Rinascita in rimeLa poesia sta tornando di moda anche nel fashion system?

Il ritorno ai panorami lirici, profondi ed essenziali sembra investire persino i contesti in cui l’immagine è al centro. Sono sempre di più, infatti, gli stilisti che esplorano la parola e le sue modalità espressive, anche e soprattutto a scopi commerciali

La modella e potessa Yrsa Daley Ward (LaPresse)

Se non avete ancora ascoltato “La teoria della moda”, il podcast di Giuliana Matarrese per Linkiesta Eccetera dedicato al fashion system, cliccate qui

Un mondo, quello attuale, dove di poesia, tra insulti “declamati” con scioltezza al TG dai movimenti populisti in prime time e crisi climatiche incombenti, ce n’è ben poca. Eppure, in un sorprendente plot twist, sono sempre più i brand che collaborano con gli autori di testi poetici, in maniere originali, non seguendo gli schemi predefiniti dei percorsi ben noti dell’advertising e del marketing. Da Valentino a Prada, passando per le nuove – e vecchie – voci che mettono in versi il nostro sentire, la domanda che ci si pone è una: la poesia è di tendenza? Ne parliamo oggi, alla Teoria della Moda.

Meglio i versi della prosa, quando la realtà da raccontare è già così crudele, ed è meglio distillarla per endecasillabi? La moda sembra pensarla così, a vedere gli ultimi progetti nei quali le maison si sono impegnate. Nella realtà, la connessione tra moda e letteratura in senso più vasto va avanti da circa un centinaio di anni, da quando negli Anni 20 Sonia Delaunay, artista del tessile e designer, decise di collaborare con una serie di poeti dadaisti, tra cui Tristan Tzara e Joseph Delteil, per portare pezzi delle loro poesie sugli abiti: il risultato dei vestiti color block, di cui oggi rimangono solo i bozzetti, con le parole delle poesie che si arrotolavano intorno al braccio o sulle gonne, fu chiamato, poeticamente, è il caso di dire, robes poèmes.

Da allora la moda ha spesso usato la letteratura in senso lato come fonte di ispirazione alla quale abbeverarsi, per collezioni in alcuni casi diventate altrettanto famose, come la fall/winter 1996 di Alexander McQueen, Dante, ispirata al più famoso lavoro del poeta fiorentino, “La Divina Commedia”. Nel caso di McQueen, l’idea partiva dal mondo infernale raccontato da Alighieri per poi trasformarsi in un saggio sullo stato dell’arte e sulla religione (la sfilata andò in scena in una chiesa di East London, Spitalfields, famosa perché progettata nel 18esimo secolo da Nicholas Hawksmoor, che secondo le leggende dell’epoca, era un satanista).

Molto più di recente, per la S/S 2018 di Alexander McQueen, la designer Sarah Burton, oggi alla guida del brand, ha ricamato e stampato su blazer e cappe le parole de “L’esploratore”, poesia di Rudyard Kipling. Maison Valentino, uno dei brand antesignani della new wave della poesia sulle passerelle, per la fall 2019 ha chiesto a quattro poeti contemporanei, Mustafa The Poet, Greta Bellamacina, Yrsa Daley Ward & Robert Montgomerry, di scrivere dei versi su alcuni dei vestiti.

Un progetto che poi si è arricchito di un volume, “On Love”, a cui poi è seguito un progetto realizzato con una di loro, Yrsa Daley Ward. Nello specifico si è trattato di una Limited Edition di quattrocento pezzi di rockstud spike, la borsa della maison, con delle borchie rosse, al cui interno c’erano quattrocento poesie d’amore dedicate al progetto e firmate dall’artista e modella di origini afro-caraibiche, vicina alle questioni femministe, e LGBTQIA+. I progetti realizzati in questo senso, con dei prodotti correlati ad uno specifico artista, meriterebbero una letteratura a parte.

Quello che sta succedendo ora, nella seconda fase di questa avventura nella riscoperta di un genere letterario, è però un percorso che si biforca e può scegliere tra due strade diverse: da una parte ci si abbina ad un “letterato” non semplicemente in quanto portatore di una sua istanza, ma proprio come personaggio, simile ad un testimonial, ma dotato di un altro spessore. Dall’altra, invece, si valorizzano istituzioni culturali o letterarie, o si creano internamente, tramite il proprio, vastissimo network di conoscenze e connessioni, prodotti culturali, dal riconosciuto valore letterario.

