tedesta Sophie Thun, che apre la sua ricerca autobiografica sul corpo allo spazio che la ospita, facendolo diventare parte integrante dell’iconografia. La continua ripetizione della sua immagine sulla pellicola diventa una riflessione sull’io come frammentazione di tanti sè che racconta l’identità come un processo che si può controllare e cambiare, tra moltiplicazione e dissoluzione.
2. Fitting In: Fluid Identity in a World of Multitude (fino al 25 febbraio 2023) – Z33 House for Contemporary Art, Design and Architecture, Hasselt (Belgio)
Con un toponimo che deriva dal germanico Hasaluth, ovvero “foresta di noccioli”, Hasselt è la capitale della regione del Limburgo, nelle Fiandre, ed è da sempre nota come la “città del gusto”, per la varietà delle sue specialità gastronomiche e le sue distillerie. Qui, in Zuivelmarkt 33, in uno dei tanti beghinaggi ormai in disuso – grandi complessi di edifici che in Belgio ospitavano confraternite laiche di pie donne cattoliche, integrati nelle città – fin dalla fine degli anni Trenta sono stati attivi centri culturali e musei locali.
Nel 2002, da queste esperienze, è nata Z33, un’istituzione che ha da poco trovato la sua forma definitiva come organizzazione indipendente non-profit per l’arte contemporanea, l’architettura e il design, votata alla produzione di mostre temporanee, senza una collezione permanente. Tra i progetti al momento attivi nel grande edificio, ampliato appena prima della pandemia, trova spazio Fitting In, group show a cura di Annelies Thoelen, Branko Popovic, Marnix Rummens che presenta lavori di artisti e designer che intendono il concetto di identità come fluida e multisfaccettata, rifiutando l’idea di standard identitari in cui rientrare o meno e offrendo con le loro opere una nuova chiave di lettura oltre gli stereotipi dualistici, e degli scenari alternativi di convivenza.
3. The Salvation of Evil. An exhibition by Michael Müller (fino al 19 marzo 2023) – Museum im Kulturspeicher, Würzburg (Germania)
Come Hasselt, anche la fama di Würzburg molto legata alla sua tradizione enogastronomica, oltre che artistica. Punto di partenza della Romantische Strasse, e impreziosita da una sfarzosa architettura barocca, su cui spicca il palazzo della Residenza, affrescato da Giovanni Battista e Giandomenico Tiepolo, la città bavarese è il centro della regione vinicola della Franconia ed è costellata da numerose enoteche e cantine in cui trovare le famose bocksbeutel dalla forma piatta e arrotondata. Nel 2002, al patrimonio storico della città si è aggiunto il Museum im Kulturspeicher, un museo municipale che ospita una collezione di arte regionale della Franconia e della Germania meridionale, e la Peter C. Ruppert Collection di arte concreta europeta, dalla seconda guerra mondiale a oggi.
Fino al 19 marzo, gli spazi del vecchio granaio del 1904 sul Meno che solitamente ospitano la collezione municipale fanno da sfondo a The Salvation of Evil e Possible and Impossible Images, due mostre parallele sul concetto di “malvagio” nell’arte e nella società nate dall’invito del museo all’artista e curatore Michel Müller per un intervento sulla collezione.
Da una parte, The Salvation of Evil è una rilettura della natura del male, della sua presenza e la sua negazione nella storia e nella società, fatta da Müller attraverso il riallestimento curatoriale delle opere municipali, tenendo come punto di partenza il fatto che la collezione sia stata fondata e iniziata in epoca nazionalsocialista. Dall’altra, Possible and Impossible Images è la risposta a questa istanza da parte del Müller artista in una personale incentrata sulla sua profonda esplorazione del Ciclo Birkenau (2014) di Gerhard Richter tramite la sua decostruzione pittorica.