«I bonus edili sono stati un’esagerazione, che ci fosse un problema nel provvedimento originario era chiaro a tutti». L’economista Carlo Cottarelli, per vent’anni al Fondo monetario internazionale e dall’ottobre scorso eletto al Senato in quota Pd, lo dice al Corriere, anche in dissenso rispetto alla linea del suo partito che invece ha criticato la mossa di Giorgia Meloni di stoppare il Superbonus. «Premesso che parlo a nome mio e non del Pd, dato che tra l’altro non sono iscritto, la mia risposta è sì: il governo ha fatto bene», ribadisce.
«Era un’esagerazione, chiaramente c’era la necessità di sostenere il settore delle costruzioni e si dovrà ancora intervenire, tenendo conto che abbiamo il problema del rinnovamento dei nostri edifici. Però un bonus al 110% che poteva essere utilizzato con la cessione è una modalità troppo generosa e troppo costosa per lo Stato. Su mia iniziativa, la commissione finanze del Senato ha avviato un’indagine conoscitiva sui crediti di imposta».
L’indagine non ha ancora fornito evidenze. «È prematuro e preferisco non anticipare niente. Però che ci fosse un problema nel provvedimento originario era chiaro a tutti». Cottarelli spiega: «Quando consenti di avere gratis, anche in caso di redditi elevati, i lavori effettuati in casa, che rendono un immobile più bello e il proprietario ci guadagna, è chiaro che la domanda per quel tipo di incentivo diventa troppo alta. Poi è vero che la questione è stata affrontata da Draghi, ma non decideva tutto lui, aveva il Movimento Cinque Stelle, la Lega e Forza Italia che esercitavano una pressione per mantenere i vari bonus con crediti di imposta e possibilità di cessione. Tanto che Draghi, seppure mantenendo i bonus, li ha definiti più volte uno sbaglio».
L’altro problema è che ci sono 15 miliardi di crediti incagliati che le imprese devono ancora incassare. Questo, ammette Cottarelli, «è un problema che va risolto, in termini di dimensioni si capisce la preoccupazione del ministro Giorgetti e l’impatto che avrebbe sul debito pubblico. La proposta risolutiva sarebbe di consentire alle banche di utilizzare questi crediti di imposta per gli F24 relativi al pagamento di altre tasse. Naturalmente se ci sono problemi di finanza pubblica si possono immaginare una serie di limitazioni all’utilizzo di questa soluzione. L’Associazione bancaria italiana e Federcasse intanto hanno già detto che questa operazione per loro va bene».
Nel suo video-appuntamento sui social, “Gli appunti di Giorgia”, la premier Giorgia Meloni ha ricordato come il costo totale dei crediti fiscali del Superbonus abbia raggiunto 105 miliardi di euro, annunciando però misure per evitare il fallimento delle aziende. «Se lasciassimo il Superbonus così com’è non avremmo i soldi per fare la finanziaria», ha detto. Ma ha aperto a modifiche al decreto legge «che il parlamento potrà apportare» in fase di conversione in legge. E dopo le fibrillazioni nella maggioranza dei giorni scorsi, anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha parlato di «Intervento giustificato e inevitabile per evitare danni ai conti dello Stato».
Oggi il governo incontrerà i rappresentanti di Abi, Cdp e Sace, per confrontarsi sul blocco della cessione dei crediti dei bonus edilizi e la messa in campo di eventuali misure per ampliare la capacità di acquisto delle banche. Seguirà poi una riunione con tutte le categorie interessate, tra cui Ance, Confedilizia, Confindustria, Cna e Confartigianato.
Il Messaggero parla dell’ipotesi di uno “scudo penale” più solido per le banche che acquisteranno i crediti incagliati dei bonus edilizi in modo da far completare i lavori a chi ha presentato le Cila prima dell’entrata in vigore del provvedimento che azzera gli sconti in fattura. Gli istituti di credito, le assicurazioni, ma anche le Poste e la Cassa depositi e prestiti, potrebbero avere una protezione dai sequestri della magistratura anche per quei crediti che risultino frutto di frodi ma che hanno acquistato in “buona fede”.