Carri armati verso KyjivTajani assicura che l’Italia è pronta a inviare nuove armi all’Ucraina

I tank americani Abrams e i tedeschi Leopard 2 arriveranno nel Paese invaso. Il ministro degli Esteri dice che «per i missili Samp-T ci vuole tempo, ci sono questioni tecniche da risolvere, ma arriveremo a una soluzione»

AP/Lapresse

I carri armati americani Abrams e i tedeschi Leopard 2 arriveranno in Ucraina. La Germania fornirà gli agognati tank a Kyjiv, anche perché gli Stati Uniti hanno fatto trapelare di essere pronti a fare altrettanto.

In una mossa a sorpresa, Washington ha cambiato idea sulla consegna dei suoi cingolati pesanti. Secondo quanto anticipato dal Wall Street Journal, starebbe rivendendo gli ultimi dettagli dell’accordo. Fonti citate dalla Cnn hanno riferito che l’annuncio arriverà oggi, all’interno di un accordo più ampio con la Germania e gli altri alleati europei. Dagli Stati Uniti dovrebbero partire 30 veicoli. Berlino darà invece 14 Leopard 2 e lo stesso potranno fare gli altri dodici Paesi che nei loro arsenali hanno i carri armati tedeschi. La Polonia ha già chiesto di poterne spedire 14, i Paesi Bassi 18. In totale l’alleanza potrebbe inviare 100 tank.

Intanto, in Italia la Camera ha approvato in via definitiva il sesto decreto per spedire aiuti, anche militari, all’Ucraina. «L’invio di armi avverrà il prima possibile. L’Ucraina ha urgente bisogno anche di aiuti per i civili», dice il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Stampa. Ma «per i missili Samp-T ci vuole tempo, ci sono questioni tecniche da risolvere, ma arriveremo a una soluzione».

L’Italia, spiega Tajani, ha «mandato decine di tonnellate di materiale elettrico, trasformatori, generatori elettrici, perché la stagione invernale rischia di essere durissima per la popolazione ucraina, molte infrastrutture energetiche sono compromesse. Aggiungiamo altri 10 milioni per l’emergenza. Dobbiamo tenere in piedi la rete elettrica del Paese, è una corsa drammatica per la salvezza di un popolo. La nostra Protezione civile ha convogliato le donazioni di aziende in questo settore e beni umanitari per un valore di 8 milioni di euro, attraverso il meccanismo europeo. Dall’inizio della guerra, abbiamo accolto 175 mila ucraini, con una risposta di grande solidarietà».

Sul fronte armi, per il sesto decreto «ci vuole tempo, è normale. Ci sono dei problemi tecnici. Non è questione di volontà. Il decreto significa anche l’elenco delle armi che vengono inviate. Dobbiamo affrontare questioni tecniche, per assemblare il sistema difensivo coi francesi. Lo scudo antimissile Samp-T è composto da più parti, alcune le mette la Francia altre l’Italia. Non sempre parlano tra loro. Ci sono varianti legate alla tecnologia, al sistema di comando e controllo. Faccio un esempio con i carri armati Leopard della guerra nell’ex Jugoslavia: i mezzi corazzati erano uguali, però non comunicavano, perché avevano sistemi telematici diversi».

Tajani si dice «preoccupato» di un’escalation. «Il clima non è dei migliori. Le dichiarazioni dei russi sono molto aggressive. Mi auguro che sia propaganda e che non ci sia voglia di alzare i toni dello scontro. Dobbiamo fare di tutto, perché non si allarghi mai lo scontro. Né la Nato, né l’Europa, che hanno il dovere di aiutare l’Ucraina, sono in guerra con la Russia».

Il punto, per il ministro, è «continuare a lavorare anche per la pace, o almeno un cessate il fuoco. In questo momento, sembra difficile ogni realistico margine di negoziato, ma non dobbiamo rinunciarvi. Non sono ottimista nel breve periodo, ma ho incoraggiato la Turchia a fare tutte le azioni necessarie per aprire un dialogo. Ho insistito con il direttore generale dell’Aiea Grossi per un accordo su Zaporizhzhia, perché se ci sarà uno scontro attorno alla centrale nucleare, il rischio sarà generale, non solo per Russia e Ucraina. L’altro aspetto fondamentale sono le forniture di frumento e cereali ai Paesi più poveri, e non solo. Penso anche all’Egitto. Senza grano, si rischiano forti tensioni sociali in Africa, con un incremento dell’immigrazione. Stati Uniti, Cina, Vaticano, Onu e essa Turchia possono svolgere un ruolo».

Ma per Tajani anche l’Europa ha bisogno di fare un salto in avanti: «Non ha una vera politica estera, così come di difesa. Arriviamo sempre dopo gli americani. Le forze di difesa fanno anche politica estera. Siamo in ritardo, se ne parla dal 1954». Il problema è che «ci sono troppe gelosie, troppe leadership. Servono leader europei, ci sono tanti leader nazionali. L’Europa serve nel mondo. Anche la Germania, il Paese più forte, non riesce a imporsi. Manca una Merkel».

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