L’anarchico Alfredo Cospito digiuna da 106 giorni e ha perso 45 chili e 600 grammi. La Cassazione deciderà sulla revoca del regime di 41 bis, cui è sottoposto, tra 33 giorni, quando è altamente probabile che il suo corpo già avrà ceduto. Lo scrive su Repubblica l’ex senatore Luigi Manconi, tra i primi ad aver sollevato il caso. Che ricorda come all’interno del sistema penitenziario italiano, dal 2009 a oggi, hanno perso la vita a seguito di un digiuno quattro detenuti. Tra cui Salvatore Meloni, leader indipendentista sardo, in carcere per reati fiscali politicamente motivati.
Ora, per Cospito, le alternative sono due: o sopravviverà fino alla prima settimana di marzo, quando la Cassazione deciderà sulla revoca, oppure dovrà essere il ministro della Giustizia Carlo Nordio ad assumersi la responsabilità di una scelta di ora in ora più drammatica.
Manconi ricorda che «il regime speciale del 41 bis non è (non dovrebbe essere) il “carcere duro”, Secondo la legge, quella tipologia di detenzione ha una e una sola finalità: recidere i legami tra il detenuto e l’organizzazione criminale esterna cui apparterrebbe. Tutte le altre misure che non rispondano a tale scopo e che rendono la carcerazione più afflittiva, punitiva e coercitiva, non essendo previste, risulterebbero illegali. Ad esempio, proibire ad Alfredo Cospito di tenere in cella le foto dei genitori defunti, se non dopo che fossero state riconosciute dal sindaco del loro paese, a quale requisito di sicurezza risponderebbe?»
Manconi ricorda che ben due indagini della Direzione distrettuale antimafia di Perugia e di Roma hanno escluso la sussistenza di un legame di associazione tra Cospito e gruppi anarchici armati. E che nella motivazione di una sentenza della Corte d’Assise di Roma (13 dicembre 2022), si legge: non sono «obiettivamente rintracciabili direttive che Cospito fornisca dal carcere».
L’ex senatore del Pd e già presidente della Commissione Straordinaria per la promozione e la tutela dei diritti umani, spiega che «l’attività simil-terroristica di quegli sciagurati che si dichiarano suoi fan non deve alterare il giudizio. Cospito va considerato come un condannato tra gli altri al quale vanno applicate le regole generali previste dal sistema penale e dall’ordinamento penitenziario. Se così si facesse, si scoprirebbe agevolmente che “la mitizzazione” di Cospito è opera più di coloro che lo combattono che di coloro che dicono di sostenerlo».
Per Manconi, attribuire a Cospito «un ruolo di cerniera» tra Anarchia e Mafia «appare davvero risibile. E presentare il suo digiuno come una macchinazione con obiettivi differenziati e sofisticata tempistica tradisce quanto sia radicata la più totale inconsapevolezza di cosa sia il carcere, i suoi meccanismi e le sue procedure». Così come appare fin troppo ovvia, per Manconi, «la rivelazione» che Cospito vorrebbe non solo la revoca del 41 bis per sé, ma addirittura l’abrogazione di quella norma per tutti. «È questo il fondamento stesso di qualsiasi azione di lotta», dice.
«Le istituzioni democratiche hanno l’imperativo morale di trattare, sì, ma con se stesse: di verificare costantemente, cioè, se i loro atti rispettino i principi dello Stato di diritto, i valori della Costituzione, le regole del processo e dell’esecuzione penale», ricorda Manconi.