«L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è», diceva Paul Klee. Ed è proprio nella sintesi fra l’intangibilità dell’ispirazione e la concretezza della perizia tecnica che si erige l’epifania perfetta di un’opera d’arte. Li chiamano i gesti del “saper fare” quelli che trasformano un semplice orologiaio in un Maestro di Alta Orologeria. E talvolta il saper fare manuale non si limita a ponti e bilancieri, ma si lascia vivificare dall’antico patrimonio delle arti figurative, che attinge all’eterno mentre lo rende misura del tempo.
Se in Giappone per diventare un “takumi” – un artigiano con il massimo grado di esperienza – occorrono ben 60.000 ore di apprendistato, è forse anche per questo motivo che, quando indossiamo un orologio di maestria finissima e umanissima, capiamo che il valore passa da circuiti che nessun algoritmo o computer sarà mai in grado di simulare. Smaltatura, incastonatura, guillochage, micro-pittura: sono moltissime le lavorazioni speciali che fanno di questi pezzi esclusivi (se non unici) una tentazione per i collezionisti più eruditi.
In un mondo fin troppo definito dall’immaginario maschile, fu in realtà una donna a intuire il potenziale à porter dell’orologeria artistica. Prova ne sia la celebre committenza di Carolina Murat: era infatti il 1810 quando la Regina di Napoli commissionò ad Abraham-Louis Breguet il primo orologio da polso della storia. Se è vero che oggi la parità di genere pare appropriarsi di feticci come i segnatempo smaccatamente maschili per proporzioni e concezione, è altrettanto vero che mai come sotto questi chiari di luna l’offerta delle Grandi Manifatture ha saputo celebrare tutte le malie del tempo, esaltandosi in una sontuosa fusione fra mestieri d’arte, tecniche rare, alta gioielleria e complicazioni micromeccaniche. Abbiamo fatto una selezione di recenti opere particolarmente riuscite: tutti i brand di rango vantano collezioni da far brillare gli occhi, ma in questa puntata ve ne raccontiamo cinque di assoluto pregio.
Nessuno più di Cartier ha saputo modellare il flusso circolare del tempo, incastonando il tradizionale giro delle ore in forme vive, cangianti. Dal Santos del 1904, al Tank del 1919, passando per il Tonneau del 1906 e il Tortue del 1913, fino all’Asimmetrico o al Crash, di cui raccontiamo l’ultima interpretazione. Purtuttavia, il magistero della maison governa la storia del gioiello almeno quanto quella dell’orologio e questa doppia anima palpita ancora sui polsi delle clienti più avvertite.
Ecco allora che il Crash Tigrée – presentato all’ultimo Watches & Wonders di Ginevra – trasporta le suggestioni surrealiste della cassa in un onirico esotismo equatoriale dai graffianti richiami felini, foggiati nella Maison des métiers d’art, un atelier che custodisce il ruggito creativo del marchio e tecniche di smaltatura uniche al mondo. La lunetta è striata in smalto champlevé con zampate di diamante, mentre il quadrante cattura e al contempo libera il più selvaggio savoir faire Cartier, in equilibrio fra incisione, smaltatura e incastonatura. Per le magnetiche sfumature cromatiche si parte dall’ossido di cobalto per il blu e dall’ossido di rame per il verde. Realizzato in edizione limitata a 50 esemplari, porta sulla corona il diamante con padiglione invertito che ne certifica i nobili natali.
Jaeger-LeCoultre si è distinta negli ultimi anni per aver realizzato alcuni fra i segnatempo femminili più seducenti. All’inattaccabile supremazia nell’ingegnerizzazione dei calibri – che ne ha fatto fornitore privilegiato per decenni anche di brand più celebri – si affiancano un tatto e un’eleganza speciali nella creatività e nei Mestieri d’arte. Se i Reverso One della collezione Precious Flowers furono gli orologi femminili più desiderabili del 2021, la seconda faccia del classico di jlc continua a offrirsi come tela basculante per dipinti straordinari. Dopo il sublime omaggio al Ritratto di Signora con il Tribute Enamel Hidden Treasures Klimt, e alle referenze dedicate a Gustave Courbet e Vincent Van Gogh, l’ultimo tesoro nascosto zampilla di arte figurativa nipponica ed è il Reverso Tribute Enamel Hokusai “Amida Falls”.
Il genio grafico di Katsushika Hokusai, che era già stato celebrato da jlc con la riproduzione della Grande onda di Kanagawa nel 2018 e con la Cascata Kirifuri nel 2021, torna ora a esaltare le miniature in smalto con un altro travolgente spettacolo acquatico. Kirifuri e Amida Falls fanno parte di una serie di otto stampe su legno di cascate visitate dall’artista sull’isola di Honshu fra il 1831 e il 1833, ma ricreare le sfumature dell’effetto Bokashi con la smaltatura Grand Feu su una superficie di 45,5 mm x 27,4 mm richiede perizia fuori dall’ordinario: grazie ai polpastrelli dei maestri d’arte Jaeger-LeCoultre, tuttavia, il risultato è eccezionalmente vivido, specie se visto dal vivo. L’orologio verrà realizzato in dieci pezzi e sarà acquistabile soltanto in Giappone.
Hermès è senz’altro la maison dagli slanci creativi più incantevoli e incantati e ne dà conferma con l’Arceau Les folies du ciel, che, in una festa alata di pittura e incisione, fa sfarfallare nel cielo ad arco di Henri d’Origny, che creò il primo Arceau nel 1978, le follie della sciarpa del 1984 firmata da Loïc Dubigeon. La cassa in oro bianco dal diametro di 38 mm e dalle inconfondibili anse abbraccia un etere in preziosa madreperla. Sul quadrante fluttua una gondola in oro bianco a forma di pennuto attaccata a due palloni aerostatici. Un terzo palloncino dipinto a mano si vivifica a ore dodici, ruotando sul suo asse al ritmo degli umori del polso. Animato da un calibro di Manifattura Hermès e realizzato in 24 esemplari, evoca una Belle Époque in cui un volo verso il futuro sembrava ancora un viaggio pieno di promesse.
Mentre scriviamo è ancora fresca la presentazione del nuovo Bulgari Serpenti Seduttori Tourbillon alla fiera Ginevra Watch Days. La magnificenza ipnotica e il dolce veleno di questo Serpenti incastonano la complicazione più classica dell’alta orologeria, il tourbillon (calibro bvl 150 a carica manuale), in un pavé di diamanti e spinelli neri. Il bracciale in oro bianco è ricoperto da sinuose squame sempre in spinelli neri taglio cabochon e diamanti tondi taglio brillante. La cassa da 34 mm in oro bianco garantisce allo sfarzo una giusta misura.
Anche Chopard ha saputo coagulare le diverse sfaccettature del proprio storico saper fare nella collezione Happy Sport Métiers d’Art, dove animali come colibrì, orso polare e tartaruga marina vengono difesi dall’estinzione in un ecosistema orologiero sostenibile, forgiato nell’oro etico. Grazie ai diamanti in movimento che volteggiano come in assenza di gravità – “più felici quando sono liberi” recita Chopard –, l’effetto sul quadrante è quello di un palcoscenico con tante quinte differenti, che cambia ad ogni movimento del polso, dando vita a una danza tra diamanti, tartarughe, orsi polari e piccoli colibrì.