Strangolata nel sangue e con le forche la rivolta popolare, il regime degli ayatollah e dei pasdaran rafforza ora le sue alleanze internazionali. Il viaggio a Pechino di questi giorni del presidente Ebrahim Raïssi ha infatti rilanciato il patto di collaborazione strategica tra Iran e Cina siglato nel 2021 con un obbiettivo esplicito: formalizzare un blocco anti occidentale delle dittature non solo sul terreno della collaborazione economica e militare, ma anche e soprattutto su quello politico e addirittura ideologico. Un patto che ovviamente prevede il pieno appoggio di Xi Jinping al programma nucleare iraniano.
La grande differenza tra la politica dei blocchi del secolo scorso e le alleanze che si stanno stringendo dopo la svolta epocale dell’invasione russa dell’Ucraina sta tutta nella definizione e nella esaltazione non più solo di una alleanza strumentale tra Stati dai sistemi e dalle ideologie le più diverse, ma della proposizione di un compiuto sistema di valori condivisi di un modello anti occidentale di principi, di vita, di relazioni. Questo ha da subito chiarito da Mosca il patriarca Kirill e ribadiscono a ogni piè sospinto Vladimir Putin e XI Jinping che esplicitamente esaltano i “valori comuni”.
Dal punto di vista cinese è un passo ulteriore rispetto alla stessa Road and Belt Initiative, che mira a consolidare l’espansionismo cinese essenzialmente in un’ottica economica e che peraltro stenta a decollare.
Oggi, Pechino, Mosca e Teheran esplicitamente costruiscono un asse incardinato su principi ideologici generali che esaltano il rifiuto della democrazia partecipata, dei diritti della persona e dell’individuo, delle minoranze e del rispetto del principio di non ingerenza tra le nazioni. Si è così delineata e formalizzata una stolida “Carta dei valori” anti occidentale che è ben più minacciosa di quell’Asse del Male a suo tempo denunciato e combattuto da George W. Bush.
Col suo incontro con XI Jinping, Ebrahim Raïssi definisce oggi un Blocco delle autocrazie basate sul partito unico che aspira a un obbiettivo ben più largo di quella cooperazione economica e militare. Blocco che già vede la Cina come primo partner commerciale dell’Iran e la Russia come solido partner strategico di Teheran sin dai tempi dell’occupazione dell’ambasciata americana nel 1979, oggi solido partner nello sviluppo del programma verso la bomba atomica e non a caso destinataria degli efficaci droni iraniani che tanti danni procurano all’esercito ucraino.
Blocco che aspira ad attrarre in una articolata e complessa alleanza anti occidentale nazioni dell’Africa e dell’America Latina.
È questa la riproposizione in tutti altri termini della sfida sistemica che l’Unione Sovietica lanciò negli anni cinquanta e sessanta del Novecento. Allora il modello comunista, del partito unico dittatoriale, dell’economia pianificata e dell’ateismo di Stato si proponeva al mondo come alternativa al modello delle democrazie parlamentari e dall’economia di mercato. Le alleanze di Mosca allora prescindevano spesso spregiudicatamente dalla condivisione ideologica. Si pensi al blocco di paesi arabi spesso guidati da leadership ex naziste.
Oggi, passati più di 30 anni dal fallimento dell’URSS e di quel modello comunista, Cina, Russia e Iran propongono un insidioso modello alternativo alle democrazie che si basa sul l’esaltazione dell’economia di mercato capitalista, anche se i suoi flussi sono controllati da uno Stato accentratore.
Ma, inglobato, digerito e sviluppato il capitalismo, lo Stato non più pianificatore assume su di sé il compito di gestire e dirigere con gli strumenti della forza una visione dell’uomo, una ideologia, opposta a quella occidentale il cui perno – questa è la clamorosa novità – è la religione di Stato: la Chiesa ortodossa in Russia, il Confucianesimo maoista in Cina e l’Islam sciita in Iran.
Un nuovo blocco di alleanza basata su valori anti occidentali tutt’altro che isolato sulla scena internazionale come dimostra il rifiuto di applicare le sanzioni alla Russia di tanti paesi in Africa, Asia e America Latina.
Un blocco che supporta in tutti i modi l’aggressione russa all’ Ucraina la cui posta per le democrazie occidentali va ben al di là della difesa del diritto internazionale.