La Triennale di Milano compie cent’anni. E mentre guarda al futuro con diciassette nuovi progetti e un piano quinquennale (Design the Future) appena presentati da Stefano Boeri e Carla Morogallo (rispettivamente, presidente e direttore generale), vale la pena di ripercorrerne la storia. Che, tappa dopo tappa, si intreccia fortemente con i cambiamenti e i protagonisti del nostro Paese. Ecco, allora, cento anni in dieci tappe.
1-La nascita? A Monza
La Triennale di Milano in realtà nasce a Monza. Era il 1923 e, per la verità, all’inizio si chiama Biennale. A volerla, su ispirazione delle grandi Esposizioni Universali di Londra, Parigi, Vienna e Barcellona, sono un ente filantropico, la Società Umanitaria, e il Comune di Milano che, insieme, danno vita alla prima “Esposizione internazionale delle Arti decorative” all’interno della cornice neoclassica di Villa Reale. È subito un grande successo e, anche se in Italia non si parla ancora di design, fin dalle prime quattro edizioni monzesi spiccano le presenze di Depero, Gio Ponti, Nizzoli e il Gruppo 7, con Figini e Pollini. Cresciuta di importanza, nel 1930 cambia sede e arriva a Milano.
2-Nel Parco Sempione
Per la sua collocazione il Comune pensa a un nuovo edificio in un luogo simbolico. Lo individua nel cuore del Parco Sempione, tra il Castello Sforzesco, l’Arco della Pace e l’Arena e ne affida il progetto al razionalista Giovanni Muzio. L’autore della Cà Brutta di via Moscova e della sede dell’Università Cattolica di Milano, ha così l’occasione di realizzare (a tempo di record perché i lavori durano solo un anno e mezzo) la sua opera più importante. L’edificio è un’assoluta novità: grande come uno spazio industriale (dodicimila metri quadri) illuminato da lucernari, flessibile, aperto. Anche per questo ha retto il passare del tempo, pur con i necessari restyling radicali degli interni negli anni Novanta, diventando palcoscenico e luogo di lavoro e ricerca per almeno cinque generazioni di architetti e designer.
3-La famiglia Bernocchi
Un piccolo mistero? La scritta sull’arco centrale dell’entrata principale: “Palazzo dell’Arte Fondazione Bernocchi”. Pochi sanno che, se la Triennale esiste, è soprattutto grazie alla generosità del senatore Antonio Bernocchi, il quale, insieme ai fratelli (industriali tessili originari di Castellanza) nel 1929 dona cinque milioni di lire (equivalenti a quarantaquattro milioni di euro di oggi) per la realizzazione del progetto. Ed ecco spiegato perché, all’ingresso della Triennale, in sua memoria si trova anche una lapide. Antonio Bernocchi, però, muore prima di vedere l’opera compiuta.
4-L’inaugurazione con il re
Il 10 maggio del 1933, alla presenza di re Vittorio Emanuele III e del presidente del Senato vengono inaugurati in pompa magna sia il nuovo Palazzo delle Arti sia la quinta edizione della Triennale di Milano. La novità? Per la prima volta – accanto alle Arti decorative e industriali nei saloni a piano terra trova spazio anche l’Architettura moderna. A questa edizione espongono De Chirico, Sironi, Campigli e Carrà. Tra le novità della Triennale, anche la presenza di un elegante spazio ricreativo, proprio accanto alle sale espositive: il ristorante e la sala da concerti.
5-Gli anni della guerra
Durante l’occupazione nazista il ristorante diventa sede del Circolo ricreativo degli alti ufficiali tedeschi e viene ribattezzato Balhaus, sala da ballo. La terrazza invece, è chiusa al pubblico perché a disposizione della contraerea. Sono anni difficili che – tra luglio e agosto del 1943 – culminano con la distruzione di un’ala del Palazzo, insieme al cinquanta per cento degli edifici milanesi, sotto i pesantissimi bombardamenti inglesi. Una pagina nera della storia di Milano che Salvatore Quasimodo evoca nei drammatici versi «La città è morta, è morta», della sua poesia Milano 1943.
6-Nasce il Compasso d’Oro
Negli anni della ricostruzione, un quartiere milanese deve la sua nascita alla Triennale. È il QT8 (Quartiere Triennale zona 8) progetto sperimentale voluto nel 1947 da Piero Bottoni, all’epoca commissario straordinario della Triennale. Sono gli anni che segnano anche il grande boom del design industriale e Gio Ponti nel 1954 propone di istituire un Premio. Nasce così il Compasso d’oro e la premiazione, dopo un paio di edizioni nei magazzini de La Rinascente e nei saloni del Circolo della Stampa, trova la sua naturale collocazione proprio nel Palazzo dell’Arte. A disegnare il celebre compasso, Abe Steiner (allora capo della divisione pubblicità de La Rinascente); a realizzarlo, Marco Zanuso e Alberto Rosselli. Dal 2021 il premio ha però cambiato casa: oggi la sua sede è all’ADI Design Museum.
7-Anche Mike Bongiorno
Il Teatro Agorà occupa il piano seminterrato del Palazzo dell’arte: 499 posti in un ambiente dall’acustica perfetta progettato da Gualtiero Galmanini e Giovanni Muzio. Da molti anni il Teatro ospita rassegne teatrali sperimentali e concerti, pochi sanno invece che, nel 1946, sotto la direzione delle Industrie Cinematografiche e Teatrali, è stato il primo studio televisivo. L’11 settembre del 1949 è andata in onda da qui la prima trasmissione televisiva di pochi minuti e, a fare gli onori di casa, c’era un giovanissimo presentatore: Corrado. Nel 1954 arriva invece Mike Bongiorno per il programma Arrivi e partenze.
8-«Entusiasmo per Jimi!»
È il titolone del Corriere della Sera del 24 maggio 1968, giorno seguente il concerto-evento di Jimi Hendrix in Triennale o, meglio, nella sala da ballo. Sala da ballo che, da qualche anno, è diventata prima un dancing e poi la succursale milanese del Piper di Roma. Nell’Italia dei musicarelli, di Canzonissima e del Cantagiro, la chitarra di Jimi Hendrix arriva a Milano e richiama migliaia di fan tanto che, per ragioni di spazio, in molti non riescono a entrare.
9-Nasce il Fuorisalone
Nel 1990 debutta il Fuori Salone, manifestazione che, durante i giorni del Salone del Mobile di Milano, fa uscire il design dai luoghi istituzionali per invadere la città con mostre, talk, concerti. La Triennale diventa così il primo e più importante palcoscenico di eventi come, nel 2007, un memorabile spettacolo teatrale organizzato e interpretato da un giovanissimo Fabio Novembre.
10-Il nuovo secolo
Dopo il 2000 in Triennale nasce il primo Museo del Design italiano: milleseicento pezzi tra i più rappresentativi del design italiano dal 1946, un viaggio attraverso i lavori di protagonisti assoluti come Achille Castiglioni, Vico Magistretti, Gio Ponti, Enzo Mari, Marco Zanuso, Mario Bellini, Alessandro Mendini e così via. Inaugurato nel 2007 e ristrutturato nel 2019, insieme alla collezione dell’ADI Design Museum, oggi rappresenta una delle tappe fondamentali del turismo di design che, ogni anno, richiama a Milano migliaia di visitatori.