Il primo caso, quello che salta subito all’occhio anche dei non addetti ai lavori, vede il suo esempio principale in Amanda Gorman, poetessa classe 1998, che, già al discorso d’insediamento del presidente Joe Biden, la prima occasione nella quale è apparsa sugli schermi della popolazione mondiale, indossava un cappotto giallo canarino di Prada. Un look, e un poema “The hill we climb”, che hanno scalato non solo le colline del componimento poetico, ma anche i trend di Twitter e di qualunque altro social, catapultandola da uno status di riconoscibilità solo tra gli addetti al settore a 3,9 milioni di follower su Instagram e contratti da testimonial per Estèe Lauder (anche se per non tradire il primo amore, è comparsa tra le testimonial della prima linea di gioielleria di Prada, realizzata con solo oro riciclato, lanciata questo Ottobre).

Viste le polemiche seguite alla traduzione del suo libro – secondo il suo team da far eseguire soltanto a donne, giovani e nere, le uniche capaci di comprendere appieno l’essenza dei suoi componimenti – era comprensibile che non si sarebbe prestata a pubblicizzare una linea di gioielleria la cui tracciabilità non fosse stata certificata (e, meglio ancora, riciclata).

Anche Maison Valentino ha fatto la sua parte, vestendo, in occasione dei principali premi letterari, Mario Desiati, vincitore del Premio Strega 2022, e Alessandra Carati, finalista allo stesso Premio. Certo, trattasi in questo caso di narrativa e non di poesia, ma rimane comunque un caso considerando che prima di oggi, le maison non hanno mai avuto interesse a concedere i loro armadi in prestito a personalità così distanti dal mondo dello showbiz: singoli e privati cittadini spesso poco conosciuti per i loro volti e per i loro look dal grande pubblico, e personalità dalle quali, presumibilmente, non è possibile nessun ritorno d’immagine.

Dall’altra parte gli scrittori, un po’ per posa snobistica un po’ per una legittima mancanza di reale interesse, hanno sempre evitato di essere riconoscibili nei loro look. Una maledizione, quello dello scrittore radical, troppo impegnato a pensare ai massimi sistemi per occuparsi del suo abbigliamento, che era stata spezzata già l’anno scorso, da Jonathan Bazzi, finalista al Premio Strega 2021 in un look sempre firmato da Valentino. Certo, per quanto si tratti di una strategia con una sua intrinseca validità, la problematica che questo tipo di approccio porta con sé, è che di fronte ad un look eclettico, dove è visibile la partnership con una maison, la stampa specializzata è portata a distogliere l’attenzione dall’opera per concentrarla sul personaggio, come succede ormai molto spesso in tutti i festival cinematografici, durante i quali i trending topic sui social non sono relativi a questa o quella qualità artistica, quanto ai look da red carpet delle star, con Harry Styles e Thimotèe Chalamet come pesi massimi.

L’altro caso, quello più complesso e interessante, quello della sponsorizzazione di eventi letterari o di creazione di contenuti con un valore culturale, è quello più recente: Gucci ha collaborato con la mostra dedicata all’autore degli Scritti Corsari, Pasolini autore vicino al sentire del brand capeggiato da Alessandro Michele. La mostra è “Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo. Il corpo poetico”, ed è allestita nel Palazzo delle Esposizioni a Roma fino al 26 febbraio 2023. Per l’occasione il brand ha realizzato con l’etichetta indipendente Bomba Dischi un vinile, dal titolo “Canzonette”, esposto nel percorso, con una grafica composta da opere realizzate dall’illustratore Martoz, che si è ispirato a una serie di fotografie con protagonista Pier Paolo Pasolini scattate sul Monte dei Cocci a Roma.

Nel vinile ci sono cinque tracce, ognuna profondamente importante nella poetica dello scrittore nativo di Bologna, riarrangiate da artisti contemporanei, come il “Violino Tzigano” citato in Mamma Roma e qui realizzata da ClaVdio, o il “Valzer della toppa”, cantata originariamente da Gabriella Ferri, voce della Roma popolana, e qui interpretata da Ariete. Bottega Veneta, durante il 2022, ha lanciato una partnership con lo Strand, Bookstore di culto newyorchese, che sembra il set di uno dei film di Woody Allen, realizzando una borsa ad hoc. Un’operazione, quella di partnership con lo Strand, nella quale si era però già imbarcato Valentino nel 2019, valorizzando tramite il proprio profilo Instagram le più rilevanti voci della letteratura contemporanea, con panel e discussioni con profili come quello di Julia Alvarez e Elizabeth Acevedo.

