La grande illusioneSecondo Giorgetti, il Superbonus era ormai una droga per l’economia italiana

Il ministro dell’Economia ammette che un impatto sul deficit potrà esserci anche quest’anno, perché nel primo mese e mezzo i bonus hanno continuato a scorrere. E indica una via d’uscita per il settore: «Molti bandi del Pnrr per l’edilizia pubblica sono andati deserti, perché le imprese erano impegnate sui progetti privati. Ora potranno riorientarsi sugli appalti pubblici, inclusa la posa della banda larga»

Lapresse

«Avevano creato un caos. I bonus edilizi avevano creato un effetto allucinogeno. È come quando uno dipende da una droga: ne chiederà sempre di più. Allora devi interromperla e semmai gli dai il metadone». Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti parla con il Corriere del decreto di due settimane fa che blocca la cedibilità dei crediti d’imposta dei bonus edilizi. Ieri Istat ha addossato a deficit degli anni scorsi circa 80 miliardi di quelle spese fiscali, che in tutto valevano però 110 miliardi a fine 2022. Ci sarebbero quindi trenta miliardi di quei costi ancora emersi.

Giorgetti fa chiarezza: «Un’ottantina di miliardi riguardano il Superbonus e il bonus facciate al 90 per cento. Poi sì, c’è un’altra trentina di miliardi di crediti d’imposta da incentivi edilizi più tradizionali che non sono entrati nel deficit perché non cedibili. Ma entreranno, via via che i beneficiari pagheranno meno tasse».

Anche lo stock del debito pubblico a un certo punto potrebbe subire un impatto al rialzo. «Ahimè quei 110 miliardi di crediti qualcuno li dovrà pagare», dice. «Con i crediti d’imposta lo Stato ha contratto un debito fiscale ed esso è destinato ad aumentare perché, pur avendo noi interrotto con fermezza il meccanismo, riconosceremo i diritti acquisiti di chi ha già presentato un progetto o una comunicazione asseverata di inizio lavori entro il 25 novembre 2022. Dunque ci sarà altro debito fiscale».

In sostanza, l’idea secondo cui il debito pubblico è al riparo dall’effetto-bonus sembra l’ennesima allucinazione. Si tratta però di capire se le minori entrate future sono già integrate nelle stime. «Mi pare inevitabile che l’impatto ci sia. Nella Nadef avevamo stimato un utilizzo forte dei crediti d’imposta, ma non così forte come poi si è manifestato», dice Giorgetti. Però il ministro sottolinea: «La reazione del mercato e delle autorità europee mi sembra positiva, perché tutti apprezzano che si sia fatta chiarezza e si sia tirata una riga».

Il governo prima ha portato il credito d’imposta dal 110% al 90% dei costi. Poi ha bloccato la cessione generalizzata dei crediti. Quell’ingranaggio, dice Giorgetti, «aveva generato un’illusione: certi cittadini e certe imprese hanno iniziato a dare per scontato che lo Stato avrebbe pagato subito a tutti l’intero costo dei lavori, non a rate in cinque anni. Ma questo non è mai stato un diritto. Abbiamo dovuto riportare un po’ di ordine, mi pare che tante persone abbiano capito».

Un campanello d’allarme sui conti è venuto dal fabbisogno di gennaio e febbraio. Sui due mesi si è registrato un rosso di ben 16 miliardi superiore a un anno fa, perché molti detentori dei crediti d’imposta – banche in primis – hanno iniziato a usarli per non pagare le tasse. Solo le banche versano 16 miliardi l’anno di imposte dirette e anche altri soggetti inizieranno a beneficiare.

Giorgetti ammette che un impatto sul deficit potrà esserci anche quest’anno, perché nel primo mese e mezzo i bonus hanno continuato a scorrere. Ci sono categorie da salvaguardare e alcune imprese sono in crisi di liquidità.

«C’è una discussione aperta col sistema bancario», spiega il ministro. «Le banche dicono che non hanno più spazio fiscale per accettare nuovi crediti d’imposta (dopo averne assorbiti per circa 80 miliardi, ndr). Noi diciamo uno spazio che si potrebbe aprire. Il disastro è stato causato da come è stato concepito il sistema. C’è gente che ha vergogna di averlo usato». Certo, «la famiglia di uno che guadagna 700mila euro l’anno si può detrarre da sola i crediti in cinque anni. Per chi ha un reddito molto basso può essere diverso».

Giorgetti sa che dalla frenata dei bonus rischia di arrivare un impatto sulle costruzioni e dunque sull’economia. Ma indica una via d’uscita: «Molti bandi del Piano di ripresa (Pnrr) per l’edilizia pubblica sono andati deserti, perché le imprese erano impegnate sui progetti privati. Ora potranno riorientarsi sugli appalti pubblici, inclusa la posa della banda larga».

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club