Oltre a questa partnership c’è stato, da parte dalla Maison di Palazzo Mignanelli, l’impegno con “Narratives”, campagne pubblicitarie realizzate non come al solito con immagini evocative, ma con testi realizzati da scrittori anche noti al grande pubblico, come Douglas Coupland, autore del romanzo Generazione X, e André Aciman, firma di “Call me by your name”. L’ultima iterazione è Valentino Narratives per Halloween. Si tratta di una box specifica, creata insieme a Tor Publishing Group e Nightfire, in collaborazione con il club del libro Belletrist che conserva al suo interno i libri di tre racconti horror inediti: “The Spite House” di Johnny Compton, “Sister, Maiden, Monster” di Lucy A. Snyder e “Piñata” di Leopoldo Gout.

Se sembra che il brand sia in questo frangente iper-presente, si deve anche alla passione del suo direttore creativo per la poesia. «Sono un lettore di poesia» ha ammesso lo stesso Pierpaolo Piccioli «e questo mi aiuta a visualizzare le parole e rendere al meglio le mie emozioni e la mia visione. Penso che la poesia protegga l’umanità e le permetta delle esplorazioni interiori, ti fornisce delle lenti attraverso le quali è possibile toccare la natura dei nostri sentimenti più profondi».

Trattandosi in questo caso di brand globali, è lecito pensare che questa strategia guardi più al mercato estero, che a quello italiano. D’altronde, oltreoceano, ci sono nomi giovani, con un massiccio seguito sui social, che hanno prodotto bestseller. Non si parla qui solo di Amanda Gorman, la quale casa editrice ha deciso di stampare un milione di copie per ogni suo libro, sottolineando così delle aspettative di vendita altissime, ma anche di Rupi Kaur, che con il suo “Milk & Honey”, libro di debutto di poesia e prosa pubblicato nel 2014, ha venduto oltre 2,5 milioni di copie in tutto il mondo.

Classe 1992, nata nel Punjab ma emigrata in Canada già da bambina, oltre ad essersi già esibita con i suoi componimenti nel 2020 in pieno lockdown, sul profilo Instagram di Maison Valentino, è attualmente impegnata in un tour mondiale, alla pari di certe star del pop, per promuovere il suo quarto libro, “Healing through words”. Previsioni che sembrano confermate, se si guarda la classifica IBS dei libri più venduti in Italia nel 2022, e che viene aggiornata ogni settimana. (IBS.it insieme al libraccio.it e a lafeltrinelli.it ha dato vita ad una joint venture nel 2017 in seguito ad un accordo tra Gruppo Feltrinelli e Messaggerie Italiane, ed è ad oggi il primo polo dell’e-commerce di libri in Italia).

Nella classifica di IBS, appunto tra i cento titoli più venduti quest’anno non ce n’è uno solo che si occupi di poesia. Se si va a ricercare la classifica per categorie, e si spunta la voce “classici, poesia, teatro e critica”, all’ottavo posto si ritrova Alessandro Barbero, in Dante, dove si ricostruisce la vita di Alighieri, mentre al tredicesimo c’è “L’altra verità, Diario di una diversa”, il toccante resoconto di Alda Merini sul suo ricovero decennale in manicomio. Al quindicesimo e sedicesimo posto spiccano due libri di Patrizia Cavalli, la poetessa di Todi scomparsa questo giugno dopo una lunga battaglia con il cancro.

«La classifica di IBS va considerata parziale, in quanto non tiene conto del lavoro delle librerie indipendenti, che poi sono quelle che, da cinque/sei anni a questa parte, stanno facendo un lavoro unico sul territorio, consigliando libri ai loro clienti, una sorta di smossa tellurica che ha portato ad un rinnovato interesse per la poesia anche nel nostro paese» ci corregge Antonio Sunseri, direttore commerciale di Giulio Perrone, casa editrice indipendente nata nel 2005, e che si occupa di narrativa italiana e straniera, biografie e anche testi di poesia, con la collana Poiesis.

«Il fenomeno», spiega Sunseri, «è sicuramente nato anche con l’aiuto dei social, dove una certa poesia istantanea, come quella di Guido Catalano, ha trovato spazio per esistere e per avere un certo successo, e che però poi si è allargato, riscoprendo testi profondi, di spessore, come quelli di Patrizia Cavalli, che solo nella scorsa settimana ha venduto più di 300 copie, numeri rilevanti per dei testi di poesia (Sunseri ha parlato con noi nella settimana di inizio novembre 2022, ndr».

«Tra gli altri libri che sono oggetto di una riscoperta c’è il volume di Michele Mari: cento poesie d’amore a Ladyhawke, mentre una poetessa straniera molto amata in Italia è Kae Tempest, inglese classe 1985 pubblicata da E/O. Tra l’altro, uno degli editori italiani indipendenti più interessanti, Interno Poesia, è stato di recente acquistato proprio da Feltrinelli: il lavoro di Interno Poesia non è solo un lavoro di ricerca storica, ma anche di indagine del contemporaneo, e questo è un segnale che anche i grandi editori si stanno accorgendo del valore di questo genere in Italia. Tra l’altro, segnale importantissimo è stato l’annuncio, una decina di giorni fa, del Premio Strega Poesia.

Se il maggior premio letterario italiano ha deciso di creare un’altra categoria, oltre alla classica della narrativa, e dedicarla proprio alla poesia, è indicativo di quanto questo genere sia sempre più rilevante». Il premio verrà assegnato annualmente a un libro di poesia scritto in lingua italiana, pubblicato in prima edizione tra il primo marzo dell’anno precedente e il 28 febbraio dell’anno in corso. E in effetti, nella nota ufficiale diramata dal Premio Strega, si legge «La scrittura in versi è istintivamente connessa alla riflessione sulle cose ultime e al tempo stesso rimanda a un’espressione nativa della parola, legata al respiro naturale e al canto. Del resto è una forma d’arte che non ha mai perso prestigio sociale, come testimoniano numerosi i segnali: alcune recenti raccolte poetiche sono diventate long-seller; si moltiplicano reading e spettacoli di poetry slam; nascono e si rinnovano collane dedicate; i social network, infine, sono diventati un vasto terreno di condivisione che genera veri e propri casi letterari, seguiti anche dal pubblico più giovane».

Affermazioni che sono avvalorate dal Rapporto Aie sullo stato dell’editoria 2022, e che segnala una crescita di circa il venti per cento dei titoli di poesia pubblicati. Una vivacità e un fermento che rispecchiano le necessità di un quotidiano sclerotizzato, di un’umanità in un profondo momento di crisi, e che di poesia, ha profondamente bisogno, come sostiene la poetessa Mariangela Gualtieri. «C’è una grande fame di poesia, come balsamo che alimenta una parte di noi molto denutrita, rinsecchita. Nell’attuale panorama in cui la lingua è così impoverita, la poesia è una forza che può mettere in moto un cambiamento interiore, e questo è il primo passo verso un agire meno distruttivo e più compassionevole verso tutti i viventi del pianeta».

Un panorama che la moda aveva intravisto, e che ha deciso con piacere di cavalcare, anche perché da sempre la costruzione di un guardaroba, nella sua versione migliore, è una poesia, dedica d’amore alle donne e agli uomini che abitano il contemporaneo. E quando, come oggi, il contemporaneo è troppo difficile da affrontare, si possono scegliere due strade, ugualmente autorevoli: trasformare un momento di evasione come quello di una sfilata in un incubo a occhi aperti, come succede spesso da Balenciaga, brand che più di tutti racconta, senza trucchi, l’inquietudine di un contemporaneo molto poco rassicurante, sull’orlo di un baratro.

Oppure, si può cambiare registro, passando dalla narrativa alla poesia, dalla crudezza di una realtà che si presta poco ai lirismi, alla gentilezza di versi che scavano in profondità nell’animo, riportando a galla la necessità, ad oggi impellente, di recuperare l’umanità, nella sua essenza. Non si sa quale delle due strade riscuoterà maggiore successo, ma si è certi di sapere quale tra le due sia la più coraggiosa.

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